Ebbene, terrorista
ho paura. Ho avuto paura a Istanbul alcune settimane fa, mentre visitavo le zone turistiche di quella bellissima città, dove mi sono sentita a casa pur non parlandone la lingua, ma dove ora non mi sognerei di ritornarvi, per paura di incontrare alcuni dei tuoi amici, armati di bombe a kalashnikov. Dopo la mia visita avete seminato odio e terrore ben due volte. Hai rovinato per sempre non solo il Bataclan ma tutto quel bel quartiere, che vi ruota intorno, pieno di caffè, brasserie e posti autentici, dove mangiare bene, chiacchierare e respirare un’aria artistica e creativa che tanti ancora sognano di trovare a Parigi. Torno spesso, e non sempre volentieri, a Parigi. Lo faccio per lavoro, ma dopo quella gelida notte di novembre è sceso un velo grigio che nemmeno i colori della settimana della moda possono cambiare. Metropolitane, stazioni. aeroporti. A Londra, a Milano, Roma, Napoli, Parigi, Amsterdam. Mi hai fatto sentire vulnerabile, in tutte le stazioni. Hai rovinato uno dei grandi piaceri della vita. Viaggiare, e qui ci metto anche volare, Vivo in una città che è stata duramente colpita undici anni fa dagli attentati del 7 Luglio. Non si dimentica, o se si dimentica, accade solo per poco. Se attraverso una stazione affollata penso che tu, insieme a qualche tuo amico, potreste fare una strage, colpendo persone che come me che cercano di arrivare a lavoro puntuali, o tornare a casa dalle proprie famiglie. E adesso Nizza. Nella memoria collettiva quell’angolo di paradiso che è la promenade des Anglais, dove il clima è mite tutto l’anno e le palme ti proteggono mentre passeggi. Il mare da una parte e hotel dove la vita scorre dolce dall’altra. Hai trasformato il Negresco in un ospedale da campo, quella passeggiata in un luogo di tragedia e rovinato lo spettacolo dei fuochi d’artificio per più di una generazione. La vita che ho conosciuto per vent’anni non esiste più, e non lo sarà almeno per i prossimi dieci. La vorrei indietro. Era bello doversi preoccupare solo di arrivare in orario in stazione per prendere un treno, di assistere un concerto senza pensare che tutto potrebbe finire da un momento all’altro. Nella speranza che un giorno questo finisca, non posso fare a meno di due cose. Sentirmi afflitta dalla morte delle vittime. Venerdì è stato un giorno difficilissimo, e il pensiero di un weekend vicino non è bastato a rendermi felice. E poi non posso fare a meno di coltivare la mia libertà, il mio desiderio di visitare musei, di vedere film al cinema, di prendere l’aereo per vedere la mia famiglia o scappare verso un luogo caldo. La libertà, insieme al piacere di vivere questa vita europea, occidentale e democratica, mi appartengono più della paura, per quanti attentati tu possa fare.