L’ira dei commercialisti: 
«La misura è colma»

L’ira dei commercialisti: «La misura è colma»

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Alberto Carrara
«La crisi richiede la nostra consulenza, invece
siamo schiacciati da scadenze e adempimenti»

Il presidente provinciale dell’Ordine, Alberto Carrara non nasconde come malcontento e malessere abbiano ormai oltrepassato la misura: «Le norme di legge sono mal scritte se non addirittura contraddittorie. Gli adempimenti si moltiplicano e le scadenze rimbalzano da una data all’altra con software e modulistica che arrivano sempre in ritardo», afferma. Lo spesometro, in particolare, è uno dei provvedimenti più indigesti: «La proroga dell’invio dello spesometro  – rileva – è irrituale e per di più lontana dall’essere chiara. Lo spesometro così formulato non fa altro che complicare ulteriormente le cose. Come ogni nuovo provvedimento sembra la misura definitiva per contrastare l’evasione, quando in realtà lo spesometro non aggiunge niente in più del vecchio elenco clienti–fornitori, che l’Agenzia delle Entrate riceveva fino a pochi anni fa». Anche i commercialisti con il nuovo obbligo di dotarsi entro il primo gennaio 2014 del Pos sono chiamati all’onere della tracciabilità per gli incassi sotto i 1.000 euro: «È assurdo – commenta Carrara -, anche perché i nostri clienti sono le imprese, che hanno tutto l’interesse a far rientrare il nostro onorario tra le spese, con regolare fattura. L’evasione nel nostro caso è proprio nulla». Difficile da mandar giù anche la responsabilità professionale nell’antiriciclaggio. «La normativa è poco chiara, ma le sanzioni sono rilevanti. Il punto è che si richiedono molti gravosi adempimenti per un numero esiguo di segnalazioni di operazioni sospette. Questo dovrebbe far venire il dubbio che la normativa riguardante i professionisti non sia efficace per ottenere i risultati richiesti e che debba pertanto essere ripensata». Il momento impone una riflessione su aggravi di costi e fardello burocratico per gli studi: «In questo periodo i ritardi nei pagamenti delle nostre consulenze sono oramai cronici e vanno dai sei ai dodici mesi e oltre. La tensione finanziaria è un problema quotidiano per moltissimi studi. La crisi richiede la nostra consulenza professionale in campo amministrativo, finanziario e delle operazioni straordinarie, invece siamo schiacciati da scadenze e adempimenti fiscali. Siamo diventati nostro malgrado dipendenti – non pagati, ovviamente – dell’Agenzia delle Entrate». La categoria non ne può davvero più e non esclude azioni clamorose: «Si parla molto di sciopero, anche se in questo periodo diventa impossibile abbandonare i nostri clienti né mi appare corretto fare azioni le cui conseguenze possono ricadere su tali soggetti. La misura è davvero colma e se non verremo ascoltati non mancheremo di fare sentire come categoria la nostra voce con forza e determinazione».
 

Angelo Pelliccioli
«Anche le norme professionali si complicano.
L’esame per i revisori è un’inutile duplicazione»

Angelo Pelliccioli, membro del neonato Comitato di coordinamento nazionale tra le associazioni di categoria rappresentative di oltre 120mila professionisti del fisco, che da sei mesi a questa parte vede unite sette sigle sindacali (Adc, Aidc, Anc, Ando, Unagraco, Ungdcec, Unico), ha preso parte alla Giornata di Mobilitazione nazionale a Roma, incontro cui hanno partecipato 1.500 commercialisti condividendo problematiche e malumori. Tra le questioni portate sul tavolo, la mancata equipollenza tra Ordine dei Commercialisti e Revisori dei conti: «Si richiede un esame in più per diventare revisore, come se quello per diventare commercialista, che non è certo all'acqua di rose, non bastasse – fa notare -. Il registro dei Revisori era stato assorbito da oltre un anno dal Ministero dell'Economia e della Finanza, nell’ambito del processo di razionalizzazione, ribattezzato anti-casta, avviato da Mario Monti. Ci siamo fortemente opposti al decreto attuativo convalidato dal parere del Consiglio di Stato che vorrebbe istituire un esame a parte per l'accesso alla professione di revisore. Vogliamo che il ruolo rientri nel Consiglio nazionale dei Commercialisti, onde evitare inutili duplicazioni. La burocrazia si morde la coda ed invece di ridurre va così a raddoppiare ordini, consigli e costi annessi e connessi». Su scadenze e nuovi adempimenti, i commercialisti affilano le lame: «Qui si decide una cosa la mattina, una a mezzogiorno ed una la sera. Noi siamo in mezzo a questi continui e repentini cambi di rotta. Ogni cosa si decide all'ultimo secondo in base a chi tira più la giacchetta e, come se non bastasse, il Ministero delle Finanze non si prende manco la briga di pubblicare sul suo sito norme ed altri provvedimenti. Ormai ci basiamo solo su quanto ogni giorno pubblica Il Sole 24 Ore, senza avere accesso ai testi integrali ed ufficiali, senza la mediazione della stampa e del giornalista di turno». Ogni giorno scatta l'inseguimento al Fisco e alle sue progressioni e regressioni: «Invece di dedicare maggiori risorse ai clienti che in questo momento come non mai hanno bisogno della nostra consulenza per gestire gli aspetti problematici che la crisi porta con sé, noi spendiamo preziose energie per inseguire il fisco». Il Coordinamento tra le sette sigle sindacali maggiormente rappresentative dei commercialisti sta lavorando alla creazione di un vero e proprio Osservatorio sulla professione per raccogliere istanze e proposte degli iscritti: «Vogliamo portare sul tavolo le richieste di ogni iscritto – spiega Pelliccioli -, con tanto di nome e cognome. Inoltre non mancheremo di vigilare sul Consiglio Nazionale stesso e sul suo operato, assolvendo anche la funzione di controllo interno». La professione sta vivendo un momento di difficoltà: «Ci sono giovani commercialisti che stanno seriamente valutando l'ipotesi di chiudere gli studi – rileva -. I neolaureati ormai non iniziano nemmeno la professione se non sono “figli o nipoti di” e non possono contare su uno studio storico o su un'attività ben avviata. In generale, la crisi e i ritardi nei pagamenti stanno mettendo alle strette molti colleghi. Si salvano gli studi specialistici perché ormai siamo arrivati a dequalificare la professione». Il momento e le questioni ancora senza risposta sul tavolo del Governo richiedono una risposta forte: «Il prossimo incontro è fissato per il 19 dicembre. È il momento di far valere le nostre ragioni con un'azione forte, dalla minaccia di sospensione dei servizi allo sciopero generale della categoria».

