Lo scorso febbraio, con la pubblicazione dei dati del periodo gennaio-settembre 2016, si era parlato in termini positivi di una sostanziale tenuta del turismo bergamasco dopo il “balzo in avanti” del 2015 grazie a Expo. Oggi, con alla mano i numeri dell’intero anno 2016, si può parlare di un ulteriore incremento dei flussi turistici e di un vero e proprio boom di presenze straniere, che costituiscono il vero traino del settore. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio turistico del settore Welfare, Turismo e Cultura della Provincia di Bergamo; anche in questo caso la forte collaborazione degli operatori intervistati ha consentito di ottenere dati affidabili seppur provvisori in attesa del consolidamento da parte di Istat.
Con 2.065.670 di presenze nel 2016, si può tranquillamente sostenere che una buona fetta dell’economia bergamasca sia ormai rappresentata proprio dal turismo. Ma se la variazione percentuale rispetto al 2015 di per sé indica semplicemente un ulteriore piccolo aumento (dello 0,2%), il dato significativo si ottiene scomponendo i turisti italiani e gli stranieri: i primi sono scesi del 3,8%, i secondi sono aumentati del 6,6%. In sostanza la progressiva internazionalizzazione turistica è un fenomeno che già da diversi anni caratterizza la città di Bergamo (nel 2016 le presenze straniere sono arrivate a rappresentare i due terzi del totale, circa 377 mila su quasi 564mila), ma che nel giro di pochi anni sta “contagiando” l’intera provincia: nell’ultimo decennio le presenze di turisti stranieri sono aumentate dell’80,3%, passando da 471.353 del 2006 a 849.941 nel 2016, mentre quelle degli italiani hanno subito andamenti irregolari. L’incidenza del turismo nostrano si è progressivamente contratta fino ad arrivare a toccare nel 2016 il 58.8%.
Tra i Paesi di provenienza dei turisti stranieri nel 2016, la Germania si conferma la comunità più cospicua (13,2%), seguita dalla Spagna, dalla Francia, dal Regno Unito, dalla Svezia, dalla Polonia ecc. Infine un ulteriore dato significativo è la brevità della permanenza media la quale si attesta nel settore alberghiero attorno a 1,8 giorni mentre nell’extralberghiero a 2,4 (nel 2006 era del 4,9). Ciò evidenzia la caratteristica di un turismo nella Bergamasca “mordi e fuggi”, legato ai week end e alle coincidenze dei voli aerei. Per il presidente della Provincia, Matteo Rossi “la Bergamasca sta sempre più assumendo un respiro internazionale, e se questo risulta essere un dato ormai consolidato, la sfida oggi diventa quella di lavorare per aumentare il periodo di permanenza sul nostro territorio. È un obiettivo che va assunto a tutto tondo, lavorando sull’accessibilità, sulle infrastrutture, sulla qualità dell’offerta e sulla capacità di fare rete tra pubblico e privato nelle diverse zone della nostra provincia”.