Bonicelli (Giovani Ascom): 
«Obiettivo collaborare con l’Università» 

Bonicelli (Giovani Ascom): «Obiettivo collaborare con l’Università» 

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nella foto: Luca Bonicelli (a sinistra) con il suo predecessore Ettore Coffetti

Sono la dimostrazione che un futuro per il commercio c’è. Che le nuove generazioni, spesso rappresentate senza prospettive e spazi d’azione, si sanno costruire un proprio percorso, personale e al passo con i tempi. I giovani imprenditori sono prima di tutto questo per il nuovo presidente del Gruppo Ascom Luca Bonicelli, eletto dall’Assemblea per il rinnovo delle cariche lo scorso 11 febbraio. Classe 1974 (compirà 39 anni a fine febbraio), titolare di una salumeria-gastronomia a Villa d’Ogna, fa parte del Direttivo dei Giovani sin dalla costituzione (avvenuta nel 2005), nel primo mandato come consigliere e nel secondo con la carica di vicepresidente. Sposato, con due figli, è anche consigliere della Banca di Credito Cooperativo Valle Seriana. Raccoglie il testimone di Ettore Coffetti, alla guida del Gruppo nei primi otto anni di vita.
«Credo che il Gruppo possa recitare un ruolo importante di testimonianza e guida per l’evoluzione del settore – afferma -. Ed è questo aspetto che mi piacerebbe sviluppare nel corso del quadriennio. Sino ad ora siamo stati visti più che altro come i promotori dell’evento solidale. Intendiamoci, è un’iniziativa che fa parte della nostra storia e che continueremo a proporre, ma ora, dopo la fase di avvio e consolidamento della nostra organizzazione per la quale tutti dobbiamo ringraziare Ettore Coffetti, si può pensare anche ad alzare l’asticella degli obiettivi». Che cosa ha in mente? «Vorrei fare in modo che il Gruppo si aprisse al territorio – spiega -, instaurare collaborazioni con l’Università, con le scuole, ma anche andare a “scovare” giovani imprenditori che con le loro esperienze possano essere di esempio. È un percorso in due direzioni. Da un lato incontrare chi ancora sta studiando e magari riuscire a trasmettere il senso di un lavoro come il nostro, offrire uno spunto in più su cosa fare del proprio futuro, dall’altro crescere noi stessi grazie al confronto con altre storie imprenditoriali o con momenti di approfondimento e formazione».
Bonicelli è un convinto sostenitore dell’importanza di incontrarsi e scambiare visioni. «Un valore aggiunto del Gruppo Giovani – rileva – è il fatto che è trasversale, abbraccia cioè diversi settori del terziario. Ciò permette di uscire dagli schemi con cui si è abituati a leggere la propria attività e di trovare, magari proprio adottando un diverso punto di vista, nuove idee e soluzioni. Questo fatto sarà ulteriormente potenziato – annuncia – con la creazione di un coordinamento tra i Gruppi Giovani delle diverse associazioni di categoria bergamasche, che condividiamo appieno e sul quale ci stiamo già attivando».
Nelle sue parole ci sono tutto l’entusiasmo e la positività – davvero rare di questi tempi – di chi ha abbracciato una professione nella quale crede. «I problemi ci sono, oggi più che mai, ma quello che ho imparato e vorrei riuscire a trasmettere – dice il nuovo presidente – è che fare l’imprenditore significa capire che l’attività avrà sempre alti e bassi, che occorre trovare la forza e la convinzione per rialzarsi mille volte. Nell’immaginario comune l’imprenditore è chi può permettersi una bella auto. Questa è la debolezza di fondo di chi pensa di mettersi in proprio, perché non considera invece che il vero patrimonio dell’impresa è l’impegno che vi si dedica ogni giorno, spesso lavorando dalle cinque del mattino a tarda sera. È questo il valore su cui può crescere la nuova imprenditorialità. Se ci sono queste premesse ci potrà sempre essere un domani per le attività commerciali e del terziario. Non significa per forza crescere di dimensione, un giovane potrà ampliare l’albergo di famiglia o decidere di tenere poche stanze ma di rinnovare le modalità dell’accoglienza, l’importante è capire dove ci sono le possibilità e ritagliarsi uno spazio per lavorare». Non riesce ad essere negativo nemmeno di fronte alla moria dei piccoli negozi, tanto nei piccoli centri (e lui è un bell’esempio di chi resiste) quanto in città: «Sono le piccole attività che sostengono il tessuto sociale, non potranno scomparire».
Ed è pronto a ribaltare la prospettiva anche in tema di passaggio generazionale. «Sembra che il fatto che i figli dei commercianti non vogliano proseguire l’attività dei genitori sia naturale, che le cose debbano sempre e per forza andare così – fa notare -. Tenendo come premessa la libertà di ciascuno di scegliere la propria strada, credo che si debba almeno riflettere su questo fenomeno. Magari è perché i padri hanno trasmesso solo l’idea del sacrificio o perché non si comprende che fare l’ingegnere è altrettanto impegnativo e faticoso. È davvero un peccato che l’esperienza e la tradizione vadano perse anche solo per dei pregiudizi, perché non c’è una visione chiara di ciò che significa fare l’imprenditore nei nostri settori». Proprio su questo argomento si concretizzerà una delle nuove iniziative del Gruppo, Bonicelli ha infatti intenzione di promuovere entro il primo anno di mandato un convegno sul passaggio generazionale.
«Un altro obiettivo, a breve termine, – ricorda – è il potenziamento dell’informazione e della comunicazione, sviluppando la nostra presenza on line con il sito ed i social network e dando risalto a tante notizie che magari sfuggono, come finanziamenti e iniziative rivolte espressamente ai giovani». «Proprio perché credo nel confronto – conclude -, mi piacerebbe che tutto il Gruppo lavorasse, che ogni componente del Consiglio si prendesse in carico qualche aspetto da sviluppare. Se devo essere sincero, la definizione di “presidente” è fin troppo altisonante per come intendo il mio ruolo. Naturalmente mi fa piacere aver ricevuto questo incarico, ma mi piacerebbe più essere il portavoce di tutte le idee ed i progetti che nasceranno all’interno del Gruppo».    

IL PROBLEMA
La criticità di fondo, secondo Bonicelli, di chi si affaccia nel mondo dell’impresa è la mancanza di quella che definisce “etica dell’imprenditorialità”. «Un imprenditore non è bravo per ciò che ha – dice -, ma per l’impegno che mette nelle cose che fa, per la capacità di portare avanti un progetto, la consapevolezza che non c’è mai una ricetta sicura e si può sbagliare 3mila volte».

IL PROGETTO
Un convegno sul passaggio generazionale entro il primo anno di mandato. «Il fatto che i figli non continuino l’attività dei genitori deve far riflettere. Magari è perché i padri hanno trasmesso solo l’idea del sacrificio o perché non si comprende che fare l’ingegnere è altrettanto impegnativo e faticoso. È davvero un peccato che l’esperienza e la tradizione vadano perse anche solo per dei pregiudizi».

LA SFIDA
Ovvero il sogno, il grande obiettivo. «I giovani sono la parte più vivace della società e devono dare lo slancio, mi piacerebbe che Giovani dell’Ascom potessero essere riconosciuti un giorno come una guida da parte di chi vuole aprire un’attività, un punto di riferimento e un aiuto».