Il “cugino” da eliminare per un fisco più equo e leggero

Il “cugino” da eliminare per un fisco più equo e leggero

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fiscoA Roma tutti abbiamo “un cugino”. Non nel senso di una parentela, né di una presenza reale, ma nello spirito di una rete di familiarità, tra il favoritismo e la complicità, un po’ “aumma aumma”, si direbbe a Napoli in maniera onomatopeica. Di fronte a un incidente o a un qualsiasi problema, i romani, intesi come categoria dello spirito, più che come abitanti di Roma, hanno sempre un “cugino” o in subordine un “amico mio” al quale rivolgersi per far sistemare le cose. Non importa se poi rivolgendosi al “cugino” la sistemazione viene male o risulta più cara rispetto a quanto potrebbe fare un perfetto estraneo, pagato per la prestazione professionale. Il valore aggiunto è quello di avere un apparente privilegio, quello, appunto, di un “cugino” a cui rivolgersi che, si presume, altri non hanno. Il “cugino” degli italiani è il governo. In materia fiscale, efficienza e pragmatismo, ma in fondo anche la Costituzione (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”), vorrebbero che le tasse fossero pagate in maniera equa ed egualitaria. Ma se fosse veramente così, il “cugino” cosa ci starebbe a fare? Perderebbe il suo ruolo, perché se tutti fossimo uguali, non potrebbe far valere la sua strizzatina d’occhio e l’apparente vantaggio della familiarità. Lo sconto delle tasse, insomma, piace (anche) perché è esclusivo. Se fosse per tutti darebbe meno soddisfazioni.

Ci sono due grandi tipologie di benefici, quelli che danno qualcosa e quelli che permettono di non pagare. Nella prima categoria, c’è la regalia. L’ultima trovata è il bonus, come i 500 euro che saranno dati a quanti compiranno diciotto anni nel 2016 in modo che possano comprare cultura e in questo modo combattere l’avanzata del terrorismo. A parte il rapporto un po’ azzardato, c’è l’incertezza su cosa si intende con comprare cultura- Si parla di libri, ma chi valuta se sono sullo stesso piano “Guerra e Pace”, un romanzetto Harmony e le avventure di Peppa Pig? E’ sempre l’aleatorietà che ci rovina e qui ce n’è parecchia, accentuata dal fatto che il premier Renzi replica piccato che questa non è una “mancia, ma un dovere” e a chi sostiene che si tratta di una manovra elettorale ribatte che “gli italiani non sono stupidi”. La stessa risposta, peraltro,  che aveva dato quando si inventò il bonus degli 80 euro per i lavoratori dipendenti a basso reddito prima delle elezioni europee (vinte) nel 2015. Nel frattempo ci sono stati altri bonus: quello per i bebè, quello ancora da 80 euro per le forze dell’ordine e quello ancora da 500 euro (si vede che alcuni numeri gli portano buono) per gli insegnanti. Un po’ per uno, insomma, fa bene a quasi tutti, anche se forse sarebbe stato meglio provvedere in maniera più razionale e sistematica con una reale riduzione generale delle aliquote senza favoritismi.

Accanto alla regalia, c’è una seconda modalità di azione del “cugino” che quasi tutti, anche senza saperlo, hanno al Fisco. E’ quella dello sconto, dove il grande favore dell’eccezione è di lunga tradizione. In questo campo il governo aveva annunciato una grande azione moralizzatrice, ma l’impeto rottamatore si è infranto forse anche perché il “cugino”, si sa, è una potenza in chiave elettorale. Così non solo il governo ha accantonato i proclami  di voler disboscare la giungla di sconti e agevolazioni fiscali, ma ne ha aggiunto altri 15, portando il totale a quota 296.  “Le tax expenditures” introdotte valgono 634 milioni per il 2016, 1,3 miliardi per il 2017 e 1,2 miliardi per il 2018 e tra queste ci sono l’art bonus, per spingere gli investimenti in cultura o il bonus mobili per le giovani coppie che comprano casa. Tra i compiti costituzionali c’è la redistribuzione dei redditi, che passa anche attraverso la gestione del fisco. Per questo alcune detrazioni, come quelle per i carichi familiari, sono considerate intoccabili. Ma le agevolazioni fiscali valgono più di un terzo delle entrate tributarie complessive (161 miliardi contro 442) e alcune, come l’agevolazione per l’estrazione del sale dal magnesio, sembrano più che altro “sussidi impliciti”. Molto meglio recuperare queste risorse per procedere ad una generale riduzione delle imposte, seppure contenuta. Con buona pace del “cugino”.

 

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