«Siamo un’Università in movimento, dinamica e, per usare un termine oggi molto in voga, “interattiva”». Così il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini ha inquadrato il cammino dell’Ateneo cittadino aprendo il 49esimo anno accademico nell’aula magna di Sant’Agostino.
Una cerimonia che ha contaminato gli ambiti del sapere con l’intervento del professor Roberto Cingolani dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova e la lectio magistralis del professor Gilles Pécout, Recteur de la Académie de Paris, Région académique Île-de-France, Chancelier des Universités de Paris, su “Le frontiere mediterranee dell’Europa nel lungo Ottocento”.
Numeri e progetti danno la dimensione dell’attività e delle prospettive dell’Università. Le matricole sono passate dalle poco più di 4.000 di dieci anni fa alle oltre 6.000 di quest’anno, con un ulteriore incremento rispetto all’anno scorso. Complessivamente gli studenti iscritti per l’anno accademico 2017-2018 sono oltre 18.000. «Una cifra imponente che nel prossimo futuro ci obbligherà inevitabilmente, con questo trend di crescita, a pensare a corsi con numero programmato di studenti per poter continuare a garantire un’elevata qualità dell’offerta formativa», ha annunciato il Rettore.
Oggi sono attivi 14 corsi di laurea triennali, 3 corsi di laurea magistrali a ciclo unico, 16 corsi di laurea magistrale, per un totale di 33 corsi di studio. Tra questi, 3 corsi di laurea magistrale e due curricula di altrettante lauree magistrali sono tenuti interamente in lingua inglese, a cui si aggiunge il corso di Laurea magistrale in lingua inglese in Medicina e chirurgia in collaborazione con l’Università di Milano Bicocca, la University of Surrey e l’ASST Papa Giovanni XXIII e il corso di laurea in Scienze infermieristiche in collaborazione con Humanitas University.
«Per l’anno prossimo – ha proseguito Morzenti Pellegrini – abbiamo intenzione di presentare altre due proposte di attivazione di corsi di laurea magistrale: Filosofia e storia delle scienze naturali e umane ed Engineering and Management for Health in lingua inglese, così da migliorare sempre più l’interazione tra la didattica e le prospettive metodologiche e di ricerca già in atto nel nostro Ateneo».
Insieme agli studenti e ai corsi cresce la ricerca. La valutazione realizzata dall’Anvur ha evidenziato il raggiungimento di standard più elevati e sono state incrementate le risorse ai Dipartimenti e quelle relative agli assegni di ricerca, che da annuali sono diventati biennali, con un impegno di 1,7 milioni di euro.
A Bergamo, nell’anno accademico 2016-2017, hanno conseguito il titolo di Dottori di Ricerca 152 dottorandi e oltre 400 domande sono pervenute per il ciclo che si è da poco inaugurato. L’Ateneo può contare su 6 corsi di dottorato con sede amministrativa, di cui uno da quest’anno in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, e uno con sede amministrativa all’Università di Pavia.
Sul fronte delle relazioni internazionali, nel 2017 sono stati stipulati 32 nuovi accordi di collaborazione, 67 docenti e ricercatori in entrata e 23 in uscita hanno usufruito di mobilità in base agli accordi bilaterali e di collaborazione culturale e scientifica.
Tra le novità c’è anche il programma, fra i primi in Italia, di “Doppia Carriera”, sviluppato insieme al Centro universitario sportivo con l’obiettivo di permettere di coniugare lo sport con lo studio agli studenti-atleti che svolgano riconosciuta attività agonistica a livello nazionale e internazionale.
Prosegue inoltre il potenziamento dell’organico. Nell’anno in corso sono stati varati bandi per il reclutamento complessivo su fondi di Ateneo di 18 ricercatori a tempo determinato, 27 professori associati, 17 professori ordinari. Sono stati poi banditi 5 posti per posizioni di personale tecnico amministrativo. A breve, ci sarà una nuova tornata interna di reclutamento di personale docente nella quale verrà previsto un piano straordinario di assunzione di giovani ricercatori.
«Dobbiamo però in ogni caso avere la possibilità di riequilibrare il prima possibile il nostro rapporto docenti/personale/studenti – l’appello del Rettore – che, ad oggi, è tra i più alti nel sistema universitario italiano: cioè, rispetto ad altri Atenei con lo stesso nostro numero di studenti, abbiamo circa il 30% in meno di docenti e di personale tecnico-amministrativo. Penso siate tutti d’accordo con me nel dichiarare che tutto ciò non è più sostenibile! Non lo è proprio in quella prospettiva di crescita e valorizzazione che deve essere la priorità del nostro Ateneo per gli anni a venire».
Sviluppo significa anche bisogno di spazi «Qualche mese fa abbiamo inaugurato la nuova sede di via Pignolo e via San Tomaso grazie alla collaborazione con il Comune e la Provincia di Bergamo e al fondamentale supporto di Regione Lombardia – ha ricordato Morzenti Pellegrini -; a breve, porteremo a termine i lavori nel campus di Ingegneria di Dalmine e, contemporaneamente, inizieranno i restauri del Chiostro minore di Sant’Agostino e delle facciate del Chiostro grande. I lavori di demolizione presso l’ex caserma Montelungo sono invece già in corso e siamo in attesa a breve del progetto definitivo. Sempre nei prossimi mesi, inoltre, tutte le cappelle di questa ex chiesa saranno interessate dai restauri che abbiamo ritenuto opportuno intraprendere: sono lavori particolarmente delicati e però assolutamente necessari per salvare le opere dal degrado a cui andrebbero incontro».
Quanto alla mission, all’approssimarsi del cinquantesimo di fondazione dell’Università di Bergamo, il Rettore ricorre al filosofo tedesco Wilhelm von Humboldt, che agli inizi dell’Ottocento ha riformato il sistema educativo prussiano e portato all’istituzione, nel 1810, dell’Università di Berlino, di cui ricorre il 250 esimo anniversario della nascita. «La sua idea di connettere educazione e ricerca, o meglio di educare attraverso la ricerca, nasceva con l’obiettivo di sviluppare una cultura civica illuminata guidata esclusivamente dalla ragione. Questo ideale di università appare oggi messo in crisi dal nuovo ruolo richiesto agli Atenei che, sul modello delle Università statunitensi, predilige percorsi formativi impostati sulla professionalizzazione anziché sulla ricerca “pura” e sull’educazione della persona. In realtà la richiesta sempre più urgente e sentita da parte non solo del mondo accademico, ma anche di quello civile ed economico, è di un’Università attrezzata per farsi carico di nuove idee capaci di educare i cittadini – educarli alla ricerca, educarli alla conoscenza, educarli alla professione – nell’ottica di un beneficio comune e condiviso per l’intera società».