Reti d’impresa, così 
la Valle Imagna cerca il rilancio

Reti d’impresa, così la Valle Imagna cerca il rilancio

Il progetto di Bergamo Sviluppo coinvolge sia Organizzazioni di categoria, sia una serie di partner territoriali.  “L’iniziativa – afferma Angelo Carrara, presidente di Bergamo Sviluppo – ben si inserisce nella logica della mission di Bergamo Sviluppo, che sta operando per lo sviluppo dell’intero territorio in una logica sempre più di rete, che oggi coinvolge non solo il sistema associativo locale, ma anche i territori, dai quali raccogliamo richieste che poi cerchiamo di trasferire in proposte progettuali come questa, nata dal dialogo e dal confronto”.
L’animazione profusa da Bergamo Sviluppo in Valle Imagna per la creazione di reti d’impresa ha puntato sulla crescita delle attività tradizionali e l’introduzione di nuove forme di imprenditoria. Ne è testimone Giacomo Invernizzi, segretario dell’Azienda Speciale Consortile Valle Imagna, partner territoriale del progetto camerale, coordinatore del tavolo “Lavorinvalle” che riunisce il gruppo promotore delle iniziative imprenditoriali valdimagnine, nonché portavoce della Rete Agrimagna che coinvolge dieci imprese del settore agroalimentare.
“Il tavolo ha iniziato a lavorare ipotizzando quale avrebbe potuto essere il futuro della valle sotto l’aspetto imprenditoriale e su quali risorse potesse contare per sviluppare nuove idee. E’ stato naturale fare riferimento alle vocazioni tradizionali dei luoghi e sviluppare una filiera che punti alla valorizzazione dell’ambiente”.
Il progetto di accompagnamento delle reti di imprese in Valle Imagna riguarda attualmente ecoturismo, agricoltura, legno e biomasse. Il dato interessante è che queste iniziative coinvolgono soggetti di età compresa tra 25 a 40 anni. L’intero progetto, promosso da Bergamo Sviluppo, coinvolge le associazioni di categoria, che hanno realizzato forme di accompagnamento in accordo e con il sostegno della Camera di Commercio di Bergamo che ha permesso i relativi finanziamenti. Le voci delle possibili iniziative sono interessanti e già praticabili: ecoturismo, produzione di energia da biomasse, promozione dei prodotti agricoli e zootecnici locali, manutenzione boschiva che consenta di evitare l’impoverimento di pascoli e terrazzamenti e aiuti a prevenire danni al sistema idrogeologico.
“C’è un bel pezzo di economia da ricreare – sottolinea Invernizzi -. Si tratta di rendere il territorio abitabile e quindi più ricco perché in grado di sostenersi con le proprie risorse. Si deve puntare al risveglio di talune professionalità che richiedono preparazione e cultura della qualità. Ad esempio, l’agricoltura a cui facciamo riferimento è quella tipica di montagna e non va confusa con le coltivazioni intensive. Nelle forme di aggregazione a cui stiamo pensando, turismo e impresa agricola vanno a braccetto”.
L’idea, maturata sullo slancio fornito dal progetto territoriale di Bergamo Sviluppo, è quella di sostenere le aziende molto legate alle tipicità del territorio per ricavare localmente le risorse necessarie per la produzione e per le attività. Piccole produzioni ma di qualità, con filiere dirette di vendita. E’ il caso di AgrImagna, rete costituita da dieci piccole aziende: tre zootecniche, due vinicole, due dedite alla produzione di piccoli frutti (more, lamponi, ribes), due di frutta e verdura, una che abbina l’allevamento di piccoli animali alla produzione di marmellata di castagne. Rete AgrImagna ha appena aperto un sito web (www.agrimagna.it) per la commercializzazione diretta con i gruppi di acquisto solidale.
L’edilizia è l’altra esperienza storica su cui il tavolo coordinato da Invernizzi sta lavorando. “E’ appena partita un’indagine su dieci aziende per analizzare gli elementi di forza e criticità e provare a ipotizzare una progettualità. Siamo consapevoli delle difficoltà che il settore vive, ma crediamo possibile tornare a modelli di edilizia compatibili. In Valle Imagna è presente un vasto patrimonio di case storiche, vere e proprie contrade che rappresentano potenziali luoghi di intervento, così come si potrebbe pensare al recupero di caseggiati degli anni 60 e 70 non più abitati”.