Il vino si compra al supermercato, ma su bottiglioni e brik vincono le denominazioni

vino supermercatoGli italiani comprano il vino soprattutto nei supermercati: nel 2016 hanno acquistato sugli scaffali 500 milioni di litri, spendendo 1 miliardo e mezzo di euro. E il 60% di questi acquisti è rappresentato dai vini con riferimento territoriale (Docg, Doc, Igt), il comparto che cresce di più: + 2,7% nel 2016 e + 4,9% nel primo bimestre 2017 (a volume). Si ricercano sempre più la qualità ed i legami col territorio. Cantine e insegne della Grande distribuzione sono pronte a migliorare la collaborazione per soddisfare questa domanda dei consumatori.

È quanto emerso oggi a Vinitaly nel corso della 13° tavola rotonda organizzata da Veronafiere sul tema del vino nella Grande distribuzione in cui sono state presentate la ricerca dell’istituto IRI e una relazione su Brexit e Vino di Alex Canneti, direttore delle vendite off-trade della Berkmann Wine Cellars di Londra.

La ricerca dell’IRI ha delineato i cambiamenti in atto nelle abitudini dei consumatori. Diminuiscono gli acquisti dei bottiglioni da un litro e mezzo, dei vini sfusi, delle damigiane, e dei brik, mentre la bottiglia da 75 cl è sempre più regina del mercato. I vini fermi sono più richiesti dei vini frizzanti, che probabilmente risentono del boom degli spumanti (+7% nel 2016). Crescono rapidamente anche i vini biologici, una proposta ancora di nicchia nella Grande distribuzione. Cambiamenti influenzati anche dal graduale ricambio generazionale e dal rinnovato interesse dei giovani per il vino. Gli studi IRI sul comportamento dei consumatori nella Grande distribuzione evidenziano che l’86% di essi è propenso a sperimentare nuovi prodotti, si informa sulle novità a scaffale, spesso sui siti web di settore (il 33%).

«Siamo sulla strada giusta, auspicata da tempo – ha detto Cesare Cecchi, consigliere di Federvini (Chianti Cecchi), nel suo intervento in tavola rotonda -. Non dobbiamo assolutamente tradire questa qualità che viene cercata dal consumatore, sarebbe un errore imperdonabile. Le cantine devono continuare a ricercare la qualità del prodotto, senza accettare scorciatoie, e i distributori devono incoraggiare la produzione a proseguire su questa strada».

Un rapporto, quello tra produttori e distributori, che è molto migliorato negli ultimi anni, ma è possibile fare di più, come ha ricordato Gabriele Nicotra, direttore Acquisti Unes Supermercati (Gruppo Finiper): «Persiste da parte di alcune cantine importanti una diffidenza verso la Grande Distribuzione, che evitano una relazione diretta con le insegne distributive pur sapendo che a volte il loro prodotto ci arriva tramite canali non ufficiali. Questo è un peccato, soprattutto per il consumatore che ormai cerca anche i prodotti di pregio sugli scaffali dei supermercati».

Tuttavia l’asse portante della collaborazione tra cantine e insegne distributive è rappresentato dalle imprese medie piuttosto che dalle grandi case vinicole, secondo Eugenio Gamboni, direttore commerciale del Gruppo Vegè: «Un asse da consolidare, composto prevalentemente da piccole e medie imprese, legate da conduzioni famigliari, a volte provenienti da generazioni, con le quali si discute e ci si confronta liberamente, distanti dal mondo molto più complesso della grande industria e delle multinazionali».

Si è dichiarato ottimista il consigliere dell’Unione Italiana Vini, Emilio Pedron (Bertani Domains): «Negli anni di grande crescita, la proposta d’acquisto nella GDO è stata più facile e legata molto alla convenienza. Oggi anche il vino nel canale moderno si può definire un prodotto maturo e l’acquisto del vino nella GDO è lo specchio fedele del mutamento dei consumatori e dei loro stili di acquisto».

