La crisi del salotto di Bergamo 
I negozianti: «Affitti troppo cari»

La crisi del salotto di Bergamo I negozianti: «Affitti troppo cari»

image_pdfimage_print

Il salotto di Bergamo sta perdendo splendore. Prima che l’argenteria annerisca, la polvere renda opachi gli arredi e la luce si affievolisca come in un maniero abbandonato a se stesso, i commercianti del Quadriportico del Sentierone invocano un intervento deciso per vivacizzare il centro piacentiniano. Il sindaco Giorgio Gori, che ha fatto di Piazza Dante il suo quartiere generale in campagna elettorale e ha inaugurato la sede di Innova Bergamo in via Monte Sabotino, ha manifestato da subito l’interesse a valorizzare un’area che  rappresenta da sempre, dall’antica fiera di Sant’Alessandro, il cuore di Bergamo Bassa. In attesa che i grandi progetti prendano forma, a partire dalla riapertura dell’Ex Diurno – il rifugio antiaereo riconvertito in area commerciale proprio sotto la fontana del Tritone,  per cui il Demanio fissa una base d’asta di 1 milione e 270 mila euro in scadenza a breve, il 1° dicembre – i commercianti chiedono una maggiore attenzione, a partire dall’illuminazione, datata e insufficiente. Sotto i portici del Sentierone alcune saracinesche sono abbassate da tempo: due negozi a fianco dello storico locale “Balzer” (anch’esso in attesa di veder scritto nero su bianco il suo futuro) sono sfitti da mesi e il self-service  “Ciao” abbandonerà Piazza Vittorio Veneto e la sua terrazza panoramica. Negli ultimi due anni l’area, a detta dei commercianti che la vivono ogni giorno, è decaduta e alle quattro del pomeriggio si svuota come se scoccasse il coprifuoco.
“La situazione è andata peggiorando di anno in anno, ma negli ultimi due, alle 20, la città è un vero e proprio deserto ed è quasi impossibile trovare un bar aperto dove bere un caffè prima di andare al cinema o a teatro – commenta  Rosanna Teoldi dell’agenzia Roxteam Viaggi e Vacanze sotto ai Portici del Sentierone -. Se le cose non vanno non si può continuare a riproporre i soliti format: le bancarelle sono sempre le stesse e non si vedono svolte sul fronte dell’arredo urbano e dell’illuminazione”.
Eppure in centro non mancano aree da prendere ad esempio: “Se oggi dovessi scegliere dove aprire un’attività punterei sull’ultima parte di via XX Settembre o  Piazza Pontida, un’area vitale e animata – continua Teoldi -. Anche i dehor e le aree esterne giocano un ruolo importante e forse è tempo di rivederle anche qui”. Non ci si dà più appuntamento in centro per due passi di vetrina in vetrina: “Negli ultimi cinque anni la zona è decaduta, ma negli ultimi due anni è precipitata. I canoni di locazione non rispondono più a quelli di un’area di grande appeal commerciale: non c’è più il passaggio di un tempo e gli affari sono calati del 25-30 per cento. I conti faticano a tornare se gli affitti restano così elevati” allarga le braccia Luigi Parapini, titolare della tabaccheria in Largo Belotti. I negozi a tempo non sono una risposta adeguata secondo Parapini: “Bisogna far tornare a vivere l’area  rivedendo arredo urbano e illuminazione. Piazza Dante è deserta e i negozi e i grandi spazi abbandonati, dai locali della ex-banca all’incrocio con via Partigiani all’ex cinema e teatro, fanno morire la zona. E i temporary shop non rappresentano delle risposte per vivacizzare il centro”. Gli affitti non fanno che sballare i bilanci: “Prima aveva un senso pagare affitti elevati, ora è sempre più difficile far quadrare i conti con il centro semi-deserto sin dalle quattro del pomeriggio – commenta Massimo Palmese -. Bisogna intervenire sugli affitti se non vogliamo vedere spegnersi una vetrina dopo l’altra. Per fare tornare a vivere il centro bisogna incentivare la voglia di passeggiare con elementi di arredo urbano adeguati ed eventi di richiamo. Ma la prima cosa da fare è rivedere l’illuminazione: le luci sono vecchie di sessant’anni e nessuno vuole camminare in una strada buia”.
Laura Natali ha scelto in piena crisi di aprire nel 2009 in via Monte Grappa l’omonimo negozio di abbigliamento: “Il centro è cambiato molto. Non si vedono più signore a passeggio davanti alle vetrine e la sicurezza percepita vacilla. Ci sono dei veri e propri bivacchi sotto i portici e la scarsa illuminazione gioca la sua parte. Per incentivare lo shopping di giorno assicuriamo sempre l’orario continuato in settimana, oltre che la prima domenica del mese e i risultati non mancano, ma si potrebbe fare di più se agli sforzi del singolo commerciante si sommassero quelli di tutti. Basterebbe anche solo utilizzare i pannelli luminosi all’ingresso della città dall’autostrada per invogliare la gente a visitare il centro e informarli dell’apertura dei negozi”.