Distribuzione automatica,
la minaccia 
del fisco
su un settore
che resiste

Sono passati più di cinquant’anni da quando, nel 1953, i primi distributori di Coca Cola fecero la loro comparsa a Milano nei corridoi delle aziende. Oggi crescono i negozi in automatico dove acquistare i più svariati prodotti 24 ore su 24 e non mancano formule innovative, dalla valorizzazione della tipicità, come la vendita di pesto sperimentata con successo a Porto Venere, alla nebulizzazione di creme solari e doposole negli stabilimenti balneari più all’avanguardia.
La distribuzione automatica è un settore che sperimenta l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione e nuove applicazioni, ma che è ancora fortemente legato alla tradizione del caffè espresso e alla pausa ristoro nei luoghi di lavoro. Il caffè, oltre a rappresentare un’eccellenza italiana, è la bevanda che continua a trainare il comparto: sono oltre 6 miliardi le consumazioni erogate in un anno, pari a 200 al secondo, di cui 2 miliardi e 500 milioni dal prodotto in grani. In un contesto di crisi, il numero delle consumazioni di bevande calde è salito nell’ultimo anno di due punti percentuali, complice anche la maggiore qualità dell’espresso alle macchinette. Basti pensare che le miscele destinate al vending hanno intrapreso nei giorni scorsi un percorso di certificazione dei chicchi, che valuta il contenuto di ossigeno e di umidità dopo il trattamento di tostatura, raffreddamento e confezionamento, la presenza di eventuali rotture ed altri parametri.
Il vending, da quanto emerge dai dati Confida – Associazione Italiana Distribuzione Automatica, è in grado di offrire delle risposte concrete al mercato e ai consumatori anche in questi anni di recessione profonda. Cala il Pil, aumenta la disoccupazione, diminuisce l’accesso al credito, ma la distribuzione automatica italiana segna anche nel 2013 un andamento positivo. Oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro di fatturato e una crescita intorno all’1% rispetto all’anno precedente per un settore che occupa più di 30mila addetti, suddivisi nella filiera tra chi produce le macchine, i sistemi di pagamento, i prodotti e gli accessori e le imprese che installano e gestiscono le apparecchiature presso l’utenza. A soffrire è la componente industriale della filiera (i produttori di macchine) che, anche nel 2013, registrano un calo di fatturato (-6% ) e occupazione.
Il quadro è emerso dagli Stati Generali del Vending, organizzati nei giorni scorsi dalla Confcommercio a Roma, per fare il punto sul comparto e affrontare alcune novità che interessano il settore, a partire dalla delega fiscale. Attualmente l’incasso per le somministrazioni effettuate a mezzo distributori automatici funzionanti a gettoni o moneta deve essere annotato giornalmente nel libro dei corrispettivi e la dichiarazione dei redditi va comunicata al fisco nelle modalità e nei termini previsti per gli altri settori. La legge 11 marzo 2014 n. 23 che conferisce delega al Governo per l’aggiornamento del sistema fiscale, prevede (art. 9, lettera g) l’introduzione di “specifici strumenti di controllo relativamente alle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici”. Il nuovo provvedimento arriva dopo un capodanno difficile per le imprese del vending: l’aumento dell’aliquota Iva dal 4 al 10% entrato in vigore il 1° gennaio 2014 , oltre a penalizzare il settore, ha reso necessario un adeguamento dei prezzi delle consumazioni, con incrementi medi del 6%. La difficoltà è aggravata dal fatto che con il provvedimento n. 90/2013 (“eco-bonus per l’edilizia”) il settore ha subito un drenaggio di risorse finanziarie stimato oltre i 100 milioni di euro per effetto dell’innalzamento dell’imposta sui consumi.
Di fronte al nuovo provvedimento, le preoccupazioni che vengono manifestate dal settore riguardano la soluzione tecnica da adottare. C’è la necessità che sia compatibile con le specificità delle imprese e di un parco di 800mila distributori automatici interessati dalla manovra e che non simuli soluzioni in vigore per altri comparti. Diversamente, il settore verrebbe infatti aggravato di un costo improprio stimabile in 200 milioni di euro. Confida si è resa parte attiva nello studio di una proposta di soluzione tecnica adeguata. I distributori automatici saranno dotati di sistemi di pagamento elettronici e i dati verranno trasmessi ad una periferica esterna (“palmare”) in grado di: generare un file contenente i dati identificativi della singola operazione, criptare il file con l’algoritmo di criptaggio adottato, disporre per la trasmissione dello stesso. I file così compilati saranno oggetto di un’unica trasmissione periodica all’Agenzia delle Entrate ed in azienda verrà conservato un archivio per la tracciabilità delle operazioni. «Il vending è un settore che tiene solo grazie alle risorse interne del sistema – ha commentato Lucio Pinetti, presidente di Confida -. È però sempre più difficile investire in un contesto economico che si complica giorno per giorno. Per un vero rilancio di tutta la filiera è necessario un sostegno alle imprese che faccia leva su una agevolazione agli investimenti e un più favorevole accesso al credito che le nostre imprese nei numeri dimostrano di meritare».