Tra le cantine espositrici a Vinitaly, intanto, è affiorata la preoccupazione sulla incertezza sui mercati britannico e statunitense, un tema affrontato da Alex Canneti della Berkmann Wine Cellars di Londra: «La Brexit è una sfida per le vendite dei vini italiani poiché l’Australia, il Sud Africa e la Nuova Zelanda saranno i primi Paesi a istituire trattati bilaterali con il Regno Unito. L’unica soluzione a questa minaccia è consentire al Regno Unito un periodo di 10 anni per condividere gli stessi oneri doganali dell’Unione e negoziare un trattato di libero commercio. Quindi tutto dipenderà da come evolverà il negoziato post Brexit tra UK e UE».

«Ma le potenzialità per l’export di vino italiano nella Grande distribuzione britannica (le insegne Majestic and Waitrose in primis) sono grandi – ha aggiunto Canneti – non solo per le bollicine, ma anche per il vino rosso. Pensiamo al Cannonau, al Passimento/Amarone, al Chianti Classico, al Veneto Classico e ai morbidi e succosi vini siciliani e pugliesi. Buone anche le prospettive dei nuovi bianchi di tendenza, come il Fiano, il Vermentino, il Pecorino e il Grillo. E non dimentichiamo il successo che si registra da anni delle “fantasy label”.

 


Negozi alimentari, consumi in lieve ripresa. «Ma i margini diminuiscono»

Nella seconda metà del 2016 il clima di fiducia delle imprese del commercio al dettaglio alimentare è rimasto stabile, anche se la tendenza è al miglioramento.

È quanto risulta dai dati del quinto Osservatorio congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio dell’alimentazione, ricerca realizzata da Fida – Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione, in collaborazione con Format Research e presentati a Roma nella sede di Confcommercio.

Dallo studio emerge anche che il livello dei ricavi resta stabile. I prezzi, invece, nei primi mesi del 2017 risultano in forte rialzo rispetto al 2016. Invariata la capacità delle imprese del settore di far fronte al proprio fabbisogno finanziario e, sul fronte credito, solo il 38% si è visto accordare il fido o finanziamento che aveva richiesto.

Resta una parte di imprenditori (il 56%) che si dice preoccupata per il futuro del Paese, con una pressione fiscale che non diminuisce. Tanto che il numero delle imprese che ha avuto problemi nel pagare le tasse è aumentato (1,8% rispetto a sei mesi fa), mentre il 35,4% è riuscito a pagarle con molta difficoltà: si tratta in prevalenza di piccole imprese attive nel Mezzogiorno e Nord Ovest.

Un focus sul commercio elettronico mostra, infine, come anche il dettaglio alimentare si stia muovendo in questo ambito. Le imprese che dispongono di un sito web sono quattro su dieci: una su dieci per attività di commercio elettronico, le altre tre solo per vetrina. Una impresa del commercio al dettaglio alimentare su quattro, poi, utilizza i social network.

«I dettaglianti alimentari – spiega Donatella Prampolini, presidente Fida – stanno facendo di tutto per utilizzare le giuste leve che consentano loro di rimanere sul mercato, puntando su innovazione e attenzione al consumatore. Permangono però, anche a fronte di una lieve ripresa dei consumi, problematiche legate al peso del fisco e alla stretta sul credito. Problemi resi ancora più pesanti dal fatto che la marginalità continua a diminuire, anche per effetto dell’aumento dei prezzi all’ingrosso, non riversati completamente sui consumatori per evitare una nuova stagnazione». «Ribadiamo nuovamente – conclude Prampolini – la necessità di lavorare sulla fiscalità generale, scongiurando definitivamente il rischio di un aumento dell’Iva che porterebbe a un effetto domino sui consumi».


Giro d’Italia, in gara le vetrine dell’altipiano di Clusone

Bergamo e il suo territorio si preparano a ospitare il Giro d’Italia del Centenario. Dal 21 al 23 maggio, infatti, la Corsa Rosa farà tappa in terra orobica con due frazioni che promettono grande spettacolo: domenica 21 maggio la 15esima tappa Valdengo-Bergamo riproporrà gli ultimi 40 chilometri dell’ultima edizione del Giro di Lombardia con l’arrivo sul Sentierone. Dopo il giorno di riposo si ripartirà, martedì 23 maggio, da Rovetta verso Bormio con il più classico dei tapponi di montagna con il passaggio su Mortirolo e Stelvio.

