Dopo le polemiche per la riorganizzazione del servizio con il recapito a giorni alterni, Poste nuovamente al centro dell’attenzione, per uno sciopero generale regionale indetto per lunedì prossimo. Il 23 maggio, infatti, per l’intera giornata Slp Cisl, Slc Cgil, Confasl, Failp Cisal, Uglcom della Lombardia hanno indetto la mobilitazione di tutto il personale di Poste Italiane di qualsiasi settore e una manifestazione a Milano, con concentramento alle 9 in via S. Giovanni sul Muro 1 e corteo verso Piazza Affari dove alle 10 si terrà il comizio conclusivo, al quale Interverranno i segretari regionali Giuseppe Surace (Ugl), Salvatore Trazzera (Failp), Mimmo Alonge (Sailp), Pierluigi Daccò (Slc Cgil) e Giuseppe Marinaccio (Cisl Poste). Molti uffici postali, in tutta la provincia di Bergamo, potrebbero rimanere chiusi. Le motivazioni della protesta sono tante: innanzitutto, la cessione di un’ulteriore quota del 30% di azioni di Poste, che, dicono i sindacalisti, “ mette a rischio l’unicità aziendale e i livelli occupazionali, trasformando le attuali eccedenze in esuberi, prefigurando un scenario desolante, soprattutto per il settore postale ed in particolare per il recapito. L’azienda – continua Giuseppe Gotti, di Slp Cisl Bergamo – non ha rispettato gli accordi faticosamente raggiunti e non ha fornito documentazioni e dati richiesti prima della fase di avvio del recapito a giorni alterni in provincia di Bergamo”. La riorganizzazione del servizio postale ha infatti toccato anche gli sportelli bergamaschi. Nella nostra provincia, la riorganizzazione del recapito, con la consegna della posta a giorni alterni, ha interessato già dal 4 aprile numerosi centri, dalla pianura alle valli. “Le criticità rilevate all’inizio si sono ripetute puntualmente anche in tutti gli altri uffici – continua Gotti – e quindi emerge che il problema non è da attribuire a normali ritardi dovuti al cambiamento, ma da una vera e propria mancanza di seria programmazione. Dappertutto, nonostante l’impegno dei lavoratori, si possono riscontrare giacenze di posta non consegnata con picchi rilevanti in alcuni uffici dell’hinterland cittadino”. Secondo i sindacati, questo progetto di riorganizzazione rischia di cancellare il 30% dei posti di lavoro sul recapito, che nella provincia di Bergamo si concretizzerebbero in 132 esuberi fra i 550 lavoratori impegnati entro il 2017.