Comunità energetiche rinnovabili, focus l’11 gennaio in Camera di Commercio

L’incontro organizzato da Briane Srl, Ceress e Hservizi Spa, con anche Ascom tra le associazioni 

La nuova normativa sulle comunità energetiche rinnovabili ha dato nuovo impulso alla crescita della consapevolezza dell’importanza di fare rete, innescando un processo virtuoso per l’ambiente, incentivato dai vantaggi economici, ambientali e sociali derivanti dall’unire le proprie forze per ridurre sprechi ed emissioni, abbattendo i costi energetici e ricavando utili dalla vendita di energia in eccesso. Briane Srl, Ceress-Comunità energetiche rinnovabili e Hservizi Spa, con il patrocinio di Provincia di Bergamo e Ascom Confcommercio Bergamo, Bergamo Smart City & Community e Confindustria Bergamo organizzano una serata informativa aperta ad amministrazioni comunali, imprenditori e cittadini per proporre un modello sostenibile per rispondere ai rincari energetici. L’evento, con partecipazione gratuita, si svolge in Camera di Commercio (Sala Mosaico) in Via Petrarca 10 a Bergamo giovedì 11 gennaio, alle ore 16.30. Intervengono Gianfranco Masper, delegato amministrazione provinciale per le C.E.R., Marco Donadoni, presidente Hservizi Spa, Gianluigi Piccinini, legale rappresentante e direttore tecnico Ceress, Giuseppe Franchini, Università di Bergamo e Lucio Brignoli, amministratore Briane Srl. Si apre poi il dibattito con il confronto e le domande del pubblico, cui segue un light dinner.
Il territorio si è mostrato molto sensibile su queste tematiche, come emerge dagli incontri che si continuano a organizzare nei vari comuni della Bergamasca.  Unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo virtuale e condiviso di energia elettrica da fonti rinnovabili, porta con sè benefici per ambiente e portafoglio, con un taglio in bolletta di almeno il 20%, cui vanno sommati gli incentivi erogati su base ventennale dal Gestore dei Servizi Energetici.

Per iscriversi www.ceress.it/dettaglio-evento/cer-hservizi-aziende/

 

 


2023, si chiude un altro anno difficile per il commercio

Bilancio provvisorio pesante anche per il 2023, con 939 attività che lasciano il mercato, tra cui 88 insegne alimentari 

Le chiusure rilevate dall’Osservatorio Ascom Confcommercio Bergamo al 30 novembre 2023, da inizio anno,  nel terziario orobico sono 939 in Bergamasca e 148 in città. “Considerato che il mese di dicembre pesa molto nelle decisioni di impresa potremmo anche restare al di sotto delle 1.650 , che furono le chiusure registrate nel 2022, anno record negativo per chiusura di attività- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Rispetto allo scorso anno hanno però già chiuso nei primi undici mesi del 2023 ben 88 attività di commercio alimentare di cui 45 negozi di alimentari, 10 fruttivendoli, 14 panifici e 11 macellerie oltre a 8 attività alimentari all’ingrosso. E’ presto per fare il punto sugli andamenti dell’anno appena chiuso ma il timore è forte che la striscia negativa registrata nel post Covid con la chiusura delle attività commerciali al dettaglio possa proseguire. Nei numeri forse riscontreremo livelli meno pesanti di chiusure rispetto allo scorso anno ma preoccupa invece l’impatto delle chiusure sui negozi di genere alimentare, vero presidio di servizio e vicinanza alle persone nei centri storici”.  Per la prima volta si assiste ad una vera e propria revisione della spesa alimentare. ” La contrazione dei consumi alimentari che stiamo registrando è senza precedenti in un comparto che era considerato il più stabile nella spesa dei consumatori- continua Fusini-. La gente mangia di più fuori casa, viaggia e compra molto meno. La spesa si sposta verso l’hard discount per molte famiglie ed il prezzo, con i recenti rincari,  è la leva più importante per arrivare a fine mese”. Un altro vero problema è quello del ricambio generazionale, che interessa anche attività storiche: ” Tra le attività che chiudono c’è anche chi ha raggiunto i limiti d’età e si ritira per godersi il meritato riposo dopo una vita di sacrifici- continua il direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Non c’è ricambio generazionale o subentro di nuovi imprenditori perché non ci sono prospettive di un lavoro sicuro e lungo. Servono grandi fatiche per guadagni risicati”.


