Migliora il credito, ma i consumi sono ancora fermi
“Le ultime stime dell’Abi confermano per il mese di maggio i segnali positivi per i nuovi flussi di finanziamento già emersi negli ultimi 3 mesi, evidenziando un’attenuazione della stretta creditizia collegata alle politiche monetarie della Bce”. A evidenziarlo è la Confcommercio che precisa come “nonostante gli effetti positivi non si siano ancora trasferiti allo stock dei crediti in essere a famiglie e imprese che, a maggio, continua a registrare, nel complesso, un andamento negativo. Su base annua, infatti, – prosegue la Confederazione dei commercianti – i prestiti a imprese e famiglie sono diminuiti dell’1,2% (in attenuazione rispetto ai primi mesi del 2015) e dello 0,2% in termini congiunturali, confermando l’andamento negativo registrato ad aprile dopo il dato lievemente positivo di marzo (+0,4%), che avrebbe potuto preludere ad un cambio di direzione e che, invece, non ha trovato un adeguato riscontro.
Ad aprile l’attività creditizia verso le imprese e le famiglie ha registrato una flessione sia in termini congiunturali (-0,2%) sia su base annua (-1,5%), interessando soprattutto il sistema delle imprese che hanno visto diminuire i prestiti in loro favore del 2,7% sui dodici mesi e dello 0,4% rispetto al mese precedente”. “I dati degli ultimi mesi evidenziano tuttavia che il trend di riduzione delle consistenze si è comunque attenuato. Continua a permanere il problema dell’elevato ammontare dei crediti in sofferenza che tuttora influiscono negativamente sul ripristino di condizioni di normalità nel mercato del credito. Nell’ambito dell’ipotesi di creazione di uno strumento di sistema finalizzato a liberare le banche dal peso dei crediti deteriorati – conclude Confcommercio – è necessario includere anche interventi destinati ad alleggerire le sofferenze dei confidi, che, negli anni più difficili della crisi, hanno continuato ad assistere le micro, piccole e medie imprese che in molti casi, senza questi interventi di garanzia, sarebbero state escluse dal mercato del credito bancario”.