Quattro punti sugli otto monitorati da Goletta dei Laghi sono fortemente inquinati. E’ questo il giudizio di Legambiente sulla salute delle acque del Lago d’Iseo. Le aree critiche sono la foce del fiume Oglio a Costa Volpino, la foce del torrente Rino a Tavernola Bergamasca, lo scarico presso il pontile Nord a Monte Isola in località Peschiera e lo sfioratore comunale nel canale industriale di Pisogne. Promossi invece, perché risultati entro i limiti imposti dalla normativa vigente in Italia, la foce del torrente Borlezza a Castro, il punto di fronte al porto di Siviano a Monte Isola, la foce del torrente Calchere a Sulzano, e la foce del torrente Bagnadore a Marone.
I dati sono stati presentati da Goletta dei Laghi questa mattina nell’ambito di Festambiente Laghi, sul lungolago di Castro. Secondo la campagna nazionale di Legambiente, realizzata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Olii Esausti) e Novamont il 50% delle località sebine coinvolte dall’indagine microbiologica mirata all’individuazione di batteri fecali (escherichia coli ed enterococchi intestinali) risulta ancora problematica.
“Quello che si evince da questi dati, nello specifico quelli relativi alla foce dell’Oglio a Costa Volpino – commenta Massimo Rota, presidente del Circolo Legambiente Alto Sebino – è che anche quest’anno nulla è stato fatto per alleggerire il peso degli scarichi dei comuni della Val Camonica, in uno dei più bei fiumi del nostro territorio. Sono ormai sei anni che registriamo dati estremamente negativi in quel punto: ne dobbiamo aspettare altrettanti affinché si cambi rotta? Sarebbe tardi, i danni ambientali ed economici risulterebbero insostenibili”.
“Le questioni della sponda bergamasca – dichiara Dario Balotta, presidente del Circolo Legambiente Basso Sabino – sono le stesse di quella bresciana. Non può essere solo un problema di risorse, ma anche di buona politica gestionale. Discorso a parte va fatto per Montisola, dove la nuova amministrazione deve risolvere il prima possibile il problema. Stiamo parlando di una delle più grandi isole lacustri d’Europa, un patrimonio naturalistico da tutelare senza alcun indugio”.
Legambiente anche quest’anno, il settimo consecutivo, ha monitorato la foce del Borlezza, riscontrando per la prima volta valori microbiologici entro i limiti. La speranza è che sia l’inizio di un trend positivo, anche se l’assenza di investimenti seri porta a pensare che sia solo una contingenza fortunata. Dal 2009 al 2014 i campioni rilevati sono risultati sempre superiori ai limiti, per questo si guarda ai dati di oggi con la giusta prudenza.
“Ciò che fa la Goletta dei Laghi – spiega Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia – è andare ad indagare le criticità dei bacini lacustri, con particolare attenzione soprattutto dove intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal Dlgs 116/2008. Siamo ormai oltre la metà del 2015, anno in cui la direttiva quadro 2000/60/CE stabilisce il termine affinché tutti i corpi idrici italiani raggiungano uno stato ecologico buono. Traguardo che non si può definire raggiunto nel lago d’Iseo”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. In attività da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: quattro chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare.
“La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi -. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.
Per consultare i dati online: http://www.legambiente.it/golettaverde-map/