Sacbo, l’integrazione con Sea preoccupa le imprese. Radici: «Mantenere l’autonomia è un dovere»

Non sono mancati i “ma” e le preoccupazioni nel confronto che il presidente della Camera di Commercio Paolo Malvestiti ha promosso tra i vertici della Sacbo e il mondo imprenditoriale bergamasco sui contenuti e le prospettive dell’ipotesi di fusione tra Sacbo e Sea e sul futuro dell’aeroporto di Orio al Serio. Il rischio, del resto, è di perdere uno dei gioielli dell’economia del territorio con tutte le ricadute conseguenti.

Non concedere più del dovuto all’alleata milanese, che ha dalla sua numeri ben più pesanti (700 milioni di fatturato contro 110 milioni ), è però anche un punto fermo della società di gestione dello scalo di Orio, di cui Sea è già azionista per il 30%. «L’ipotesi – ha ricordato il presidente Miro Radici – è dare vita ad una newco nella quale gli azionisti bergamaschi porteranno le proprie quote. Ottenere in questa nuova compagine il 35-40% del peso non è solo un obiettivo ma un dovere, perché permette di influire sulle operazioni straordinarie per le quali occorre una maggioranza qualificata di due terzi». «I due Cda hanno approvato lo schema di newco ora le questioni sul tavolo sono quella della governance e dell’autonomia gestionale, che ci permetta da continuare a lavorare bene come abbiamo fatto sin ora. Se non riusciremo ad avere l’autonomia si ferma tutto», ha affermato con sicurezza.

Dal punto di vista dello sviluppo aziendale, il progetto «non solo ha le gambe per correre – ha evidenziato Radici – ma per andare a mille all’ora. Si creerà un sistema forte di 40 milioni di passeggeri, un po’ meno di Fiumicino, ma con grandi spazi di crescita visto che Malpensa non ha ancora recuperato il vuoto lasciato da Alitalia. Senza contare tutte le sinergie che si potranno sviluppare, in termini di amministrazione, finanza e It. È un’operazione che dal punto di vista aziendale nessuno può contestare. La scelta è se giocare in difesa in un campionato modesto o giocare una partita importante in Europa. Con l’aggregazione si entra in un sistema europeo e ciò non può che fare bene anche alle aziende bergamasche».

«L’aggregazione con Sea non è l’unica strada possibile – ha precisato dal suo ruolo di analista imparziale il professor Stefano Paleari, incaricato dalle due società di realizzare lo studio per valutare i passi e le modalità per l’integrazione -, ciò che però è rischioso è il modello dello stand alone, servirebbe perciò comunque un’alternativa». Perché il contesto in cui oggi operano gli aeroporti è sempre più dinamico e incerto. «Tra forte concentrazione dei vettori, alto tasso di attivazione e disattivazione delle rotte (pari al 15-20%), nuove politiche degli investitori e concorrenza dell’alta velocità, il dato più importante dell’operazione tra Sacbo e Sea sarebbe proprio la possibilità di diminuire il rischio d’impresa», ha affermato Paleari. Ma sono ben otto vantaggi che ha messo nero su bianco e tra questi c’è anche il fatto che si viene a creare quel sistema aeroportuale previsto dal Piano nazionale degli aeroporti «che inserisce Orio al Serio in un bacino definito unico e strategico, e quindi oggetto anche di possibili finanziamenti». «Non si sta parlando dell’integrazione tra due società – da precisato – ma di tre aeroporti a creare un sistema». Da qui la necessità di condividere i piani infrastrutturali con le istituzioni, a cominciare dalla Regione, raccomandando – ed è un’istanza condivisa e ribadita dai vertici Sacbo – l’accesso ferroviario all’aeroporto.

Consapevoli della necessità di volare più alto, i rappresentanti dell’impresa bergamasca hanno anche espresso i propri timori. Tra questi Giovanni Zambonelli, presidente degli albergatori Ascom e componente del Consiglio camerale. «Obiettivo della newco è la quotazione in borsa – ha detto – e cosa possiamo dire di ciò che sarà il controllo in futuro, considerando che tra gli attuali soci ci sono Comune di Bergamo e Provincia, più intenzionati a fare cassa, Ubi Banca che sta diventando una Spa, Credito Bergamasco che è del gruppo Banco Popolare e Italcementi che è diventata tedesca? Credo che sia importante guardare anche un po’ più in là dell’oggi e pensare di garantire il contatto con il territorio anche su un periodo più lungo».

A lui e alla platea perplessa ha risposto il direttore generale di Sacbo Emilio Bellingardi con scenari ben più drastici in caso si rimanga ancorati al concetto di “piccolo è bello”. «Si tratta di fare un piccolo passo indietro per fare un grande passo in avanti. L’obiettivo è che Sacbo continui a contare come merita, diversamente il rischio è consegnare a qualcun altro le chiavi dell’accessibilità del territorio».

«Fiducioso di un’operazione che darà risultati nel tempo» si è infine detto il presidente della Camera di Commercio Malvestiti, sottolineando il metodo dell’Ente che «nel segno della trasparenza ha promosso questo momento di confronto su una questione così importante per il territorio e lo farà anche su altri temi, primo fra tutti quello del riordino del sistema camerale».

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