Poveri italiani, ormai come rane a bagnomaria

Poveri italiani, ormai come rane a bagnomaria

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rana ChomskyVi invito a leggere la splendida poesia di Baudelaire “Remords posthume” e, subito dopo, quella, assai meno felice, del nostro Olindo Guerrini, che si intitola “Il canto dell’odio” e che proprio al poeta francese si ispira: noterete immediatamente, aldilà della differenza di statura tra i due autori, che Guerrini sta a Baudelaire come un film splatter sta ad Hitchcock. Tra le due opere sono trascorsi vent’anni esatti: una è del 1857 e l’altra del 1877. In questo breve lasso di tempo, qualcosa è accaduto, nel gusto del pubblico. Entrambi i poeti avevano l’intenzione di “épater le bourgeois”, di scandalizzare il benpensante: ciò che, però, scandalizzava un parigino del tempo di Baudelaire, non avrebbe fatto né caldo né freddo ad un milanese contemporaneo di Guerrini. E, quindi, le parole, le immagini, le tonalità del poeta forlivese, risultano assai più violente, rispetto a quelle del suo modello. Perché la gente si abitua: poco alla volta, metabolizza, gramola, si adegua. E, alla fine, non reagisce più agli stimoli, a meno che questi stimoli non divengano sempre più esasperati, in un gioco al rialzo che, spesso, è un gioco al ribasso, come nel caso della poesia di Guerrini.

Un esperimento che rende benissimo l’idea del comportamento della folla nei confronti dei cambiamenti graduali, è quello della rana di Chomsky. In questo apologo, il celebre linguista descrive il comportamento di una rana, immersa in una bacinella che venga progressivamente riscaldata: poco alla volta, il povero batrace s’intorpidisce, e, alla fine, quando l’acqua diventa bollente, non è più in grado di reagire, come farebbe, invece, se lo si gettasse direttamente nell’acqua calda, e muore bollito. La gente, dice Chomsky, si comporta proprio come la ranocchia: se le si propina una novità troppo bruscamente, reagisce, s’imbizza, s’impenna. Se, però, le cose vengono modificate un pochettino alla volta, ci si abitua: la reattività sociale e quella politica si addormentano e, alla fine, ci si ritrova impacchettati, senza nemmeno capire come sia accaduto. Da noi, è successo esattemente questo: tante volte, mi sono chiesto e vi ho chiesto come siamo arrivati a questo punto. Ebbene, la risposta consiste, probabilmente, proprio in questa caratteristica degli esseri umani: in questo essere come una rana a bagnomaria. Quello che trenta o quarant’anni fa sarebbe stato considerato inaccettabile, inaccoglibile, addirittura illegale, oggi viene universalmente, se non accettato, perlomeno sopportato. Noi, oggi, sopportiamo vulnerazioni alla civiltà, alla cultura, alla morale, che mai i nostri ancestri avrebbero tollerato: ci siamo abituati, tutto qui.

Ricordo, ad esempio, perfettamente, quando Veltroni, molto tempo fa, parlava di ineluttabili società multietniche: non sto adesso a discutere se, allora, fosse un visionario o semplicemente un imbecille, ma dico che, all’epoca, venne certamente guardato dal mondo conservatore come un imbecille. Ha fatto tre anni di professionali, dicevano i benpensanti: cosa vuoi che capisca di flussi migratori? Invece, a distanza di qualche anno, eccoci qui, a convivere con una multietnicità crescente e, talora, inquietante: com’è successo? Quando ce l’hanno imposta? E’ successo un poco alla volta e nessuno ce l’ha imposta: semplicemente, giorno dopo giorno, a forza di sentir ripetere, come un mantra, che la cosa non solo era inevitabile, ma era anche buona e giusta, ci siamo ritrovati così. Lo stesso dicasi dell’ideologia gender: una volta, purtroppo, gli omosessuali erano seriamente discriminati. Poi, un poco alla volta, hanno cominciato a venire allo scoperto e a rivendicare i propri giusti diritti: oggi, però, si discute seriamente circa l’abolizione della festa della mamma, in quanto festa sessista. E’ la religione genderiana che avanza: com’è potuto accadere? Quando questa grottesca negazione perfino della logica ha preso piede? Un passino alla volta, senza fretta: e, oggi, se tu ti limiti a dire che preferisci una famiglia composta da un padre ed una madre, rispetto a quella composta da tre uomini e un cavallo, ti becchi pure dell’omofobo e del sessista. Ci si abitua: a tutto ci si abitua, purtroppo.

Dunque, prepariamoci ad una crescita esponenziale della trasgressione, perchè, ormai, per “épater le bourgeois” ci vuole la dinamite: la storia, come ci spiega i meccanismi dell’adeguamento, ci preannuncia anche l’esito del processo. Le dinamiche storiche si giocano sempre sullo stesso tavolo, che è quello sul quale si scontrano la capacità di sopportazione e l’istinto di conservazione. Come nel caso della rana di Chomsky, l’acqua si sta scaldando, poco a poco: tutto dipende dalla nostra reazione. Se sapremo saltar fuori dalla pentola, ci saranno tensioni e lacerazioni enormi, prima di tornare ad una condizione relativamente pacifica: se non ne saremo capaci, scompariremo, addormentandoci pian piano. L’alternativa, insomma, è tra una brutta vita ed una bella morte. Amen.

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