Brexit, ecco come i britannici stanno vivendo la vigilia del referendum

BrexitManca una settimana al referendum sul Brexit e il panorama appare più incerto che mai. Certo non ci saremmo aspettati, alcuni mesi fa, di arrivare a questo punto, con un testa a testa così serrato e la possibilità, per certi aspetti piena di incognite, di un voto per l’uscita. E’ una settimana cruciale in cui nessuno, nenanche i più disinteressati alla politica, non possono ignorare il fatto che il voto è alle porte ed è il momento di informarsi e decidere. Dopo che l’autorevole Economist si è schierato per lo status quo, il Sun, giornale popolare e letto dalla “classe operaia”, si è schierato dall’altra parte. Nelle prossime ore altre testate, se ancora non l’hanno fatto, prenderanno una posizione. In questo senso le battute finali di una campagna elettorale non sono molto diverse da paese a paese: anche qui i politici appaiono trafelati, iperventilati, e soprattutto ovunque, a tutte le ore in tv, sui giornali, sui siti. Sono sovraesposti, si attaccano continuamente ma ancora non riescono a dare chiarezza su quel che più conta per l’elettorato, ovvero i fatti. Manca una prospettiva chiara perché nessuno conosce con certezza le implicazioni di uno scenario diverso da quello attuale. E le risposte, anche quando arrivano, non sono né giuste né sbagliate. Per esempio con una Brexit le importazioni costerebbero di più e andrebbero a toccare i costi della spesa quotidiana delle famiglie, ma dall’altro lato aiuterebbero le esportazioni.

Se con la Brexit i costi delle case precipitassero sarebbe davvero una calamità? Chiedetelo a chi è giovane e si sente tagliato fuori per sempre dalla possibilità di acquistare casa e scoprirete che si tratta di uno scenario auspicabile. Nella maggior parte dei referendum lo status quo ha la meglio, ma in questo caso è diverso, perché lo status quo non è quello che sta scritto sul documento elettorale. L’Unione europea cambia di giorno in giorno, creando leggi difficili da prevedere. La Brexit ha inoltre significati diversi a livello individuale. Se la Brexit passasse, il nuovo primo ministro potrebbe negoziare l’accesso al mercato europeo e dare in cambio il mantenimento delle legge attuali sulla libera circolazione degli europei in UK. Nessuno sa cosa significa davvero. Nemmeno gli economisti, che fanno previsioni ma, come sappiamo bene, non hanno poteri di preveggenza. Se sapessero prevedere il futuro, il crash finanziario del 2007 non sarebbe avvenuto, o ci avrebbero almeno avvisati. I britannici sono ormai stanchi di sentir parlare di referendum ad ogni ora, ma perlomeno non devono recarsi alle urne come i cugini americani e votare per Hillary Clinton o Donald Trump, due dei candidati meno popolari nella storia delle elezioni americane di sempre.