Saldi, Ascom stima 145 euro a persona per 116milioni e 800mila euro complessivi

“Mai come quest’anno i saldi hanno un valore fondamentale per la tenuta del sistema del commercio tradizionale”

Con il weekend, dopo l’avvio del 5 gennaio, si è aperto il primo banco di prova per gli acquisti scontati di capi invernali, con grande attesa per la coincidenza del ponte dell’Epifania, che porta anche turisti e visitatori in città e provincia. Le previsioni di spesa di Ascom Confcommercio Bergamo fanno ben sperare, con 145 euro a persona (erano 139 nel 2023) che in media verranno spesi sul nostro territorio. Una cifra in rialzo di 6 euro rispetto ai 139 euro del 2023 (erano 134 nel 2022 e 124 nel 2021), ma che purtroppo non basta nemmeno ad assorbire l’inflazione. Sono oltre 350mila le famiglie che acquisteranno in saldo, con 805.474 bergamaschi dedicati al rito della caccia ai capi scontati, magari già adocchiati in vetrina nei giorni precedenti. La spesa complessiva stimata da Ascom Confcommercio Bergamo è di 116 milioni e 800mila euro. Il 72,5% farà qualche acquisto in saldo in Bergamasca, percentuale superiore a quella nazionale (61,7%), anche per l’importanza degli acquisti di capi della stagione autunno-inverno a queste latitudini. La media di spesa nazionale, rilevata dall’Ufficio Studi Confcommercio, è di 137 euro a persona per un giro d’affari complessivo di 4,8 miliardi di euro e 15,8 milioni di famiglie italiane impegnate nello shopping d’occasione. “Mai come quest’anno i saldi hanno un valore fondamentale per la tenuta del sistema del commercio tradizionale- spiega il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo Oscar Fusini -. Veniamo da una stagione difficile. Anche se non si riusciranno a recuperare i margini persi negli ultimi mesi, la maggioranza dei piccoli imprenditori attende i saldi per sostenere le vendite e per riallestire i negozi con le nuove collezioni moda e fare acquisti per la nuova stagione”.
Come già accaduto con i saldi estivi, a garanzia di chi acquista ci sono le ulteriori tutele del nuovo Codice del consumo, che cambia le norme su sconti, promozioni e liquidazioni. In particolare, l’obbligo di indicare il prezzo praticato nei 30 giorni antecedenti l’avvio degli sconti, con il rischio di sanzioni fino a 3098 euro.
Sui saldi invernali in arrivo restano però anche delle zone d’ombra. Sono quelle denunciate da Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento, calzature e articoli sportivi Ascom Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale Federmoda, che punta il dito contro la pratica dei pre-saldi e con gli sconti tutto l’anno: “Una consuetudine purtroppo consolidata, che è bene ricordare quanto sia completamente fuori norma, che il nuove codice del consumo va a regolamentare a tutela dei consumatori. Sconti e saldi non andrebbero mai anticipati. Questi, in aggiunta al Black friday (che per alcuni esercenti dura non due giorni, ma settimane), contribuiscono a creare una gran confusione nei consumatori e un’importante disparità tra i commercianti che li applicano e i commercianti che non li applicano perchè non sostenibili. I saldi devono essere visti come un elemento per rilanciare i consumi, ma devono essere saldi veri e di fine stagione, senza continue promozioni e pratiche illecite e scorrette. Il commercio può anche resistere, soprattutto ora che abbiamo assorbito tanti costi per non riversarli sui consumatori, senza svendersi per mantenere i giusti margini tutto l’anno”.

 

PER IL CORRETTO ACQUISTO DEGLI ARTICOLI IN SALDO, FEDERAZIONE MODA ITALIA E CONFCOMMERCIO RICORDANO ALCUNI PRINCIPI DI BASE:

 

  1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, Codice del Consumo). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
  2. Prova dei capi: non c’è obbligo. È rimesso alla discrezionalità del negoziante.
  3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante e vanno favoriti i pagamenti cashless.
  4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo.
  5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.