Naturalmente, è finita all’italiana: cioè in caciara campanilistica. L’affondo del presidente dell’Autorità anticorruzione (“Milano è la nuova capitale morale, Roma non ha gli anticorpi necessari”) ha dato il la ad una stucchevole competizione tra tifoserie che si sono date battaglia a suon di luoghi comuni, del tutto incuranti di approfondire il tema sollevato dal magistrato. In qualche modo è stata colpa anche di Raffaele Cantone, perché fare raffronti del genere è improprio, specie se l’autore rappresenta una istituzione. E ancor di più, suona surreale assegnare la palma di modello di virtù ad una città in cui le inchieste e gli scandali non si sono certo esauriti ai tempi ormai lontani di Mani Pulite (è ancora fresco l’arresto del vicepresidente della Regione Mario Mantovani).
Ciò detto, lasciando che i milanesi smaltiscano l’euforia per il successo (di numeri più che di contenuti) di Expo, è però utile prendere un verso della provocazione cantoniana per qualche riflessione sul caso Roma. Dove da mesi è finito nel tritacarne, delle forze politiche come dei commentatori, il sindaco Ignazio Marino. Anche qui molto italicamente, pare che il primo cittadino sia la sentina di tutti i mali. Decenni di malgoverno e di degrado gli sono stati addebitati con gli interessi. Tutto ciò che non funziona è per sua responsabilità. La città è sporca? Colpa di Marino. La metropolitana va in tilt? Colpa di Marino. Gli autisti degli autobus fanno flanella? Colpa di Marino. I vigili si danno malati in massa? Colpa di Marino.
E’ un crucifige che fa comodo a molti. Di sicuro alle opposizioni di centrodestra che devono far dimenticare i disastri e le vergogne della Giunta Alemanno, ma anche al Partito democratico che vuol evitare che si ricordi come Marino è stato utilizzato come foglia di fico per celare lo stato penoso (come ha denunciato l’ex ministro Fabrizio Barca) del partito e della sua classe dirigente locale. Così come fa comodo ai tanti autorevoli editorialisti che cercano di rifarsi una verginità dopo anni di dolce vita nei salotti gomito a gomito con quelli che hanno sgovernato la Capitale.
E i cittadini? Anche per i romani è un comodissimo alibi scaraventare addosso al sindaco ogni nefandezza. Così non devono rispondere delle loro responsabilità. Quelle di chi si rifiuta di pagare il biglietto dell’autobus o della metro, quelle di chi getta in strada ogni genere di rifiuto, quelle di chi veste i panni del dipendente pubblico e fa l’assenteista. Inutile star qui a stabilire se ci siano o meno gli anticorpi, quel che è certo è che il marcio non sta solo nella testa del pesce ma anche nella coda. Ed è questa la consapevolezza che manca.
Alla fine, seppur con grande fatica, si riuscirà a far saltare Marino (che pure le sue sciocchezze le ha fatte). Ma fino a che non vi sarà una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, a partire dai cittadini romani che devono aumentare il tasso di rispetto delle regole di convivenza civile, sostituire un sindaco con un altro sarà solo l’ennesimo remake del Gattopardo (cambiare tutto per non cambiare nulla).