Il bimbo? Non lo perdi più con il braccialetto made in Bergamo

tapmychildrenMamme e papà avranno tra poco una sicurezza in più, quella di rintracciare con facilità il proprio bimbo se, trovandosi in un grande spazio e magari anche affollato, lo hanno perso di vista. Succede grazie ad una start up bergamasca, TapMyLife, con sede operativa in via Pignolo, che ha realizzato un braccialetto in grado di segnalare la posizione di chi lo indossa allo smartphone collegato e avvisare se si allontana troppo. È questa una declinazione dei prodotti dall’azienda, nata nell’aprile dello scorso anno e specializzata in soluzioni per la localizzazione all’intero degli spazi chiusi, dove la tecnologia Gps non funziona.

La versione TapMyExpo for children, ovvero con braccialetto e app per individuare le attrazioni a misura di bambino e famiglia, ha partecipato al bando della Regione Lombardia “Start Up per Expo”, classificandosi tra i primi 60 progetti e ad un soffio (25esima) dai migliori 24, che si sono aggiudicati la possibilità di presentarsi sul “palcoscenico” dell’esposizione milanese. «La novità sta proprio nella possibilità di sfruttare le tecnologie di posizionamento in uno spazio chiuso – evidenzia Manuel Ronzoni, sales manager di TapMyLife – e quindi grandi ospedali, aeroporti, stazioni, musei, fiere e centri commerciali», dove è importante tanto quanto all’esterno, e forse anche di più, potersi orientare e raggiungere con facilità le mete di proprio interesse.

Manuel Ronzoni
Manuel Ronzoni

In un ospedale, ad esempio, il navigatore permette di raggiungere il reparto, l’ambulatorio o il paziente ricoverato, se questo ha condiviso la propria posizione. E che dire dell’impresa di ritrovare l’auto nel parcheggio di un grande centro commerciale? Basterà affidarsi al proprio smartphone per dire addio all’incubo di passare in rassegna file e file di posteggi perché ci si è dimenticati di numero e colore del proprio. Negli aeroporti TapMyLife mette anche a disposizione sullo smartphone un’assistenza con informazioni personalizzate sul proprio volo, guidando dal banco del check in all’imbarco, al ritiro bagagli, a come proseguire il proprio viaggio fuori dal terminal.

Oltre ad offrire questi servizi al pubblico, le strutture che adottano la tecnologia possono poi impostare campagne mirate di marketing, segnalare eventi (ad esempio nel corso di una fiera) e studiare i flussi, riuscendo perciò ad organizzare di conseguenza i percorsi. Senza dimenticare l’aspetto ludico, come l’organizzazione di giochi in discoteca o nei villaggi turistici.

Per il braccialetto che “tiene d’occhio” i bambini «l’idea è che venga messo a disposizione della struttura come servizio aggiuntivo – spiega Ronzoni -, ma non è detto che non possa diventare un gadget, visto che ha un costo basso, da regalare alle famiglie, che quindi lo potranno utilizzare anche in altre occasioni. La stessa modalità può inoltre essere utilizzata per persone con Alzheimer o per sapere sempre dove si trovano apparecchiature e strumenti, ad esempio macchinari ospedalieri che vengono spostati da un reparto ad un altro».

TapMyLIfe app-mapQuanto ai tempi per vedere all’opera i sistemi, «la nostra è una start up che non ha solo messo a punto un’idea, ma l’ha già anche realizzata – evidenzia il direttore commerciale -. Le applicazioni e i dispositivi sono operativi e tra non molto saranno adottati in alcune grandi strutture bergamasche». Fare nomi al momento non è possibile, visto che il lancio avverrà d’intesa con i clienti, ma considerando il campo di applicazione – ospedali, aeroporti, centri commerciali – non sembra difficile intuire dove TapMyLife potrà debuttare. «Abbiamo scelto di partire con realtà presenti a Bergamo, anche perché la nostra provincia più vantare tante strutture complesse che si fregiano del primato di essere le più grandi nel proprio settore e che possono, quindi, fare da apripista nell’utilizzo di questa tecnologia». Ed è un modo anche questo di contribuire all’innovazione del proprio territorio.

Per quanto start up e innovativa, e come tale presente nel Registro delle imprese, TapMyLife non incarna lo stereotipo dei quattro amici in garage intenti a progettare la propria idea imprenditoriale. I soci, in effetti, sono quattro, ma non proprio alle prime armi. «L’esperienza nella gestione d’impresa c’è già – dice Ronzoni -. Proveniamo da settori differenti ed ognuno ha portano nella società le proprie competenze, nella comunicazione, nello sviluppo dei software, nell’analisi dei flussi. Per la ricerca collaboriamo anche con un’Università e siamo orgogliosi di poter proporre soluzioni nate e prodotte in Italia, cosa che non capita così spesso. In alcuni casi ci avvaliamo di tecnologie già esistenti, in altri sono nostre, come, appunto, il braccialetto che funziona negli spazi chiusi».