A testimonianza della proverbiale sintonia dei bergamaschi nei confronti del Giro, crescono le iniziative collaterali che coinvolgono direttamente i cittadini e tra queste c’è anche il concorso Vetrine Rosa, lanciato da Promoeventi Sport, l’associazione responsabile del Comitato Tappa delle due frazioni in terra orobica, con la collaborazione dei Comuni coinvolti dal passaggio della corsa.

Per festeggiare l’arrivo della carovana rosa, i commercianti sono chiamati ad allestire le vetrine dei propri negozi con il tema del Giro d’Italia, della bicicletta e del ciclismo in generale o semplicemente con il colore simbolo della manifestazione: il rosa.

Le vie e le piazze dei comuni dell’altopiano di Clusone si potranno, così, trasformare in un suggestivo ensemble di botteghe, insegne e cartelli colorati di rosa.

Per partecipare al concorso, è sufficiente comunicare la propria iscrizione entro il 7 maggio a Promoserio (via Europa,111/c 24028 – Ponte Nossa – tel. 035 704063 – e-mail: amministrazione@valseriana.eu)

Un’apposita Giuria, composta dai responsabili del Comitato Tappa e dai rappresentanti delle Amministrazioni Comunali, sceglierà tre vetrine meritevoli che verranno premiate la sera del 22 maggio in occasione della Notte Rosa a Clusone e riceveranno una ricca confezione di prodotti tipici locali e il ricordo ufficiale delle Tappe bergamasche del Giro 2017.

Le vetrine dovranno essere “colorate” a partire dal prossimo 16 aprile e rimanere allestite fino al giorno della Tappa.


Bergamo Jazz, premiate le vetrine più belle

La febbre di Bergamo Jazz Festival 2017 ha contagiato anche i negozi. Sono infatti oltre 100 le attività commerciali che hanno partecipato al concorso “Jazz in vetrina” promosso dall’Ascom in collaborazione con Bergamo Jazz, per creare un colorato e creativo fil rouge cittadino con il grande ed attesissimo evento musicale.

Oggi alle 17 nella sala Riccardi del teatro Donizetti sono stati premiati i cinque vincitori. Si tratta del bar pasticceria Sant’Anna, del negozio di design e arredamenti in legno Oxtam e di Baloons & Bonbons, specializzato palloncini e caramelle di ogni forma, tutti in Borgo Palazzo, della boutique Laura Natali in via Monte Grappa e dell’hotel Best Western Cappello d’Oro in viale Papa Giovanni.

Il risultato finale ha tenuto conto del numero di “like” ottenuti dalle fotografie delle vetrine pubblicate sui profili Facebook e Instagram di Bergamo Jazz e delle valutazioni di una giuria formata dagli organizzatori. La grande partecipazione e la qualità degli allestimenti ha portato i giudici ad assegnare anche cinque menzioni speciali, per premiare impegno e originalità. Anche in questo caso via Borgo Palazzo si distingue, con tre citazioni di merito: al ristorante pizzeria Marechiaro, a Marina Aber abbigliamento e al restauratore Scaccabarozzi. Le altre due segnalazioni sono per la Galleria d’arte San Tomaso, in via San Tomaso, e la Casa della Renna, in via Tasso.

Gli organizzatori hanno fornito ai partecipanti locandina, depliant, t-shirt, shopper e una foto storica di Bergamo Jazz. Ciascuno poteva poi creare la propria vetrina a tema secondo la propria interpretazione e fantasia. Ad accettare la sfida le più diverse attività commerciali, dalla gioielleria all’albergo, dal negozio di borse all’ottica, dal fornaio ai negozi di alimentari, dall’abbigliamento alla galleria d’arte, dal tabaccaio alla pasticceria, dal parrucchiere al bar. Qualche partecipazione (fuori concorso) è arrivata anche dalla provincia. Ugualmente varie le realizzazioni, come il suonatore di jazz interamente realizzato con palloncini, le grafiche originali, i dolci in forma di tastiera e poi tante note, strumenti, spartiti, vinili.

