L’introduzione dei buoni pasto elettronici sta creando disagio e preoccupazione tra i pubblici esercizi. Come è noto, dal primo luglio un emendamento alla legge di Stabilità ha introdotto nel settore alcuni cambiamenti, tra cui il passaggio ai ticket elettronici e l’aumento del valore esentasse per questi da 5,29 a 7 euro.
L’adozione dell’e-ticket sta incontrando degli ostacoli: le aziende stentano ad adeguarsi e continuano a emettere buoni cartacei, le società emittenti faticano a dotarle delle card e i pubblici esercizi sono alle prese con i pos. Il risultato è che la maggiore detrazione fiscale e contributiva, che è prevista solo per i buoni elettronici, sta coinvolgendo un numero basso di esercizi. “Siamo monitorando la situazione per capire quante aziende passeranno al buono elettronico, che oggi rappresenta il 15% circa del totale – dice Giorgio Lazzari, responsabile dell’area consulenza generale di Ascom -. Il problema è che la card va letta dai dispositivi pos abilitati, come fosse una carta di credito o un bancomat e al momento non c’è un pos unificato per i diversi buoni, ogni marca di ticket ha il suo. Bar e ristoranti dovrebbero quindi dotarsi di più pos e questo significherebbe notevoli spese tra costi di installazione e canoni di noleggio. Inoltre l’utente non può utilizzare il ticket elettronico in maniera cumulativa, oltre la soglia stabilita e nelle giornate non lavorative”.
“Per i negozianti la card porta con sé anche numerosi vantaggi – spiega Lazzari -. Innanzitutto è più sicura perché garantisce una migliore tracciabilità, evita il rischio di incassare buoni falsi o danneggiati, e quindi non rimborsati dalla azienda emettitrice. In secondo luogo è più comoda perché agevola la fatturazione all’azienda emettitrice: fino ad ora i negozi erano costretti a contare i buoni pasto uno ad uno, a sommarli e poi a spedirli. Con le card elettroniche tutto diventa più veloce perché l’importo è già digitalizzato e registrato e il totale e la trasmissione all’azienda emettitrice vengono fatti in automatico”.
Un altro ragionamento andrà sicuramente fatto sullo sconto sempre maggiore che i committenti, pubblici e privati, pretendono ogni anno sul valore dei buoni pasto immessi sul mercato.
L’ultima gara indetta da Consip per i buoni pasto della pubblica amministrazione è stata aggiudicata con sconti fino al 22% sul valore dell’appalto pari a un miliardo di euro. Di conseguenza i circa 200 milioni “mancanti” rischiano di trasformarsi in un costo per consumatori ed esercenti, in termini di qualità del servizio e di minori incassi.