I gestori dei locali da ballo allargano le braccia di fronte ad una crisi generalizzata che sta portando molti a studiare nuove formule se non a cambiare pelle.
Il bilancio del 2016 per le discoteche bergamasche è pesante, come sottolinea Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Sale da Ballo Ascom: «È stato un anno molto difficile, specialmente da maggio a ottobre. La flessione delle presenze estive è stata del 20-30 per cento nonostante promozioni e intrattenimento. A settembre e ottobre non c’è più stata alcuna ripresa, tanto che tutti i locali si sono visti costretti a ridurre le serate settimanali».
La crisi delle discoteche e del rituale del ballo del sabato sera con sale stracolme e code all’ingresso è un fenomeno ormai evidente in Italia come nel resto d’Europa. Il format delle disco è in crisi ovunque: «La Romagna ormai è morta e sepolta come tappa di divertimento notturno, resiste solo il Salento d’estate – continua Visinoni -. I locali che hanno fatto la storia della disco a Londra e nel Regno Unito sono in crisi. Tiene e anzi rilancia Ibiza, grazie anche a voli low-cost: in estate è la capitale indiscussa del divertimento e con grandi eventi richiama gente da tutta Europa nel fine settimana».
Non c’è più il locale del cuore, ci si sposta in base a serate ed eventi: «La gente è più esigente, non si accontenta di una serata normale di ballo e buona musica, cerca esperienze particolari, serate-evento che rifuggono l’omologazione di riti collettivi e reiterati come il ballo del sabato sera degli anni 90 – continua il presidente delle Sale da Ballo -. Un tempo si facevano anche quattro o cinque serate a settimana, ora la media è di cinque o sette al mese, i prezzi degli ingressi sono sempre più bassi e gli omaggi sempre più estesi, con ingressi gratis per le donne fino ad oltre la mezzanotte. Oggi riusciamo a fidelizzare i ragazzi fino a 20 anni, con tutte le problematiche però di una clientela di adolescenti da gestire, con un’idea di divertimento spesso distorta che mette a rischio la sicurezza. Dai 20-25 anni ci si sposta in base a dj set ed eventi, da Milano a Brescia, ma anche ben più in là».
Ci si muove per grandi eventi: «Per riempire i locali bisogna organizzare serate con ospiti e dj affermati, con investimenti spesso altissimi che a malapena coprono i costi e spesso nemmeno quelli, visto che la tassazione è sempre alle stelle e tra Iva, Siae, Scf, stipendi e spese di gestione il cassetto piange».
A pesare sulla categoria è anche l’abusivismo che non sembra conoscere crisi. «Nascono in continuazione circoli e cooperative che fanno da discoteche a tutti gli effetti e si organizzano eventi anche nei capannoni. Ora anche palazzetti dello sport fanno intrattenimento nei momenti clou dell’anno, a partire da capodanno. D’estate le sagre organizzano dj-set fino all’una di notte e serate con musica dal vivo. Poi ci si mettono a fare concorrenza anche le radio principali che organizzano eventi e feste in piazza. E infine ci sono le one-night, le feste nelle ville e quant’altro».
La voglia di divertimento c’è sempre, solo che o si è spostata altrove o ha virato verso nuovi format: «Dagli aperitivi che si tirano fino all’ora del ballo a ristoranti e pub dove si esce per mangiare o bere una birra e poi si fanno le ore piccole, l’offerta si è moltiplicata – spiega Visinoni -. Anche i social network rappresentano un modo di comunicare nuovo e di conoscere gente, magari in chat, disincentivando alcune uscite».
La sfida per la categoria è quella di cercare nuove vie per rimodulare l’offerta di svago e intrattenimento: «Ma molti imprenditori stanno pensando a come trasformare i loro locali in un momento di crisi generale e cambio di abitudini e consumi. I locali in Italia dal 2005 ad oggi sono dimezzati e in Europa, da Amsterdam a Londra, a Parigi ci sono chiusure, molte anche eccellenti, a raffica», conclude Visinoni.