Libri,
il bonus
fiscale
si è già
dissolto

nella foto: Alberto Galla

Che l’Italia fosse il Paese degli annunci lo si sapeva. I librai non si aspettavano però che nel giro di poco più di un mese un provvedimento salutato come una boccata di ossigeno e un segnale di speranza per un settore in forte difficoltà perdesse gran parte del suo impatto.
Nel decreto legge 23 dicembre 2013 (interventi urgenti per l’avvio del piano “Destinazione Italia”) era infatti stato inserito un credito d’imposta del 19% per l’acquisto di libri, ad esclusione dei formati digitali, da parte di persone fisiche e giuridiche fino a 2.000 euro (1.000 per i manuali scolastici ed universitari e 1.000 euro per tutti gli altri libri). Peccato ci si sia resi conto solo a posteriori che i 50 milioni messi a disposizione per l’agevolazione non sarebbe stati sufficienti a soddisfare tutte le potenziali richieste. «Lo sconto fiscale massimo, se tutti ne volessero usufruire, sarebbe pari a 50 diviso 29 milioni: 1,27 euro. Impossibile, allora, gestire le potenziali perdite di gettito, contenendole all’interno dello stanziamento previsto», ha evidenziato il deputato Pd Marco Causi, che ha presentato l’emendamento alla norma approvato nei giorni scorsi senza alcun voto contrario nelle commissioni riunite Finanze e Attività Produttive.
«La misura – ha spiegato – passa da credito d´imposta a “buono sconto” destinato all’acquisto di libri di lettura (anche in formato digitale) presso librerie per gli studenti degli istituti secondari di secondo grado. Il “buono sconto” per ciascuno dei 2 milioni e settecentomila studenti dei licei e istituti superiori italiani sarà di circa 19 euro (50 milioni diviso 2.700.000) e varrà il 19%, potendo così attivare una spesa per l’acquisto di libri del valore di circa 100 euro per ciascun soggetto e di 270 milioni nell’aggregato. Se le librerie vorranno, cercheranno di attrarre la spesa dei "buoni" offrendo sconti ulteriori, e facendo così aumentare il valore complessivo del venduto attivabile dalla misura. Per le librerie il “buono sconto” equivale a un credito fiscale, automaticamente deducibile dalle imposte».
Insomma le librerie non possono più contare su un forte di stimolo ai consumi come poteva essere la detraibilità fiscale e si devono “accontentare” del rimborso del valore del buono sconto in forma di credito d’imposta. Il disappunto, soprattutto delle realtà indipendenti, che sono in maggiore sofferenza, non ha mancato di manifestarsi, affollando di commenti il web. «Amarezza e grave disappunto» è quanto esprime l’Ali, l’Associazione dei librai di Confcommercio. «Il Governo approva i decreti legge, poi si accorge che non ha i fondi per sostenerli e a quel punto arrivano gli emendamenti che cambiano completamente le carte in tavola», afferma il presidente Alberto Galla. «Gli emendamenti hanno, fra l’altro, disatteso il principio di base del sostegno alla lettura, per cui l’Ali si è battuta negli anni». «Nel precisare che l’Ali è totalmente favorevole ad ogni sostegno per le famiglie meno abbienti in merito all’educazione dei figli – prosegue Galla – non possiamo non rilevare che, contrariamente a quanto si pensa leggendo il nuovo testo dell’art. 9 e a quanto riportato da alcuni quotidiani, le librerie non sono affatto beneficiarie del provvedimento e, già fiaccate dalla crisi, sarebbero anzi costrette a sostenere in prima istanza tutto l’onere finanziario derivante dagli sconti concessi nell’utilizzo dei buoni, con conseguenti pesanti incertezze sui rimborsi. Inoltre va sottolineato che molte librerie già vantano crediti con le pubbliche amministrazioni per i libri di testo e in passato in alcune realtà, per i dissesti dei vari comuni, non hanno ricevuto i rimborsi dovuti, con gravissime conseguenze per il loro equilibrio finanziario. Il repentino dietro-front del Governo su un provvedimento che dovrebbe finalmente porre l’Italia in linea con quanto accade in diversi paesi della Ue – conclude Galla – è un segnale assai preoccupante che sta generando forti malumori fra i cittadini e gli operatori commerciali, per cui sollecitiamo l’esecutivo a fare chiarezza oppure a rinviare l’esame del provvedimento nel momento in cui si avrà la certezza di disponibilità dei fondi necessari a sostenere una vera detraibilità per l’acquisto dei libri e la promozione della lettura».