Cresce l’export bergamasco, da alimentari e bevande i flussi maggiori

Cresce l’export bergamasco, da alimentari e bevande i flussi maggiori

image_pdfimage_print

export_copia.jpgIl valore delle esportazioni di Bergamo, nel primo trimestre 2016, ammonta a 3.496 milioni (+2% rispetto al corrispondente periodo del 2015, +3% verso l’Unione Europea e + 0,3% verso paesi non appartenenti alla Ue), quello delle importazioni a 2.131 milioni (+4,9%, +7,9% da Ue e -1,8% da extra Ue). E’ quanto emerge dai dati elaborati  dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Bergamo. L’aumento dell’export è più marcato rispetto a quello della Lombardia (+0,1%) mentre a livello nazionale si registra una flessione (-0,4%). Le importazioni risultano in calo (-2-2%) sia in Lombardia che in Italia. Il saldo complessivo della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.365 milioni, superiore al saldo del primo trimestre del 2015 (1.394). Tra i settori più rilevanti per dimensioni assolute dei flussi, le esportazioni crescono per alimentari e bevande (+18,8%), macchinari (+7,9%), mezzi di trasporto (+6,6%), prodotti tessili e di abbigliamento (+5,5%) e apparecchi elettrici (+3,3%), mentre diminuiscono per metalli e prodotti in metallo (-10,4%) e prodotti chimici (- 2,7%). L’export complessivo di Bergamo è in aumento verso l’Eurozona (+2,9%), i paesi europei non appartenenti all’Unione Europea (+3,7%), il Medio Oriente (+5,4%), l’Asia centrale (+28,5%) e l’Oceania e altri territori.

Calano invece le esportazioni destinate all’Africa settentrionale (-2,7%) e agli altri paesi africani (-2,7%), al Nord America (-7,3%) e all’America centro-meridionale (-7,6%). Pressoché invariato (- 0,1%) l’export verso i paesi dell’Asia orientale. La Germania resta il principale mercato di sbocco con esportazioni in crescita del 2,4%, seguita per valori assoluti dalla Francia (in calo del -2%), dagli USA (-6,2%), dal Regno Unito (-4,3%) e dalla Spagna (+8,8%). I contributi più rilevanti alla variazione complessiva dell’export arrivano dalla vendita di macchinari nell’Eurozona, di alimentari e bevande nel Nord America, di mezzi di trasporto e di macchinari verso Paesi non Euro dell’Unione Europea. I contributi più negativi riguardano le vendite di metalli e prodotti in metallo in Nord America e di prodotti chimici nell’Eurozona.