«È stato un evento davvero molto partecipato – afferma con soddisfazione Giorgio Lazzari, responsabile delle relazioni esterne dell’Ascom -. Le oltre cento adesioni sono andate persino oltre le nostre aspettative, ma soprattutto si è trattato di allestimenti di qualità, creativi e differenti. Con le loro realizzazioni i commercianti hanno dimostrato di credere nell’iniziativa ed hanno messo in campo tempo, impegno, idee e gusto».

Una risposta significativa, che fa pensare a delle repliche in occasione di altri appuntamenti cittadini. «Questa è stata la prima collaborazione con Bergamo Jazz e potrà essere sviluppata in futuro – prosegue Lazzari -. Si potranno anche avviare altre partnership. Bergamo è una città viva, ricca di eventi, accompagnarli tutti non si può, ma quelli di maggiore richiamo sicuramente sì. Per le attività commerciali allestire vetrine a tema è interessante perché consente di attirare l’attenzione dei clienti e al tempo stesso di partecipare alla vita culturale della città».

Le premiazioni si tengono nella sala Riccardi del Teatro Donizetti. I vincitori riceveranno due biglietti per il concerto di giovedì 23 marzo al Teatro Socialee una targa a ricordo dell’iniziativa offerta da Ascom Confcommercio Bergamo.

Le vetrine resteranno allestite fino a domenica 26 marzo. Quando si concluderà anche il Festival, che, per il secondo anno sotto la direzione di Dave Douglas, ha preso il via il 19 marzo e propone un programma ricco di concerti, eventi, incontri anche all’interno dei locali cittadini.

>>Il programma di Bergamo Jazz Festival


Stop ai voucher lavoro, per commercio e turismo «un epilogo paradossale»

voucher lavoro

Voucher addio. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che abroga le norme sui buoni lavoro e sugli appalti oggetto dei referendum convocati per il prossimo 28 maggio e promossi dalla Cgil, che quindi saltano. Il testo ricalca quello approvato dalla Commissione Lavoro della Camera che prevede lo stop immediato dell’acquisto dei buoni, mentre i voucher già acquistati potranno essere usati (o rimborsati) fino al 31 dicembre.

Immediate le reazioni delle categorie imprenditoriali. «I voucher erano l’unico strumento legale, tracciabile, soggetto a copertura Inps e Inail e idoneo a coprire prestazioni saltuarie e occasionali anche nelle imprese – è il commento della Confcommercio -. La scelta della loro cancellazione, che sembra legata più alla volontà di evitare il referendum che ad una valutazione di merito, crea un vuoto, non tenendo conto che quelle prestazioni sono comunque presenti nelle imprese». Secondo la Confederazione la vicenda è giunta «a un epilogo ancor più paradossale, se si considera che nei settori rappresentati da Confcommercio, in particolare nel turismo e nella ristorazione, dove peraltro l’occupazione stabile è cresciuta, i voucher erano uno strumento molto apprezzato soprattutto perché consentivano di operare legalmente e con semplicità». «Si è scelta la strada della cancellazione – prosegue l’associazione – senza che ci siano strumenti alternativi e senza preoccuparsi del vuoto che si crea perché con l’eliminazione dei voucher non possono essere coperte quelle attività occasionali comunque presenti nelle imprese».

Fipe, attraverso le parole del presidente Lino Stoppani, ha ribadito «la totale contrarietà ad una riforma guidata non dal proposito di migliorare questo strumento quanto da principi puramente ideologici e demagogici». «Dietro tali provvedimenti – ha detto – c’è molta strumentalizzazione alla luce di una campagna elettorale di fatto già iniziata, che non tiene conto degli effetti che questa decisione potrebbe avere sulle imprese e sul mercato del lavoro. Riteniamo pertanto che a questo punto affidarsi al referendum sia una scelta migliore rispetto ad una legge concepita frettolosamente e che non tiene conto delle esigenze delle imprese e dei cittadini».

