“Porre un limite alla somministrazione di alimenti e bevande, alla vendita di cibo da asporto e al consumo esterno ai locali può andar bene, più complicato mi sembra invece l’idea di mettere dei paletti alle categorie merceologiche, vietare i cibi precotti e imporre l’utilizzo di una quota di prodotti locali, cosiddetti a chilometro zero». E’ il commento a caldo del direttore dell’Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini, al termine dell’incontro di ieri col sindaco di Bergamo Giorgio Gori e Roberto Amaddeo (consigliere con delega a Città Alta). Entrambi hanno presentato alle Associazioni di categoria il piano per tutelare il patrimonio culturale di Città Alta e dei borghi storici con nuove regole al commercio. Una scelta necessaria, secondo Palazzo Frizzoni, per porre un limite al proliferare di attività commerciali destinate ai turisti, che in questi anni hanno via via tolto spazi vitali ai negozi di vicinato e di tradizione, più utili ai residenti.
Il timore espresso dalle Associazioni di categorie, tuttavia, è quello che imponendo troppi vincoli, in assenza di riferimenti normativi mirati, si finisca per favorire una pioggia di ricorsi, come peraltro accaduto a Firenze, dove il regolamento è stato rivisto più volte. Il confronto tra Comune e commerciati su questo terreno è avviato, alla ricerca di una soluzione condivisibile. «Le finalità illustrate dall’Amministrazione comunale – commenta Roberto Ghidotti, presidente del Distretto urbano del commercio – sono condivisibili, dobbiamo però trovare le modalità corrette per trovare un punto d’incontro, considerando anche che i paletti per Città Alta saranno più stringenti di quelli per i borghi. Nel prossimo incontro, alla fine del mese, faremo le nostre controproposte».
Nel corso dell’incontro, Gori ha ribadito che l’obiettivo è quello di tutelare l’integrità del centro storico, che è sempre più turistico, ma essendo anche residenziale deve mantenere le sue funzioni. Di qui la scelta di ispirare la bozza alle regole adottate nel centro storico di Firenze. Tutti d’accordo, invece, sulla necessità di stabilire vincoli per ristrutturazioni, arredi e insegne.