«Commercianti vessati
dai costi sui Pos» 

Il Decreto Crescita bis impone l’obbligo dei POS (Point of Sale)  dal 1° gennaio 2014 per ogni attività. Tutti gli operatori commerciali, gli imprenditori nel settore dei servizi e i professionisti dovranno essere in grado di accettare pagamenti con carte di debito. Ernesto Ghidinelli, responsabile del Settore credito e incentivi di Confcommercio, evidenzia l’assenza di un’ armonizzazione a livello europeo della normativa, soprattutto sul fronte delle commissioni, in un momento davvero delicato sul fronte del rapporto banca-impresa.
“Non si sono fatti abbastanza sforzi per creare l’euro di plastica, una moneta elettronica unica” sottolinea. Confcommercio ha già espresso nei mesi scorsi la propria contrarietà e condiviso le perplessità rispetto al nuovo provvedimento che impone anche a microimprese l’accettazione della moneta elettronica, con i costi annessi e connessi, nel tavolo di confronto aperto presso il Ministero dell’Economia. “Nei prossimi mesi il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà entrare nel merito del provvedimento. L’Italia, che già ha una rete di Pos in linea con gli standard europei, diventerebbe il Paese più all’avanguardia del Vecchio Continente nell’accettazione di moneta elettronica”. La mossa non contribuirebbe ad incentivare l’uso della “moneta di plastica” al posto di quella sonante: “I dati evidenziano una crescita contenuta nell’uso di bancomat e carte in Italia, che si attesta, sulla base dei dati più recenti forniti dalla Banca d’Italia sul 6% annuo. Non  è un problema di infrastrutture e di rete, ma è un’abitudine ed un fattore culturale. Per incentivare l’uso di carte e bancomat, che garantiscono maggiore sicurezza ad imprese e clienti basterebbe ridurre le commissioni. Molti  commercianti diventerebbero così  tra i primi promotori della moneta elettronica”.
Come è il rapporto degli italiani con la moneta elettronica?
“Gli italiani utilizzano carta e bancomat per le spese in misura inferiore rispetto al resto d’Europa. La preferenza  per l’uso dei contanti è ancora molto forte”.
Non si usano le carte perché non siamo all’avanguardia nei sistemi di pagamento?
“In Italia abbiamo una buona infrastruttura dei POS, ma le transazioni sono inferiori ad altri Paesi europei, anche perché le commissioni sono troppo pesanti per tanti settori, in particolare quello alimentare, specialmente per i piccoli negozi.  Il numero di Pos – 1,5 milioni secondo i dati più recenti di Banca d’Italia – è in linea con quelli di Francia e Germania”.
L’obbligo del 1° gennaio 2014 porterebbe al raddoppio dei POS esistenti. Il ricorso a carte e bancomat crescerà?
“Con questo provvedimento avremmo 2 milioni di Pos aggiuntivi. Un numero enorme che ci farebbe subito schizzare sulla vetta europea dei pagamenti all’avanguardia. Non credo assolutamente che aggiungere Pos incentivi l’uso di bancomat e carte. I dati evidenziano una crescita annua dell’uso del bancomat, ad esempio, del 6%, con un utilizzo comunque al di sotto della media europea.  Per incentivare l’uso della moneta elettronica, che garantisce maggiore sicurezza sia all’imprenditore che agli utenti, basterebbe ridurre le commissioni. I commercianti sarebbero i primi a promuovere l’uso della carta se non fossero vessati dai costi che ogni “strisciata” richiede”.
All’estero i costi della commissione sono indicati nella ricevuta e nello scontrino. Un esempio da seguire?
“All’esercente in Italia è vietato caricare il consumatore del costo di commissione di ogni operazione effettuata con moneta elettronica, cosa che accade in altri Paesi europei, come Belgio, Svezia e Regno Unito. La direttiva Cee del 2007 sui servizi di pagamento afferma la possibilità di trasferire, o viceversa, di decurtare i costi della commissione all’acquirente. Ma la stessa direttiva concede agli Stati membri la deroga. Nata per armonizzare i pagamenti elettronici in tutta Europa, la normativa finisce così  invece col creare frammentazione. Sono stati profusi tantissimi sforzi per creare una moneta unica, ma non altrettanti  per l’euro di plastica. Le differenze tra uno stato membro e l’altro sono in molti casi davvero considerevoli”.
Quali sono le principali contraddizioni del sistema di pagamento elettronico?
“La commissione per l’incasso tramite moneta elettronica è calcolata sull’intero importo, comprensivo di Iva. Una sorta di tassa che il sistema bancario richiede su una tassa che viene già versata allo Stato. Eppure il sistema bancario accusa i commercianti e le piccole imprese di non volere accettare pagamenti elettronici per una questione di trasparenza, quando vi è una reale necessità di maggiore trasparenza nei criteri per l’applicazione delle commissioni”.
In che senso?
“Bisogna rendere il sistema più chiaro e rendere più conveniente ed accettabile l’importo richiesto ad ogni transazione. La commissione viene pagata dall’esercente e versata alla sua banca che la versa all’istituto di credito del titolare della carta. Che i rapporti interbancari non siano di immediata e chiara lettura lo ha ribadito del resto anche l’Authority, che ha già puntato il dito sull’interchange fee e sui meccanismi che la guidano”.
Quali sono le azioni intraprese a livello confederale?
“Confcommercio ha siglato convenzioni per contenere i costi e ha espresso le proprie  posizioni di forte criticità di fronte all’imposizione del nuovo onere in un tavolo di confronto aperto presso il Ministero dell’Economia. Urge un intervento sulle commissioni interbancarie per armonizzare il mercato e favorire un processo di innovazione sostenibile anche dalle imprese più piccole, in un contesto in cui la grande distribuzione organizzata spunta con grande potere contrattuale commissioni migliori”.
In un Paese che non brilla per innovazione batteremmo il resto d’Europa nell’accettazione di bancomat e carte. Una tassazione bancaria che si aggiunge alla moltiplicazione delle imposte degli ultimi anni, per non parlare del ventilato ulteriore aumento dell’Iva?
“Per molti versi sì. Avremmo la rete infrastrutturale, già in linea con gli standard europei, più evoluta del vecchio continente. I Pos installati raddoppierebbero e supereremmo quota 3 milioni, senza contare poi l’evoluzione che chi già possiede un Pos rappresentata dagli smartphone per i pagamenti in mobilità”.