Benzinai, «siamo al tracollo. L’unica 
via d’uscita è riscrivere le regole» 

Benzinai, «siamo al tracollo. L’unica via d’uscita è riscrivere le regole» 

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È una sorta di resa dei conti quella che presenta Giuseppe Milazzo all’indomani della rielezione al vertice del Gruppo gestori di impianti di carburante dell’Ascom. Titolare di due stazioni di servizio sulla tangenziale Seriate-Zanica, 43 anni, Milazzo è alla guida del sindacato provinciale dal 2007 ed è vicepresidente regionale e consigliere nazionale della Figisc, l’associazione del sistema Confcommercio. «La categoria è al tracollo – chiarisce senza mezzi termini – e solo con un netto cambiamento delle regole del gioco potrà avere un futuro».
Se la sofferenza dei gestori non è una novità (come ricordano le frequenti serrate di protesta degli impianti), lo scenario che si va profilando, secondo il presidente, è di un inesorabile declino fino alla scomparsa di questa compagine imprenditoriale. «I nuovi contratti che le compagnie petrolifere impongono ai gestori sono il nodo della questione – spiega -. Le condizioni sono talmente penalizzati che, semplificando,  possiamo dire che vogliono ridurre il gestore ad un semplice spazzino dell’area di servizio, ad una sorta di dipendente, per di più precario visto che i contratti sono anche di un solo anno, con un bassissimo ritorno economico e con il paradosso di dover investire il proprio denaro per svolgere l’attività. È questo che rappresenta infatti l’associazione in partecipazione, che molti benzinai, anche in Bergamasca, sono stati costretti ad accettare». Dietro la tenuta nel numero delle attività (-0,4% nella nostra provincia negli ultimi quattro anni, +3% nel confronto 2011/12) c’è perciò un profondo mutamento della condizione di lavoro, «la volontà da parte delle società – dice ancora Milazzo – di controllare direttamente la distribuzione, schiacciando letteralmente i gestori».
Grandi possibilità di invertire la rotta non ne vede. «Solo la politica può cambiare le cose – evidenzia – ma non abbiamo riscontri. La nostra federazione ha ribadito anche nei giorni scorsi la richiesta di un incontro al ministero dello Sviluppo economico sulle nuove ipotesi contrattuali, senza esito». E ciò non fa che allungare la lista delle criticità: «I margini sono rimasti quelli di anni fa – evidenzia -, le spese sono aumentate, gli obblighi legislativi sono maggiori e sempre di più onerosi, i prezzi salgono e i consumi calano, le compagnie petrolifere fanno la guerra degli sconti sulle spalle dei gestori e il Governo non ci sta nemmeno ad ascoltare. Se poi vogliamo aggiungerci la contromossa delle banche sulle carte di credito, che hanno sì tolto le commissioni ma introdotto canoni per l’utilizzo del Pos esorbitanti, con buona pace della sicurezza e della tracciabilità delle transazioni, e i pochissimi passi avanti per migliorare la sicurezza degli impianti il quadro è completo. I gestori accettano la situazione perché non hanno alternative. Hanno 45-50 anni e cercano di resistere, partecipano a campagne promozionali penalizzanti pur di mantenere i livelli di erogato e si indebitano. Come si sul dire, “bevono per non affogare”, oggi come oggi credo che nessuna gestione sia in utile».
Trattandosi di problemi dell’intero sistema, poco può fare da sola un’associazione provinciale. Milazzo però un’idea forte la sostiene e non ha mancato di portarla avanti come componente del Consigliere nazionale della Figisc. «È una proposta che ho avuto modo di sottoporre anche al sottosegretario del ministero dell’Economia Gianfranco Polillo nel corso di una trasmissione televisiva su una rete nazionale – ricorda -. Riscrive interamente le regole, ma è a mio avviso l’unica via di salvezza». Il presidente bergamasco appoggia il ritorno al prezzo amministrato dei carburanti, ossia uguale per tutti i distributori, e il riconoscimento ai gestori di una percentuale sulle accise da parte dello Stato. «Si applicherebbe al nostro lavoro la stessa logica che c’è per i tabaccai – chiarisce -. Il mercato dei carburanti in Italia vale 55 miliardi di euro all’anno di cui 33 miliardi finiscono all’erario come imposte. Significa che, prima ancora che per le compagnie petrolifere, i benzinai lavorano come esattori dello Stato. Forniamo un servizio essenziale per la società (tanto è vero che una chiusura degli impianti metterebbe in ginocchio il Paese), perché non riconoscercelo applicando un meccanismo, come appunto un margine in percentuale e non fisso come ora, che ci consenta di sopravvivere?».
Secondo Milazzo il ritorno al prezzo amministrato, sostenuto per altro anche da associazioni di consumatori e forze politiche, non è un passo indietro a scapito della libera concorrenza: «I fatti dimostrano che la libertà dei prezzi non ha portato ad una riduzione, anzi. Con un prezzo unico i consumatori si risparmierebbero la rincorsa all’opportunità del giorno e si sanerebbe anche quella evidente anomalia per la quale i prezzi alla pompa si alzano non appena c’è la notizia dell’aumento del greggio, nonostante servano almeno tre mesi prima che quel prodotto arrivi alla distribuzione, e calano solo di poco e lentamente quando le quotazioni si abbassano». «La differenza tra le insegne – prosegue – si giocherebbe quindi sulle campagne promozionali, sulla qualità del servizio, non su un bene primario come i carburanti, e le associazioni da categoria sarebbero chiamate a trattare con le compagnie su questi aspetti». «Pur essendo condiviso da altre associazioni provinciali – conclude con rammarico – è purtroppo un discorso che la nostra Federazione nazionale non ha ancora scelto di portare avanti con convinzione. Il mio impegno sarà continuare a sostenerlo e ricordare ogni volta il dramma che vive la nostra base».