Nuova operazione a tutela della fauna selvatica del Nucleo ittico venatorio della Polizia provinciale di Bergamo, coadiuvata dalla vigilanza volontaria venatoria, che ha individuato nella località Prati / zona industriale di Villongo un autore di atti di bracconaggio. All’interno di un bosco, seminascosta tra la vegetazione, gli agenti hanno trovato una gabbia-trappola in ferro, di grandi dimensioni, attivata per la cattura di cinghiali. A circa 150 metri di distanza, in una radura ricavata all’interno della vegetazione arborea, era attivato un grosso impianto di cattura per avifauna costituito da una rete del tipo a tramaglio lunga 35 metri, disposta in forma circolare. A supporto dell’attività, a fini di richiamo, erano posizionati una voliera e una serie di gabbie contenenti uccelli da richiamo di specie protetta.
Il responsabile, un sessantenne di Villongo, ha tentato la fuga ma è stato immediatamente fermato dagli agenti appostati sul luogo. Gli sono stati contestati l’esercizio di caccia in periodo di divieto generale, l’uccellagione, la detenzione e cattura di avifauna di specie protetta, la caccia con mezzi vietati. Si tratta di violazioni tutte sanzionate penalmente dall’art. 30 lett. A-E-H della legge 157/92. Gli ulteriori controlli hanno permesso di recuperare, all’interno del frigorifero, altri uccelli di specie protetta frutto dell’attività di uccellagione. I mezzi vietati e l’avifauna – esemplari appartenenti alle specie pettirosso, balia nera, passera scopaiola, tordo bottaccio, merlo, fringuello, verdone, lucherino e cinciallegra – sono stati sequestrati; parte di questa era in condizioni di essere liberata sul posto, la restante consegnata al Centro Recupero Animali Selvatici di Valpredina di Cenate Sopra per il recupero e la successiva liberazione in natura. La rete è stata consegnata presso la Procura della Repubblica di Bergamo, la gabbia in ferro distrutta e smaltita. La violazione alla norma nazionale sulla tutela della fauna selvatica come la cattura (uccellagione) e la detenzione di specie protette, nonché l’uso di mezzi di caccia vietati, aggravata dal periodo vietato, comporta a carico dei trasgressori sanzioni penali con la sospensione e la revoca della licenza di caccia oltre al pagamento di sanzioni pecuniarie. “La fauna selvatica – dichiara il consigliere alla Polizia provinciale Mauro Bonomelli – è patrimonio della collettività, un bene comune da proteggere e di cui fruire nel rispetto delle regole a beneficio della natura, del territorio e per le generazioni future. Il Nucleo ittico-venatorio della Polizia provinciale di Bergamo prosegue l’attività di prevenzione e repressione dei reati di bracconaggio a beneficio del territorio orobico; per eventuali segnalazioni di attività illecite è sempre attivo il Numero Verde 800.35.00.35 della Sala Operativa della Polizia provinciale”.