Dello stesso parere sono anche Federalberghi e Fida. Secondo la federazione albergatori: «Sarebbe meglio affidarsi alla volontà popolare. Regolamentare il lavoro accessorio è utile e doveroso per prevenire gli abusi ma, da quel che si apprende, ciò che emerge è una disciplina ingiustamente punitiva e discriminatoria che rischia di consegnare all’economia sommersa la maggior parte delle prestazioni lavorative che oggi sono rese attraverso i buoni lavoro».

Donatella Prampolini Manzini presidente della Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione di Confcommercio-Imprese per l’Italia e vicepresidente Confcommercio afferma che «i dati Inps provano senza alcun dubbio che i voucher non sono utilizzati come sostitutivi di un contratto di lavoro. Le modifiche ai voucher che si sentono in questi giorni non ci trovano assolutamente d’accordo. Tant’è che piuttosto di una modifica fatta in questa maniera, assolutamente demagogica, preferiamo la consultazione referendaria: siamo certi che gli italiani partorirebbero una soluzione meno catastrofica di quella proposta».

«Il provvedimento che porta alla cancellazione dei voucher è assolutamente sbagliato perché rischia di veder gettate al vento le basi di un metodo costruito per tamponare temporaneamente le esigenze del dettaglio moda soprattutto durante picchi di lavoro come, ad esempio, sotto Natale, in occasione delle manifestazioni fieristiche e dei campionari, dei saldi o in caso di temporanea malattia dei dipendenti», evidenzia Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia. «Critichiamo fortemente la scelta dell’abrogazione dei voucher anche perché potrebbe addirittura portare all’incremento del lavoro nero. Inoltre, non riusciamo proprio a comprendere il rumore di uno strumento che rappresenta solamente meno dello 0,4% del monte ore lavorato complessivamente in Italia».


Elettrodomestici, al timone resta Zucchinali. «Regole su sottocosto e online per non far scomparire i negozi»

È nel segno della continuità il rinnovo delle cariche del Gruppo rivenditori di elettrodomestici e materiale elettrico dell’Ascom di Bergamo, che per il quinquennio 2017-21 ha confermato il presidente Armando Zucchinali e l’intero direttivo uscente, composto dal vicepresidente Mario Campana (Bergamo) e dai consiglieri Giancarlo Busi (Brembilla) e Antonio Campana (Bergamo).

Zucchinali vanta una lunga esperienza imprenditoriale e sindacale. Titolare dal 1971 della Korel di Bergamo, fondatore e presidente della General Service di Agrate, piattaforma di rivenditori che fa parte del gruppo Expert, è alla guida del Gruppo provinciale da vent’anni. È stato inoltre presidente nazionale di categoria in Ancra Confcommercio ed ha fatto parte del Consiglio direttivo dell’Ascom.

Conosce nel dettaglio la geografia del settore ed i numeri in costante diminuzione non lo stupiscono. Nell’ultimo anno (dati al 31 dicembre) le attività sono calate in tutta la provincia di Bergamo del 5,3%, passando da 320 a 303. La città ha perso il 4,8% (da 82 a 78). Nell’arco di cinque anni, invece, i negozi sono scesi dell’11,4% (nel 2012 erano in totale 342) e del 13,3% a Bergamo (erano 90). «Le chiusure sono all’ordine del giorno – commenta Zucchinali – e non si tratta solo di piccole realtà, ma anche di medie e grandi strutture con insegne conosciute. In un anno o poco più la Bergamasca ha detto addio a circa 10mila metri quadrati di superfici destinate alla vendita di elettrodomestici».

La causa principale è da rintracciare nel sottocosto, modalità promozionale ormai diventata una prassi per catturare clienti. «In questo modo la marginalità si annulla – rileva Zucchinali – ed è impossibile competere sui prezzi. Per contro crescono i costi di gestione, su tutti quello per il personale, e così i negozi tradizionali fanno sempre più fatica a resistere: non c’è più continuità aziendale ed i giovani non aprono più».

