Escrementi di cane sui marciapiedi, ecco cosa ho visto in Città Alta

Escrementi di cane sui marciapiedi, ecco cosa ho visto in Città Alta

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Via Gombito, nove della mattina: un signore sulla cinquantina sta portando a spasso un cocker color miele, che odora e annusa freneticamente ogni centimetro che calpesta. Ad un certo punto il cane si ferma, allarga le zampe posteriori e defeca sul marciapiede. All’altro capo del guinzaglio il suo “padrone”, intento a leggere un quotidiano, lo guarda e gli dice “finalmente”, accarezzandolo sulla testa. Poi piega il giornale e i due spariscono velocemente. Finisco il mio tour mattiniero e complice la scena a cui ho assistito, non posso che constatare che le vie di Bergamo Alta sono disseminate di cacche di cani; in realtà la situazione non cambia di molto anche nella parte bassa della città e me lo confermano quegli amici che dividono la loro vita con un amico a quattro zampe: ci sono zone dove è facilissimo imbattersi in escrementi di cani, lasciati in balia delle scarpe dei malcapitati che, prima o poi, finiscono con il calpestarle.

E così camminare in città diventa per certi versi un percorso ad ostacoli, una sorta di spiacevole gincana, che è una chiara manifestazione di inciviltà urbana e foriera disagi non solo tra i “camminatori”, ma anche tra i commercianti, molti dei quali ogni mattina, prima di aprire il negozio, devono “fare pulizia” davanti alla saracinesca.

E pensare che esiste un’ordinanza precisa a riguardo, che prevede che chi conduce a zonzo il proprio cane è tenuto a pulire il suolo pubblico con idonea strumentazione nel caso in cui l’animale lo insudici; perché è normale che lo faccia, considerato che lo si porta fuori proprio per fargli fare i suoi bisogni. Ma per molti bergamaschi raccogliere la cacca canina rappresenta una “mission impossibile”, un ingrato compito che appena è possibile bisogna evitare come la peste e francamente non ne comprendo il motivo: è necessario un sacchettino da legare intorno al guinzaglio, pronto per essere utilizzato all’occorrenza, una buona dose di educazione civica e il gioco è fatto. E se lo si dimentica a casa, non c’è problema: in molte aree del territorio sono stati installati dei dispenser di sacchetti per lo smemorato di turno; certo, l’importante è però utilizzarli.paletta-per-cani

Ma considerato lo spettacolo desolante di strade e aiuole disseminate di deiezioni, forse quello che manca nella nostra città è il senso civico, ovvero una coscienza dei propri doveri e delle proprie responsabilità nei confronti della comunità, soffocata da una filosofia di vita improntata sul “mors tua vita mea” e zeppa di maleducazione, inciviltà ed egoismo. La cosa che più ci fa arrabbiare è che alla fine si crea una subcultura cinofila, basata su una serie di teorie bislacche che, pur non avendo senso, vanno per la maggiore: i cani sporcano, i cani non devono vivere in città, i cani devono essere relegati in giardino, i cani non sono igienici (si, abbiamo sentito anche questa). E’ un peccato, perché il vero colpevole non è Fido, ma la persona che abbandona per strada i bisogni del proprio cane, anche se è un suo preciso dovere raccoglierli e smaltirli.

Per onore di verità va anche detto che sul tema “deiezioni”, ci sono due tipologie di bergamaschi incivili: quelli che si dimenticano di uscire con sacchettino e che quindi poi non sanno come fare in caso di necessità e quelli che invece evitano deliberatamente di raccogliere i bisogni di Fido, anzi non ci pensano proprio. Partendo dal presupposto che giudichiamo male entrambe le categorie, per i primi possiamo solo essere più comprensivi, anche se pensiamo che dimenticarsi il sacchettino quando si esce con il cane, è come andare in aeroporto senza biglietto aereo; per i secondi invece non ci sono scusanti, perché ci troviamo di fronte ad un essere umano che non conosce il rispetto e che se ne frega altamente del prossimo. C’è anche una terza categoria, ovvero il cittadino che ha il sacchetto, ma che “se non lo vede nessuno”, non lo usa. Inutile specificare la nostra considerazione nei confronti di questi individui. Di sicuro non vogliamo che Bergamo e tutte le altre città d’Italia diventino delle toilette a cielo aperto per colpa di un comportamento incivile e irresponsabile, che alla fine pregiudica la vivibilità delle aree pubbliche, unitamente alla sicurezza delle persone e degli animali stessi. Sì, perché forse non lo sanno tutti, ma raccogliere la cacca, oltre a essere un gesto di civiltà, evita il rischio di diffusione di malattie e parassiti, che vivono negli escrementi e che gli altri cani possono contrarre quando la annusano o la mangiano e che noi, ignari camminatori, portiamo in casa sotto la suola delle nostre scarpe. Alla fine una cosa l’abbiamo capita: “Dietro una cacca di cane lasciata sul marciapiede, c’è sempre un padrone di m….”. E scusate il francesismo.

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