Franco Tentorio
«La burocrazia è devastante e il Governo
non ha fatto nulla per alleggerirla»

Il primo cittadino di Bergamo Franco Tentorio, fondatore dell’omonimo studio di consulenza contabile, fiscale, amministrativa e del lavoro, non digerisce leggi schizofreniche, burocrazia opprimente e nuovi oneri, per molti versi «ingiustificati». «La burocrazia è devastante e le promesse fatte dal Governo di alleggerirla si sono rivelate delle fandonie – dichiara -. Invece di ridurre e semplificare si sono aggiunti nuovi e ulteriori adempimenti a carico delle imprese e dei professionisti chiamati ad assistere gli imprenditori. Lo spesometro, ad esempio, era stato abolito anni fa ed invece è tornato con gli interessi, con nuovi e pesanti oneri. Ora bisogna segnalare anche le prestazioni a favore dei soci, con un aggravio in termini di costi per gli imprenditori». Alle tasse si aggiungono ulteriori costi per assolvere agli obblighi di legge e per l'asseverazione di nuove pratiche: «Ormai vi è una vera e propria delega ai professionisti del controllo che spetta agli Uffici e all'Agenzia delle Entrate. Aumentano così i costi per le imprese, perché come ogni altro professionista il commercialista non lavora gratis». Non agevolano il lavoro norme in continua evoluzione, soggette a cambiamenti repentini: «La legislazione è in continua modificazione – sottolinea Tentorio -. Il diritto fallimentare è cambiato troppe volte e il fiscale non ha fatto che peggiorare negli ultimi anni». Il sindaco-commercialista è alle prese con le quotazioni ballerine dell'Imu: «I comuni renderanno note le aliquote applicate solo pochi giorni prima della prima scadenza. È un vero e proprio disastro. Non ci siamo proprio. Invece di migliorare, la situazione è nettamente peggiorata. Si lavora di più ma male con l'incubo di nuove leggi, interpretazioni e scadenze».

Massimiliano Serra
«Imprese e consulenti travolti
da una schizofrenica alluvione di interventi»

Massimiliano Serra, commercialista dello Studio associato Volpi-Bottega-Michetti, porta sul tavolo il malessere della categoria e dei contribuenti. «Noi commercialisti – e in questo siamo portavoce dei contribuenti – lamentiamo da tempo la schizofrenica alluvione di interventi legislativi in materia tributaria, spesso indecifrabili, che impediscono alle imprese una corretta pianificazione della loro attività e soffocano i loro consulenti di adempimenti. Il nostro Paese sta vivendo una crisi economica senza precedenti, si è consapevoli che le casse dello Stato sono vuote e non ci sono risorse per aiutare lo sviluppo, gli imprenditori si attendono se non un aiuto almeno un allentamento della burocrazia, una riduzione degli adempimenti e una normativa stabile nel tempo». Il paradosso è che non solo siamo uno dei Paesi con la più alta pressione fiscale dell’ambito Ocse, ma che in Italia è anche difficile capire come pagare correttamente le tasse: «Oggi, a pochi giorni dalla scadenza stiamo ancora aspettando che venga fissata l’entità del secondo acconto Ires da versare. Per non parlare poi del secondo acconto dell’Imu, travolto da una giungla di sigle e di ipotesi. A questo si aggiungano la selva di circolari e risoluzioni, spesso contraddittorie, che modificano l’applicazione delle norme, lasciando gli operatori del diritto tributario nell’incertezza e nell’incapacità di applicare univocamente le disposizioni». I giornali hanno parlato di commercialisti pronti allo sciopero e la categoria annuncia se non la sospensione dell’attività una risposta forte: «Di fatto i commercialisti vogliono creare un cortocircuito nelle attività che vengono prestate per la Pubblica amministrazione. È tempo che si capisca che i commercialisti nell’interesse dell’Erario si sobbarcano una immane quantità di adempimenti e controlli che prima erano in capo all’Agenzia delle Entrate». L’ intensificarsi senza fine di adempimenti comporta una ricaduta di costi sugli imprenditori: «Il ruolo dei commercialisti è sempre più svilito – rimarca Serra -. Come professionisti siamo più preparati e motivati a prestare la nostra consulenza allo sviluppo e alla gestione delle aziende piuttosto che attendere le scadenze degli invii telematici augurandosi un rinvio dei termini perché non esiste il programma o non ci sono le istruzioni».