Cari risparmiatori, è arrivato il momento di osare di più

Cari risparmiatori, è arrivato il momento di osare di più

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa

Piazza AffariI “Bot people” già in via d’estinzione stanno per finire definitivamente nell’archivio del risparmio. Con il collocamento dei Bot annuali a un rendimento lordo dello 0,013% si sarebbe ormai a un rendimento reale negativo per l’investitore se un provvidenziale decreto di gennaio non avesse stabilito che le commissioni chieste dall’intermediario devono ridursi in modo tale da non farlo andare sotto zero. In ogni caso, anche se l’inflazione è minima (il tasso di marzo è allo 0,1%), il rendimento reale non basta nemmeno a difendere il potere d’acquisto.

A dire il vero c’è ancora chi invidia i tempi di quando i Bot assicuravano tassi a due cifre, anche se l’inflazione ancora maggiore erodeva in maniera invisibile l’investimento. Si perdevano soldi, ma almeno c’era l’illusione. Adesso nemmeno quella: si perde meno, ma i rendimenti sono insignificanti a prima vista. Almeno fino a quando i tassi resteranno intorno allo zero è difficile pensare che qualcuno possa guardarli come investimento. Potranno servire come parcheggio di liquidità, considerato che danno ancora qualche centesimo in più rispetto ai conti correnti, o per evitare le tasse di successione, ma di certo non possono interessare più chi dai titoli di Stato si aspetta un reddito aggiuntivo.

Eppure secondo un’analisi di Prometeia, nel 2014 quasi il 45% della ricchezza finanziaria degli italiani (non si considerano gli immobili), poco più di 4 mila miliardi (una stima leggermente più alta di quella elaborata da Bankitalia) , era parcheggiata in liquidità o obbligazioni, che ormai assicurano rendimenti minimi. Le previsioni sono di un ulteriore calo del peso dei bond, che scenderanno nel 2017 al 10,4% dal totale, rispetto al 21,2% di dieci anni prima. Cresceranno invece strumenti gestiti e azioni, che passeranno dal 56,6% al 67,2%. Questo farà perdere un po’ la specificità italiana, avvicinando il portafoglio degli investimenti delle famiglie alla media europea, ma richiederà un cambiamento di mentalità: per avere un minimo di rendimento sarà necessario assumere qualche rischio in più. E i risparmiatori non sono pronti a questo nuovo scenario, perché la stessa Prometeia stima che tra tre anni sarà comunque ancora al 40% la quota di ricchezza delle famiglie allocata in investimenti a rischio minimo (e pari rendimento), tra liquidità e obbligazioni.

Con il costo del denaro ai minimi storici, non solo in Europa, e un’inflazione zero si sono adeguati al ribasso anche i titoli di Stato e le obbligazioni societarie. In una situazione internazionale che vede sempre maggiore liquidità in circolazione, si è aggiunto l’inizio del quantitative easing che comporta 60 miliardi di euro ogni mese in cerca di allocazione e allo stesso tempo una riduzione degli spread che riduce l’appetibilità dell’investimento obbligazionario.

In prospettiva il denaro si sta dirigendo verso Piazza Affari: questo ha portato ad un rialzo delle quotazioni e un ritorno d’interesse per nuovi collocamenti e per le prossime privatizzazioni (Poste Italiane nel secondo semestre, quindi Ferrovie dello Stato e Enav). C’è però un rischio: quello di una bolla speculativa.

 

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa