“Sarà ancora un anno difficile e impegnativo: quello che già alcuni analisti dicono è che ci sarà un ripresa senza occupazione. La responsabilità delle imprese e dei cooperatori soprattutto da questo punto di vista è ancora più forte, poiché l'argine alla tenuta dell’occupazione che abbiamo eretto in questi anni deve sostenere anche questo ulteriore urto. Poi certamente sarà un anno di novità e cambiamenti per il Paese e per la nostra Regione”.
A parlare è Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo nonché del Comitato unitario di Imprese & Territorio. Traccia un quadro drammatico della crisi, ma evidenzia anche la necessità di reagire per invertire la rotta.
Presidente, le elezioni sono alle porte. Cosa chiederebbe al futuro presidente del Consiglio?
“Che finalmente apra gli occhi sulla fondamentale funzione dell'economia sociale e che sviluppi la relazione con l'Europa non solo per "accondiscendere" le richieste delle economie dominanti, ma che sappia valorizzare le specificità italiane. Una su tutte: bloccare la sciagurata richiesta di incremento dell'Iva per le prestazioni socio-assistenziali ed educative dal 4 al 10%. Gli altri punti sono tutti espressi nell'Agenda politica elaborata congiuntamente da Imprese & Territorio”.
Spera in un cambiamento reale?
“Guardi, comunque vadano le elezioni, il cambiamento è atteso e le aspettative dei cooperatori sono tante. A livello di economia bergamasca inoltre avremo il rinnovo dell'amministrazione di Ubi Banca, con l'annunciata uscita di una leadership importante come quella rappresentanza da Zanetti. Quindi si preannunciano davvero intensi i prossimi mesi”.
Su questo tema avete fatto un intervento molto netto come Confcooperative. Cosa vi aspettate?
“La nostra aspettativa è semplice: aumentare il livello di discussione e di attenzione delle istituzioni economiche ma anche quella dei semplici cittadini risparmiatori o utenti, sulla più importante banca del territorio. Le sorti di questa banca toccano la vita di molti bergamaschi e sono di primario interesse: portare questa banca più marcatamente verso la «finanza» o tenerla legata all'economia locale del territorio non rappresenta una scelta neutra ma vuole dire esprimere un’idea di economia, di impresa e un modello di sviluppo.
Le cooperative sono un’ alternativa al modello classico di impresa?
“Preferisco usare il termine "complementare" a quello di "alternativa". I dati anche a livello internazionale ci dimostrano che le imprese cooperative e l'economia sociale son un fondamentale antidoto alla crisi, sanno rispondere meglio alle esigenze delle economie locali, ai bisogni delle famiglie, tutelano meglio occupazione e piccoli produttori, riducono le distanze tra produttori e consumatori. Questi vantaggi comuni dovrebbero essere meglio valorizzati e conosciuti, mentre negli ultimi decenni tutti si sono prodigati a tessere le lodi del “turbo” capitalismo e dell'economia finanziarizzata, creando per altro una credenza distorta che ha fatto ritenere ai più che economia di mercato e capitalismo fossero sinonimi. Io preferisco sostenere che il mercato è tanto più libero quanto più i soggetti economici che vi operano sono diversi, un po’ come in natura la "bio-diversità" è indicatore della salute di un ecosistema, così nel mondo imprenditoriale ed economico la presenza di forme diverse di impresa è indicatore della salute di un mercato”.
Quali sono i settori più colpiti dalla crisi?
“In misura diversa tutti, ma è drammatica la situazione dell'abitazione e dell'edilizia. Qui davvero ci troviamo di fronte ad un sisma anche di mercato ormai imploso. Poi le difficoltà le abbiamo anche in altri contesti, ma magari sono crisi di competitività, problemi di concorrenza, esigenze di innovazione, contrazione dei consumi: problemi importanti ma che si possono aggredire. Poi ci sono le questioni legate alla riorganizzazione del sistema di welfare e alla sempre più difficile situazione delle finanze degli Enti locali che rischiano di riversare la crisi sulle cooperative sociali”.
Settori invece dove Bergamo eccelle?
”Abbiamo esperienze molto importanti nella cooperazione sociale, stanno partendo sperimentazioni importanti anche sul versante sanitario e possiamo vantare una sistema di imprese cooperative in larga parte autentiche e di buon qualità, anche con nicchie molto specializzate come la Elvas che in Val di Scalve si occupa di meccatronica da anni. Inoltre, proprio i questi giorni, una cooperativa sociale, la Fenice, ha superato le selezioni per un importante concorso bandito dal Sole 24 Ore, con un bellissimo progetto socio culturale «Diaforà», un centro di ricerca e studio sulla diversità che comprende la valorizzazione di un antico monastero, la realizzazione di un centro di ospitalità e tante altre cose. Insomma, uno dei più importanti investimenti che si stanno realizzando in Valle Seriana in questi tempi, con tutto quello che ciò comporta. Potrei continuare l'elenco citando Ikaros e la formazione professionale nell'Abbazia di San Paolo D'Argon, il centro diurno specializzato per l’Alzheimer a Treviolo, riabilitazione dei traumatizzati della cooperativa Progettazione”.
Reti d'impresa e contratti di rete sempre più diffusi: un plus o una necessità?
“Uno strumento da usare ed esplorare: per anni la cultura imprenditoriale bergamasca si è retta sul "chi fa da sé.." e su "piccolo è bello" . Con contratti di rete e integrazioni consortili si può cercare di valorizzare questa "caratteristica" aggiungendo "insieme è meglio".
Come si reagisce alla crisi?
“Smettendo di fare politiche a breve respiro per mettere delle pezze alle emergenze e fare invece politiche di investimento. Serve più coesione e la "narrazione di un’ idea di Paese o di comunità" nella quale riconoscersi e che sostenga la motivazione a fare i sacrifici che servono per superare le difficoltà”.
Intento resta il macigno del debito della Pubblica Amministrazione nei confronti imprese…
“Qui serve andare oltre la politica degli annunci e rendere davvero percorribile la strada della compensazione tra debiti e crediti della Pubblica amministrazione. Anche in questo caso abbiamo presentato un decalogo di proposte ma che rimangono per ora in attesa di risposta”.
Rapporti con le altre associazioni e documento di Imprese & Territorio: quali sono i punti salienti?
“Stiamo lavorando molto bene, c'è voglia di fare e tanta passione per il territorio e per le attività che realizzano nelle diverse forme i nostri aderenti. L’appuntamento è al prossimo 15 febbraio quando con Imprese & Territorio presenteremo il programma di lavoro in un momento pubblico”.
Quanto alle politiche del lavoro?
“Dobbiamo superare questa patologia delle riforme che anziché semplificare complicano un sistema di regole e di diritto del lavoro tra i più bizantini al mondo. Non si può pensare che si liberi il lavoro continuando con una sovrapproduzione normativa, regolamentare, contrattualistica….”
Il welfare può aiutare la crescita?
“Il sistema di welfare è uno dei fattori di crescita, aggiunge potenziale competitivo ad un territorio e crea lavoro. Solo l'ottusa visione economica di impronta burocratica e finanziaria di taluni fa dire che il welfare è "un lusso che non ci possiamo permettere": non ci possiamo permettere sprechi e assistenzialismo clientelare, certo, ma un buon welfare efficiente e sussidiario è funzionale allo sviluppo economico più di certi tagli”.
Il credito alle imprese è una questione di fiducia?
“Certo, ma anche di politiche bancarie e di relazioni. Gli indicatori ci dicono che per molti aspetti la crisi finanziaria è superata: ora occorre che le banche tornino a fare il mestiere di prestare denaro agli investimenti e non alla speculazione. Paradossalmente devono tornare ad avere fiducia in loro stesse e riscoprire la capacità di valutare il merito creditizio non solo con i rating calcolati al computer ma guardando negli occhi il loro interlocutore e sapendo pesare i progetti di investimento. Per questo torno a dire servono le "banche di territorio", Bcc in prima istanza e, potendo contare sulla nostra storia, sulla più importante banca popolare del paese”.