Viviamo in un Stato ingessato dalla burocrazia, sordo e miope alle richieste elementari dei cittadini, che infligge povertà con la promessa della “ripresa”, prima ancora di annunciare nuovi posti di lavoro. Uno Stato dovrebbe salvaguardare quelli esistenti. La realtà è invece cruda: in Italia ogni ora chiudono due imprese. In cinque anni sono state chiuse 60 mila aziende.
La fisica recita: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, ma né i politici, né i tecnici, né i burocrati ben pagati comprendono e imparano la banale lezione. Ecco alcuni esempi:
1) La tassa sul lusso in Sardegna ha fatto sì che i ricchi cambino destinazione, lasciando povertà e desolazione nell’isola;
2) Le tasse portuali “stazionamento” hanno portato come risultato porti italiani deserti, ristoranti e bar chiusi, gravi conseguenze per il commercio locale; barche e armatori trasferiti in Croazia, Francia, Slovenia, Grecia…ecc
3) La tassa di “possesso” sulle barche ha provocato una crisi nera per l’intero settore della nautica e l’intera filiera degli accessori e arredi
4) L’Imu porta nelle casse dello Stato 24 miliardi di euro con il risultato che il patrimonio immobiliare italiano si svaluta di oltre 2 mila miliardi di euro; l’edilizia è in ginocchio, le compravendite crollano, gli studi notarili sono deserti, le agenzia immobiliari sono in caduta libera. Così i mancati introiti per lo Stato superano di gran lunga i 24 miliardi di incassi per l’Imu. Per ultimo, italiani con le lacrime agli occhi che devastano case e capannoni rendendoli inagibili per evitare una tassa che non possono pagare.
Ogni provvedimento varato crea solo povertà su povertà e perdita di posti di lavoro sacrificati sull’altare della falsa finanza, fatta di numeri incredibili senza alcun senso, dimenticando la realtà dell’esistente e della vita reale; e ancora di conseguenza diminuiscono gli introiti per lo Stato, mentre i soliti noti percepiscono retribuzioni da capogiro; la mala finanza, che arricchisce gli dei del potere, impoverisce la classe media sedando la povera gente.
Politici, burocrati, amministratori possibile che non capite e non imparate! Eppure paghiamo cara la vostra sapienza!
Una premessa utile per comprendere la problematiche che assilla la mia famiglia e la sopravvivenza del Coccahotel Royal Thai Spa, un sogno iniziato nel lontano 1995 e avveratosi, dopo mille traversie, il 15 ottobre 2008, giorno in cui l’hotel ha aperto le porte.
Un bellissimo sogno trasformato in un incubo. La startup non permette all’hotel guadagni, anche se, anno dopo anno le perdite si riducono. Rimane comunque un bilancio in rosso per l’entità di tasse e imposte. Paghiamo Irap, Iva, Tassa dei rifiuti, versiamo i contributi per i lavoratori e la tassa sugli immobili. Purtroppo, l’Agenzia del Territorio di Bergamo attribuisce all’hotel un valore catastale elevato, chiniamo la testa e pagavamo un ICI pesante e inevitabile; poi con l’Imu è arrivato un rincaro devastante. Per il Coccahotel abbiamo pagato un IMU di 78 mila euro e una TARI da 22.000 euro. L’intero comune di Sarnico, dove è ubicato l’hotel, incassa un Imu di circa 860 mila euro con 435 imprese, 1.090 edifici e 2.400 abitazioni. E’ una sproporzione che grida vendetta.
La speranza nella giustizia “giusta” sferza come una frusta a resistere a lavorare di più per soddisfare lo stato vampiro che ti succhia fino all’ultimo euro. Abbiamo avviato un ricorso, ma al momento per pagare l’IMU e la TARI dobbiamo farci finanziare dalle banche
Dei 78 mila euro che paghiamo, solo il 20% è detraibile, i restanti 62.400 euro di costi indeducibili fanno cumulo Irpef con aliquota crescente per cui paghiamo altri 31 mila euro, che sommati ai 78 mila raggiungono un totale di 109 mila euro. L’indeducibilità dell’80% dell’IMU è un’offesa grave nei confronti degli imprenditori, perché vieni considerato un evasore a priori.
Gli hotel in piena salute godono di un utile sul ricavato variabile dal 4 al 6%, pertanto per pagare i 60 mila euro di Imu indeducibile dovremmo avere un ulteriore ricavato inesistente di 1 milione e 200 mila euro almeno!
La mia famiglia svolge più attività per consentire la sopravvivenza dell’hotel. Da quindici anni non ci permettiamo un solo giorno di vacanza e siamo impegnati 24 ore su 24. Dobbiamo ringraziare l’amministrazione comunale che permette la rateizzazione delle imposte, diversamente dovremmo decidere se pagare le tasse o le paghe ai nostri dipendenti. Il dato di fatto è che il 50% degli hotel italiani sono in vendita, il loro valore è crollato di 5/6 volte quello reale. Dal 2008 non esiste in Italia un nuovo albergo. Un esempio basta a comprendere la gravità del problema: a Monsummano Terme, località limitrofa a Montecatini, la "Grotta Parlanti", un hotel di 78 camere con grotta termale, centro benessere, ristoranti, piscine all’aperto e coperte, centro congressuale e con una superficie a giardino piantumato di 40mila mq, è stato abbandonato dai proprietari e finito all’asta, per sette volte andate deserte. L’ultima asta di giugno prevedeva un’offerta di 5 milioni e 800 mila euro.
Noi non crediamo al turismo come risorsa del Bel Paese, non ci rendiamo conto delle bellezze culturali e artistiche che il mondo intero apprezza e ci invidia. La grande ospitalità degli italiani unita all’unicità dei luoghi permetterebbe all’Italia di vivere di turismo. I paesaggi uniti ai profumi e ai piaceri della terra non si delocalizzano. L’Italia non è quella della politica ma degli italiani che lavorano con passione e dedizione.
Maurizio Marini
* General manager del Coccahotel di Sarnico