Se in passato i maxi sconti riguardavano prevalentemente tv, informatica e fotografia, il cosiddetto “bruno”, «ora anche il “bianco”, ossia lavatrici, frigoriferi, congelatori etc. – evidenzia il presidente – sta subendo un attacco fortissimo, riducendo ulteriormente il nostro campo d’azione. Quanto ai piccoli elettrodomestici, sono ormai prodotti banalizzati, che si comprano al supermercato o al mercato e quando si rompono si buttano».

Ulteriore “follia” del mercato, secondo Zucchinali, sono le offerte che abbinano al primo acquisto un secondo articolo in regalo, «così si annullano le vendite per dieci anni non di uno ma di due prodotti». E poi c’è la crescita dell’on line «che rappresenta ormai più del 20% delle vendite». «È un mondo in cui ognuno fa quello che vuole – dice dell’e-commerce – con prezzi che non trovano giustificazione se non nell’eventuale premio finale da parte dell’industria».

Le carte da giocare per i rivenditori tradizionali non sono molte. «I giovani ormai fanno tutto da sé, su Internet o cercando tra le offerte dei volantini. I negozi riescono ancora a far pesare, anche se relativamente – afferma Zucchinali -, servizi come la consegna, l’installazione e il ritiro dell’usato, mentre ha più possibilità chi effettua riparazioni e piccoli impianti, sconfinando verso l’attività artigianale». «Un cambio di rotta non si intravede a meno che venga introdotta una legislazione ferrea sulle vendite sottocosto e un controllo delle vendite on line. Diversamente la desertificazione proseguirà», conclude.


Ponte San Pietro, rinasce l’associazione commercianti. «Già pronte due iniziative»

 

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Ponte San Pietro ha di nuovo un’associazione commercianti. Dopo due anni di pausa, i negozianti della cittadina hanno deciso riprendere in mano le redini del sodalizio e hanno creato una nuova associazione per fare rete e rivitalizzare il commercio cittadino. Si chiama “Noi commercianti di Ponte” e raccoglie una parte della “vecchia” guardia e volti nuovi. Tra le conferme ci sono la presidente Mara Consonni e la vice Carmen Paganelli (che hanno ricoperto lo stesso incarico in passato) e Francesco Menghini, Livio Ravasio, Mirella Lasa. A loro si aggiungono Massimo Seguini, Maria Giovanna Rota, Lidia Maver, Maurizio Pirovano (segretario) e Sabina Ballerini (tesoriere).

Consonni, 45 anni titolare del Lavasecco Ecologico, era già stata presidente dei commercianti fino al 2013, dopo essere stata consigliere per diversi anni. Così spiega la nascita del nuovo sodalizio: «Abbiamo visto la necessità di metterci in campo perché c’è stata latitanza di attività da parte dei commercianti, anche se l’Amministrazione si è data da fare. Serviva più collaborazione da parte dei commercianti. Gli stessi tempi richiedono coordinazione, almeno negli intenti. Tutti devono remare dalla stessa parte, per lo stesso fine, migliorare la vita del paese».

La riflessione è stata lunga perché si voleva partire con le premesse migliori e serviva tempo per conoscersi come gruppo. «Abbiamo avuto la guida di Roberto Ghidotti, dell’Ascom che ci ha aiutati a superare qualche difficoltà e poi, visto che il gruppo c’era, è arrivato il momento giusto per costituirci».

commercianti ponte san pietroLa neonata associazione mette in campo il bagaglio di esperienze accumulate nel corso del passato ma intende girare pagina e inaugurare qualcosa di nuovo, grazie anche alle nuove leve. La prima iniziativa sarà il 30 aprile e il 1° maggio con “Ponte in fiore. Vestire il paese di fiori per far rifiorire Ponte”, due giorni di proposte che porteranno nelle vie e nelle piazze di Ponte San Pietro i fioristi del paese (sono 6/7) ma anche tutti gli altri commercianti associati che crescono di giorno in giorno: «Siamo partiti in 30 e in una sola settimana siamo diventati 40, è un bel segno soprattutto perché il gruppo raccoglie una varietà di attività e di età ed è un buon presupposto per avere un ampio confronto», dice Consonni.

Un’altra iniziativa in programma è la notte dei saldi, il primo luglio, con un format nuovo, più mirato alle offerte commerciali.

