Dopo la riuscita manifestazione del 13 novembre 2015 davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, l’Associazione Orafa Lombarda (aderente a Federpreziosi–Confcommercio) che ospita al suo interno la categoria nazionale degli Orologiai Riparatori, ha raccolto le Dichiarazioni dello stato di disagio economico di laboratori e magazzini di fornitura di orologeria a causa delle restrizioni distributive delle parti di ricambio messe in atto dalle case produttrici. Ben 267 (e si tratta di un numero in continua e costante crescita) tra laboratori e magazzini hanno dichiarato il loro attuale stato di collasso, preludio di prossime, se non imminenti, chiusure. E ciò, è strano a dirsi, in un contesto di forte domanda di lavoro e di assistenza orologiera. Negli ultimi mesi, poi, la morsa dei divieti e delle restrizioni delle case orologiere svizzere si è accentuata ancora di più. L’Europa, invece di stare dalla parte degli artigiani orologiai europei, ha mostrato indifferenza e per ben due volte, nel 2008 e nel 2014, la Commissione Europea ha voltato la faccia dall’altra parte. Tuttora pende un secondo ricorso presso la Corte di Giustizia Europea. La posizione assunta dall’Europa e i tempi troppo lunghi della sua giustizia rischiano di cedere il campo al monopolio di fatto delle grandi multinazionali dell’orologeria svizzera che porta alla definitiva scomparsa dei laboratori orologiai indipendenti. Il ministero dello Sviluppo Economico, il governo italiano rappresentano per gli orologiai italiani l’ultima spiaggia di “resistenza” per non morire.
L’Associazione Orafa Lombarda si appella alla più volte proclamata volontà del nostro governo di salvaguardare il lavoro, e in particolare quello artigiano, per scongiurare la scomparsa di un mestiere storico molto diffuso. La nostra convocazione, insieme con Confcommercio e Confartigianato, presso il ministero dello Sviluppo Economico il 15 marzo 2016 sia il primo passo per una soluzione equa e concertata del problema delle forniture che garantisca presente e futuro agli orologiai italiani. Si uniscono a questo appello le migliaia di orologerie distribuite sul territorio che pure subiscono, direttamente o indirettamente, il danno economico delle mancate assistenze e, ne siamo certi, dei consumatori italiani.