Dopo i primi tre appuntamenti con la musica, il cartellone del Creberg Teatro Bergamo passa alle parole. E sono quelle del nuovo monologo satirico scritto e interpretato da Sabina Guzzanti, in programma venerdì 13 novembre.
“Come ne venimmo fuori (proiezioni dal futuro)” è il titolo del lavoro – per la regia di Giorgio Gallione, musiche di Paolo Silvestri, scenografia di Guido Fiorato e abito di scena di Minimal To – che arriva a sei anni di distanza dalla precedente produzione teatrale ed è il risultato delle ricerche sul sistema economico post-capitalista o neoliberista su cui l’autrice sta lavorando già da qualche anno. Questioni complesse ma che, trattate con la chiave della comicità – assicura la Guzzanti –, faranno divertire il pubblico, oltre che riflettere.
Il tempo in cui si svolge lo spettacolo è un futuro finalmente armonico e civile, dove il denaro è tornato ad essere semplicemente un mezzo e non più un fine. Un mondo fantastico, dove, perché non si perda la memoria e si scongiuri il pericolo di ripetersi, ogni anno si tiene un discorso celebrativo sulla fine del periodo storico, tristissimo e feroce, gli anni che vanno dal 1990 al 2041, che sarebbe il nostro tempo presente. Ad occuparsene sul palco è SabnaQƒ2.
Che cosa mette all’indice del periodo che stiamo vivendo e della nostra società?
«Nel futuro si è diffusa l’idea che gli uomini del nostro tristissimo periodo storico – conosciuto come il “secolo di merda” – fossero tutti imbecilli. In realtà la mia protagonista intende dimostrare che non eravamo imbecilli e che ci sono delle ragioni per cui gli abitanti di quel periodo caddero tanto in basso. Erano tutti vittime di una ideologia che non solo era riuscita a plasmare le idee politiche ma anche il modo di sentire, i desideri, la memoria, le relazioni».
Quali sono le figure emblematiche di questo secolo tanto buio?
«Attraverso personaggi e parodie – perché, come sempre ho fatto, anche questo è un testo di satira e credo che il pubblico potrà divertirsi abbastanza – porto degli esempi di quello che dal passato è arrivato agli abitanti del futuro. Atteggiamenti diffusi sui social, un certo modo di fare televisione, una strana idea di Europa e alcuni personaggi famosi dell’epoca, la Merkel, la Marcegaglia, Berlusconi e anche un certo Renzi o Ronzi che qualcuno dice diventò Presidente del Consiglio, anche se le immagini che ci sono arrivate di lui ci fanno escludere che possa aver occupato un ruolo così importante».
C’è anche qualche rimedio, visto che nel 2041 regnerà l’armonia?
«Nello spettacolo c’è uno stato d’animo di serenità, una dimensione liberatoria e un grande senso di ottimismo perché si svolge in un’epoca in cui le cose sono cambiate e guardare da lontano il nostro oggi ci mette in pace. Certo si spiega anche il rimedio che ci ha fatto uscire da questo terribile periodo ma bisogna necessariamente venire a teatro per scoprirlo».
Dopo Bergamo, “Come ne venimmo fuori” sarà a Varese (14 novembre) e a Brescia (17 novembre) proseguendo poi in tour nelle principali città italiane – da Napoli a Bari, a Palermo, Genova, Bologna, Roma, Torino – fino ad aprile 2016.
foto Lucrezia Testa Iannilli