La neonata associazione nasce con il tifo dell’Amministrazione: «C’è la volontà di crescere insieme ed è fondamentale – asserisce la neopresidente dei commercianti – senza non potremmo lavorare sul territorio».

Tra le questioni più pressanti sul tavolo c’è la moria dei negozi che ha colpito in particolare il cuore della cittadina, compromettendo anche l’immagine della passeggiata. Le attività in tutto sul territorio di Ponte San Pietro, compresi Briolo e Levate sono circa 200, tra negozi, realtà artigiane e attività di servizi, di cui 70 nel centro storico. Ad oggi le vetrine chiuse sono circa 15, di queste 3/4 hanno abbassato la serranda nell’ultimo anno.


Grossisti vino e bevande, confermato Giampietro Rota. «Semplificazione della burocrazia e accesso al credito le priorità»

Il Gruppo Grossisti Vino e Bevande dell’Ascom ha confermato Giampietro Rota alla presidenza, ruolo che ricopre dal 2013. Presidente della “4R” di Torre de’ Roveri che gestisce insieme ai fratelli, 54 anni, sposato e con due figli, Rota guiderà il Gruppo fino al 2021.

Lo affiancano nel Consiglio direttivo Giuseppe Betti della Betti &C di Cividate al Piano, Gianfranco Artifoni di Artifoni Bevande di Scanzorosciate e Renato Maffessanti dell’omonima ditta di Clusone, tutti già parte del Gruppo.

Il presidente ha invitato la categoria ad un maggior confronto e ad una più intesa partecipazione alla vita associativa: «È importante confrontarsi su problematiche comuni e cercare di mettere in campo soluzioni, oltre ad intavolare un confronto più ampio e partecipato. Attraverso l’associazione non smetteremo di batterci per la semplificazione della burocrazia e l’attenzione al tessuto imprenditoriale del territorio. Spesso i ritardi nelle concessioni delle licenze e di altri permessi scoraggiano iniziative imprenditoriali e mettono in difficoltà il settore dei pubblici esercizi».

Le aziende del settore sono in crescita (dal 2012 ad oggi il numero dei grossisti di vino e bevande in provincia di Bergamo è passato da 144 a 156, in città è da 9 a 16), ma è alle prese con un profondo cambiamento dello stile e delle abitudini dei consumatori: «Non a caso l’Istat ha inserito nel paniere le birre artigianali e i prodotti vegani – rileva Rota -. Mai come quest’anno si sono affermate tendenze nei consumi già in voga da quattro-cinque anni. I consumatori sono sempre più attenti e consapevoli, disposti a spendere nonostante la crisi qualcosa in più per prodotti naturali e artigianali. I vini bio e biodinamici conquistano una sempre più ampia fetta di mercato. Nelle bevande si prediligono infusi più naturali e ingredienti selezionati, dai presidi Slow Food ai prodotti Igp. Tornano alla ribalta anche gazzose e spume, proposte anche in nuovi piccoli formati».

Non mancano criticità sul fronte finanziario, a partire dalla difficoltà di accesso al credito, che interessa, a cascata, l’intera filiera: «La Cooperativa di Garanzia di Ascom, Fogalco, è fondamentale per supportare gli imprenditori, dall’analisi di bilancio all’accesso al credito e a bandi ed agevolazioni. L’opportunità di avere una consulenza finanziaria su misura rappresenta un indiscutibile vantaggio per ogni associato».


Zogno, per le attività commerciali giù la Tari e nuove agevolazioni

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Il Comune di Zogno ha confermato anche per il 2017 le agevolazioni fiscali, in vigore già da alcuni anni, a favore delle attività commerciali e rilancia con un’estensione delle esenzioni e una riduzione generalizzata della Tari.

Le nuove attività commerciali che si insediano nel 2017 in locali sfitti o inutilizzati continueranno a beneficiare per i primi due anni di esercizio dell’esenzione della Tari. Non dovranno versare né Tari né Tasi nemmeno le uniche attività commerciali ubicate nelle frazioni. Da quest’anno, inoltre, le insegne che hanno ottenuto il riconoscimento regionale di “attività storiche” saranno totalmente esentate dal versamento della Tari.

