Ennesima tegola nella vicenda Lombardini che, manco a dirlo, cade sulla testa dei lavoratori, dei 52 dipendenti del Gros Market di Dalmine che poco più di due anni fa, insieme ai 128 colleghi dei punti vendita Lombardini in tutta la regione, passarono, tra il 14 e il 25 gennaio 2013, con la formula del contratto di affitto di azienda a GS Spa, canale all’ingrosso del gruppo Carrefour. Il colosso francese della grande distribuzione in questi giorni ha annunciato l’intenzione di recedere dallo stesso contratto, “aprendo una situazione – denuncia Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo – che non lascia presagire positivi orizzonti per i lavoratori”. Nella lettera che annuncia la scelta, GS scrive che “ha esercitato recesso unilaterale dei contratti di affitto e conseguentemente intende retrocedere gli esercizi commerciali a Gros Market. Il trasferimento dei suddetti esercizi commerciali è previsto entro il prossimo 31 marzo”.
Se si concretizzasse il recesso, e non avendo più il Gruppo Lombardini alcuna attività commerciale in essere, la data del prossimo 31 marzo potrebbe far presagire che questi stessi punti vendita potrebbero essere chiusi, e tutti i dipendenti lasciati senza lavoro. “I negozi devono proseguire la loro attività – dice Citerio – . Dalmine deve proseguire la sua attività, anche solo per quello che il Gros Market rappresenta, dal punto di vista sociale e “storico” per la città che lo ospita. E anche e soprattutto per le 52 famiglie che su di esso fanno conto per il proprio sostentamento. Sarà importante, ora, capire il perché di questa scelta gravissima. Abbiamo già contattato l’amministrazione comunale, che ci ha dato ampia disponibilità a trovare una soluzione. Soluzione, però, che in un primo tempo deve ricadere sulla responsabilità di Carrefour e di Lombardini. O i primi recedono dalla loro intenzione, e proseguono l’attività, oppure i vecchi proprietari si dovranno attivare per trovare un nuovo operatore che rilevi la Gros Market, garantendo la continuità occupazionale prevista dall’accordo che Fisascat firmò meno di due anni fa”.