Una gaffe dietro l’altra, quanta ignoranza tra i politici

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La galleria ferroviaria de Gottardo
La galleria ferroviaria del Gottardo realizzata dagli svizzeri. Per Renzi è invece made in Italy

Sapete, quando si scrive o si parla in pubblico, può sempre capitare di commettere qualche errorino: io, per esempio, una volta confusi Guglielmo Giannini, quello dell’ “Uomo Qualunque”, con Alberto Giannini, quello del “Becco Giallo”. Mal me ne incolse, perché l’illustre correlatore mi fece fare una figuraccia penosa, che ancora oggi rammento con imbarazzo ed un senso fastidiosissimo di disagio irrisolto. Fu un disagio salutare, giacchè, da quel giorno funesto, prima di dire una cosa, ci penso dodici volte e mi documento più che posso: la topica resta sempre dietro l’angolo, ma, perlomeno, è un rischio più remoto. Invece, mercè forse la schiera di leccaculi, che fa sì con la testa a qualunque bestialità il capo estruda, oppure per quel senso di investitura divina che, dalle nostre parti, è solito alonare chi occupi un posto di qualche rilevanza, il comandina di turno non è mai neppure sfiorato dall’ idea che si possano berciare scempiaggini, anche se si è potenti e riveriti.

Fatto sta che costoro, con una frequenza che si sta facendo significativa, esprimono concetti ed esternazioni di un’asinità allarmante: il che, lasciatemelo dire, non è mica tanto un bel segnale. Io rammento la sparacchiata ciclotronica della Gelmini, che, evidentemente frastornata dalla velocità siderale con cui la sua auto blu la riporta a casina bella, immaginò un tunnel che portava da Ginevra al Gran Sasso. Allora, tutta l’Italia rise della maestrineggiante Gelmini: sarà che era berlusconiana, sarà che aveva un bell’accento bresciano, da fare innamorare i sassi, la cosa venne stigmatizzata e ridicolizzata secondo merito. Poi, però, questo genere di idiozie, vuoi per l’aumentata frequenza, vuoi per la mutata tendenza politica degli esternatori, ha cominciato a passare sempre più sotto silenzio. La ministra Giannini (l’ennesimo Giannini, maledizione!) ha confuso serenamente il caccia F35 con un modello di missile, e si è sentita solo qualche risatina, tra gli addetti ai lavori: ed era il ministro della Difesa, non della salumeria. Però, magari, la maggioranza degli Italiani, dopo decenni di pacifismo demente e di ignoranza scolastica, non era tenuta a riconoscere l’entità della cantonata.

Che dire, tuttavia, di questi giorni grami, in cui il presidente del Consiglio e la presidente della Camera, in meravigliosa congiunzione astrale, sono riusciti a dirne due che, davvero, fanno tremare i pilastri? Il primo, in un empito di entusiasmo, si deve essere detto: massì, balla più balla meno, spariamola grossa, che, tanto, chi vuoi che se ne accorga, in mezzo a tante balle? Così, serenamente, ha raccontato al Paese che il tunnel del San Gottardo, la galleria ferroviaria per alta velocità più lunga del mondo, capolavoro di efficienza e di ingegneria elvetica, 57 chilometri di svizzeraggine allo stato puro, in realtà l’abbiamo fatto noi. Che, a un dipresso, sarebbe come dire che abbiamo fatto noi la Tour Eiffel, il Muro di Berlino e le Piramidi, tutto assieme. Avete sentito qualcuno dare del pirla all’estensore di sì formidabile sparata? Macchè: nemmeno un plissé. Molto ben detto eccellenza, congratulazioni eccellenza, bravissimo davvero eccellenza. Pensate che delusione, quando uno dei sessanta milioni di appecorati si dirigerà pieno d’orgoglio verso il centro d’Europa, convinto di usufruire dell’altissima tecnologia italica, e a Chiasso si troverà i doganieri svizzeri! Dunque, a Renzi tre in geografia e due in onestà ideologica.

Ma che dire della presidentessa Boldrini, che, due giorni fa, l’ha sparata altrettanto grossa, passando dalla geografia alla storia? Certo, io capisco che, per assecondare l’uzzolo personale nei confronti dell’immigrazione, cui la gentile signora pare tenere più che alla propria nomea culturale, ogni arma sia buona: tuttavia sostenere, senza mettersi a ridere, che il vallo di Adriano, costruito nel II secolo dopo Cristo dall’omonimo imperatore, abbia impedito ai Romani di amalgamarsi felicemente coi loro dirimpettai, è davvero imbarazzante. Perché quello era il Limes: dall’altra parte c’erano i cazzutissimi predoni Pitti, mica i bambini siriani cogli occhioni sgranati. Così va il mondo. D’altra parte, anche noi, in fondo, abbiamo un’assessora alla Cultura che è convinta, al punto da scriverlo, che la prima guerra mondiale sia iniziata il 23 agosto. E nessuno si sogna di farle notare che è una castroneria colossale: specialmente, guardacaso, i superesperti che ha messo nel comitato per il centenario della Grande Guerra. Gli antichi progenitori, privi del fondamentale apporto culturale delle genti caledonie, avrebbero commentato: asinus asinum fricat.