L’altra novità per quest’anno è rappresentata dalla riduzione del 7% in media delle tariffe Tari per tutte le attività commerciali. «Riteniamo che l’ampliamento delle agevolazioni individuate e la riduzione della Tari siano un segnale concreto di sostegno ai negozi di vicinato, la cui importanza è da riscontrare sia nei riflessi occupazionali che rivestono, sia nel valore sociale che assumono per i cittadini», commenta il sindaco Giuliano Ghisalberti.


Gastronomi e salumieri, tocca a Bonicelli. «Un piano per salvare i negozi di periferia»

Luca Bonicelli, titolare dell’omonima salumeria di Villa d’Ogna, è il nuovo presidente del Gruppo gastronomi e salumieri Ascom. Succede alla guida dell’associazione a Mauro Rocchi, che rimane come componente del Consiglio direttivo. Le votazioni si sono svolte ieri sera all’Ascom di Bergamo: accanto a Bonicelli, sono stati nominati vicepresidenti Pierantonio Chiari (Chiari Formaggi, Bergamo) e Gianluca Pellegrini (Pellegrini e Pezzotta, Berbenno), come consiglieri Nunzio Carrara (Carrara Fratelli, Bergamo), Alessandro Marchesi (Macelleria Marchesi, Seriate) e Mauro Rocchi (Bonate Sotto).

Bonicelli, 43 anni, è conosciuto nel commercio bergamasco per essere anche il presidente (uscente) del Gruppo Giovani Ascom, sodalizio che  si impegna per fare crescere gli imprenditori under 40 e in diverse iniziative di solidarietà rivolte in particolare ai bambini.

Nel corso della seduta elettiva del Cda, il neopresidente ha tracciato il programma per i prossimi anni e individuato come obiettivi prioritari la salvaguardia dei negozi di alimentari dei comuni più periferici e la formazione.

«I numeri parlano chiaro, il saldo dell’ultimo anno è critico – ha detto il neopresidente Bonicelli – le attività alimentari in dodici mesi sono scese da 934 a 911 e le chiusure sono state quasi tutte in provincia, in particolare nelle località più periferiche. Si tratta di capire quali sono le motivazioni, se il cambio generazionale, la troppa tassazione, la concorrenza o tutti questi fattori insieme». «La cosa certa – ha rimarcato – è che non si può più pensare di gestire il negozio come trent’anni fa. Le abitudini e gli stili di vita sono cambiati, la gente preferisce andare ai centri commerciali e non è possibile tornare indietro. Molte attività che hanno chiuso non si sono mai rinnovate. Invece, soprattutto i negozi che si trovano più lontani dal centro e nelle periferie devono farlo, devono diventare altro o comunque cambiare per trovare una loro nuova dimensione, più adatta a questi tempi».

1703 gastronomi e salumieri Ascom

La prima iniziativa che il gruppo si propone di fare è un’analisi del comparto: capire meglio le criticità, l’età media dei salumieri-gastronomi e trovare le strategie «per difendere e promuovere gli alimentari, in particolare delle aree periferiche della provincia, che sono l’ultimo presidio del commercio di vicinato e un presidio sociale nei piccoli paesi».

«La soluzione a mio avviso è puntare sul multiservizio, ma per fare questo occorre fare formazione – ha continuato Bonicelli -. Si può decidere di puntare sulle selezioni gourmet, sul biologico, sui servizi di gastronomia del piatto pronto, sulla spesa a domicilio: sono tutte possibilità, la certezza è che per il negozio di alimentari così come lo abbiamo conosciuto negli anni non c’è grande futuro».

La crisi dei negozi alimentari in provincia si è manifestata nell’ultimo anno: dopo una fase di crescita (dal 2012 al 2015 sono aumentati da 872 a 934), nell’ultimo anno il saldo parla di -23 negozi alimentari in provincia. Si è stabilizzata invece la situazione in città dove le attività sono passate da 82 nel 2012 a 110 nel 2015, a 111 nel 2016.