Caso Yara, Bossetti si dispera. L’avvocato Salvagni: “Ancor più convinti della sua innocenza”

Caso Yara, Bossetti si dispera. L’avvocato Salvagni: “Ancor più convinti della sua innocenza”

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Massimo Bossetti
Massimo Bossetti

Bossetti ha trascorso una notte insonne, piangendo e disperandosi per la condanna all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio inflittagli dal tribunale di Bergamo. Lo ha riferito uno dei suoi legali, Claudio Salvagni, che stamattina si è recato a far visita al suo assistito, riferendo di averlo trovato molto scosso per la sentenza di ieri. «Dimostreremo l’innocenza di cui siamo fermamente convinti e, se possibile, oggi lo sono ancora di più!» ha scritto Salvagni sul suo profilo Facebook, facendo riferimento all’incontro avuto in carcere con il suo assistito: «Un uomo distrutto anche fisicamente, annichilito nell’anima. Le nostre mani strette a cercare quella forza indispensabile per continuare a sperare. Le nostre lacrime firma di un rapporto ormai non più solo professionale. Un abbraccio interminabile, sincero, più importante di tante parole. Emozioni scritte per sempre dentro. Questo il mio incontro con Massimo. Lavoreremo ancora più di prima se possibile». Nella tarda mattinata, la moglie del muratore di Mapello, Marita Comi, si è recata in visita al marito in carcere: era da sola, senza i figli.

La sentenza

Ieri sera, i giudici della corte d’Assise di Bergamo, presieduta da Antonella Bertoja, hanno condannato Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi dopo. La sentenza è arrivata dopo oltre 10 ore di Camera di consiglio. La Corte ha stabilito anche un risarcimento provvisionale di 400 mila euro a testa per i genitori di Yara e 150 mila per ciascun fratello della ragazzina. Il muratore è stato invece assolto dall’accusa di aver calunniato il collega Maggioni: il fatto, secondo i giudici, non sussiste. Non è stata accolta, infine, la richiesta di isolamento. Il 13 maggio scorso il pm Letizia Ruggeri aveva chiesto per l’imputato l’ergastolo e sei mesi di isolamento diurno. Bossetti è rimasto impassibile alla lettura della sentenza. Poi ha lasciato lascia l’aula scortato dalla polizia penitenziaria. «E una mazzata grossissima, avevo fiducia nella giustizia. Non è possibile, non è giusto, non sono stato io» s’è sfogato con i suoi difensori prima di tornare in carcere. Prima della Camera di consiglio che ha emesso la sentenza, Bossetti aveva ribadito la sua innocenza: “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone, ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti. Quello che mi viene attribuito – ha proseguito – è vergognoso, molto vergognoso. Ancora oggi vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l’esame sul Dna, perché quel Dna trovato non è il mio – ha detto l’imputato rivolto ai giudici -. Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo”. Amareggiato Claudio Salvagni, uno dei legali del muratore dei Mapello, che ha annunciato il ricorso in Appello: “Noi restiamo decisamente convinti della sua innocenza, in decine di udienze non è emersa nessuna prova a suo carico”. Per il Procuratore di Bergamo, Massimo Meroni, la prova del Dna – terreno di scontro tra accusa e difesa durante buona parte delle 45 udienze – “è stata decisiva”. “Siamo arrivati a metà del percorso – ha aggiunto Meroni -. Questa è una sentenza di primo grado, giunta al termine di un’inchiesta difficile e la collega Ruggeri è stata bravissima”.

 

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