Anziché un alleggerimento della pressione fiscale – indicato come leva fondamentale per il rilancio delle attività economiche, finora rimasto sulla carta – l’anno nuovo porta alle aziende italiane ancora tasse e rincari dei servizi. Dopo Imu, la nuova sigla che i cittadini, ma soprattutto le imprese visto che è su di loro che ricade il maggiore impatto, dovranno inserire nel dizionario delle imposizioni è Res (o Tares). Si tratta di un nuovo tributo per la copertura dei costi per il servizio di smaltimento dei rifiuti e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (come sicurezza, illuminazione, polizia locale, gestione delle strade) previsto dal decreto “Salva Italia”, convertito con modificazioni nella legge 214/2011, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2013. Nonostante manchi ancora l’apposito regolamento ministeriale (che sarebbe dovuto arrivare entro il 31 ottobre scorso), il nuovo regime tariffario potrà comunque essere applicato sulla base dei coefficienti contenuti nel DPR 158/1999, ossia il metodo normalizzato della Tia1.
Il che permette già di fare dei calcoli. Secondo un recente studio della Confcommercio, le tariffe sui rifiuti pagate dalle aziende aumenteranno in media del 290%, con incrementi superiori al 400% per alcune tipologie di attività come la ristorazione e fino al 600% per l’ortofrutta e le discoteche. Il provvedimento nasce in un’ottica di semplificazione normativa, dopo anni di complesse e controverse interpretazioni sulla natura dei prelievi sui rifiuti (si ricordi la battaglia delle associazioni dei consumatori sulla restituzione dell’Iva indebitamente applicata alla Tia). Con la Tares si vuole mettere ordine in una materia che, con il passare degli anni, si è andata sempre più complicando e che, attualmente, vede la coesistenza di tre prelievi relativi alla gestione dei rifiuti: Tarsu (D. Lgs. 507/93), Tia1 (D. Lgs. 22/97) e Tia2 (D. Lgs.152/2006).
Il colpo maggiore lo subiranno le imprese nei Comuni che non sono ancora passati dalla Tarsu alla Tia (che, appunto, rappresenta oggi la base di calcolo anche del nuovo tributo), che sono però la larga maggioranza, ossia l’83%. Anche in Bergamasca la percentuale è alta, con il 70% dei Comuni (138 su 190 Comuni o aggregazioni di Comuni, la città di Bergamo è però già passata alla Tia) che applicano ancora la tassa sui rifiuti (Tarsu).
Una situazione che ha portato l’Ascom di Bergamo, in sintonia con la Confederazione nazionale, a scrivere ai parlamentari bergamaschi chiedendo un loro intervento perché «venga emanato un provvedimento che proroghi l’entrata in vigore del nuovo tributo almeno fino al primo gennaio 2014 e l’apertura di un tavolo tecnico che coinvolga le principali associazioni di categoria, affinché possano essere messe in campo tutte le misure e gli studi per l’individuazione dei criteri che siano maggiormente vicini alla reale produzione di rifiuti».
«Questo è sicuramente il momento peggiore per inasprire la pressione fiscale! – ha scritto il presidente Paolo Malvestiti – La mazzata Tares, dopo il brutale colpo inferto dall’incremento dell’Imu, costituirà il probabile “colpo di grazia” per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi che rappresentiamo». Malvestiti sottolinea anche l’ulteriore aggravio rappresentato dalla componente “servizi indivisibili”, pari a 0,30 euro per metro quadrato, che potrà essere aumentata con delibera del Consiglio comunale, anche in ragione della tipologia dell’immobile e della zona, fino a 0,40. «Se l’introduzione di questo nuovo tributo non fosse un fatto tragico, sarebbe quasi comico l’innesto di una nuova imposta su una tassa. Ma al peggio, a quanto pare, non c’è mai fine», è l’amara constatazione che il presidente sottopone ai parlamentari bergamaschi.
In mancanza di modifiche, il nuovo tributo potrà quindi già essere applicato dall’inizio del nuovo anno, anche se le difficoltà procedurali e tecniche non mancano, soprattutto nei Comuni che non sono ancora passati alla Tia. La riforma non poteva arrivare, secondo Ascom e Confcommercio, in un periodo peggiore. Rappresenta infatti un ulteriore balzello su quelle piccole e medie imprese che formano lo scheletro del sistema economico del Paese e sulle quali andrebbero costruite le premesse per una ripresa, e va inoltre ad appesantire la fiscalità generale (la tassa rifiuti, è stato calcolato, pesa in termini di entrate comunali per 5.759,8 miliardi di euro, collocandosi come seconda dopo l’Imu) lasciando facilmente prevedere come conseguenza un ulteriore riduzione dei consumi. Ma le critiche riguardano anche l’impostazione stessa del tributo. Analizzando cosa è successo nei Comuni che hanno avviato il passaggio da Tarsu a Tia, lo studio della Confcommercio rileva infatti «si è assistito ad aumenti tariffari medi del 200%, incrementi che non sono la conseguenza di un corrispondente incremento della produzione dei rifiuti ma, più semplicemente, sono causati da una non adeguata determinazione dei coefficienti potenziali di produzione previsti dal D.P.R. n. 158/99».
IL NUOVO TRIBUTO
Il nuovo tributo Res comprende, oltre alla quota ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, anche una quota “servizi” per la sicurezza, l’illuminazione e la gestione delle strade (i cosiddetti servizi indivisibili). Dovrà essere corrisposto da chiunque possegga, occupi o detenga a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti.
La componente “rifiuti” si avvicina più alla Tariffa di igiene ambientale (Tia) che alla Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) nonostante entrambe saranno abrogate con l’entrata in vigore del Res. La nuova tariffa sarà proporzionata «alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotte per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte» sulla base dei criteri stabiliti da un apposito regolamento ministeriale che, sebbene dovesse essere promulgato entro il 31 ottobre 2012, non è ancora stato emanato. La mancata adozione del provvedimento non impedisce comunque l'entrata in vigore del nuovo tributo, in quanto sarà possibile applicare provvisoriamente il metodo normalizzato della Tia1. L’obiettivo del nuovo sistema di tariffazione è assicurare da subito la copertura totale dei costi del servizio. I comuni potranno decidere di diminuire la tariffa o di prevedere anche agevolazioni o esenzioni in caso di produzione ridotta di rifiuti e stabilire agevolazioni per situazioni di particolare disagio sociale.
La componente “servizi” sarà calcolata in base al valore dell'immobile attraverso un'aliquota comunale, rappresentata da una maggiorazione pari a 30 centesimi per metro quadrato, che può, con deliberazione del consiglio comunale, aumentare fino ad un importo massimo di 40 centesimi per metro quadro, in ragione della tipologia dell’immobile e della zona.