Dopo la firma dello scorso martedì, all’università di Milano Bicocca, a sigillo della nascita dell’International Medical School, ieri i promotori del nuovo corso di laurea si sono dati appuntamento all’ospedale di Bergamo. Il Papa Giovanni XXIII darà agli studenti la possibilità di frequentare da subito le corsie e, come ha ricordato il direttore generale Carlo Nicora, metterà a disposizione “un ospedale ad alto tasso di tecnologia, in grado di curare tutte le patologie, uno spaccato realistico delle risposte che oggi la medicina e l’assistenza possono offrire ai bisogni di adulti e bambini, sia nelle malattie più diffuse sia nelle sindromi rare. Un ospedale dove lavorano professionisti che non sono solo ottimi clinici, ma anche ricercatori di grande valore, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, con grande esperienza nel “training on the job”, l’imparare facendo”. Per avere, in cambio, “giovani motivati, curiosi, provenienti da realtà anche molto diverse fra loro, capaci di stimolarci a mantenere quell’orizzonte internazionale che finora ci ha contraddistinto”. Cristina Messa, rettore dell’università di Milano Bicocca, ha precisato che si tratta di “un corso internazionale non solo nella lingua, ma nel piano didattico e in partnership con un ateneo inglese. Puntiamo a una formazione fortemente integrata: oggi per un medico è fondamentale essere autonomo nella comprensione e nella gestione dei dati, per la ricerca ma soprattutto per la medicina traslazionale, al letto del paziente. E poi vogliamo che i ragazzi crescano in ospedale, con un approccio problem solving”.
Il rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini ha sottolineato come la nascita dell’IMS sia strategica per l’ateneo cittadino: “La creazione dell’International Medical School è uno snodo strategico per la nostra Università, un risultato di un lungo lavoro di squadra che comprende collaborazioni di primaria importanza con l’Università Milano Bicocca e quella inglese del Surrey. L’avvio di questo progetto inoltre conferma la nostra volontà di continuare a investire sul territorio bergamasco con iniziative di altissimo profilo scientifico e tecnologico, in collaborazione con Ospedale Papa Giovanni. International Medical School infine è un ulteriore impegno che come Università abbiamo deciso di sostenere investendo e consolidando l’offerta formativa nell’area salute, già avviato con l’apertura del corso di Ingegneria Medica”. Max Lu, Vice cancelliere dell’Università del Surrey, ha presentato l’ateneo inglese, un’università di medie dimensioni a sud di Londra, segnalato nei ranking di settore tra le prime dieci migliori Università britanniche. “Dobbiamo unire le nostre eccellenze – ha ribadito – per far partire questo progetto, che punta a formare medici capaci di lavorare utilizzando i dati, la tecnologia e la conoscenza”. La presenza del sindaco Giorgio Gori ha voluto evidenziare l’impatto dell’iniziativa sulla città e le aspettative del territorio. “Questo è un giorno importante per Bergamo, che ha investito negli anni in conoscenza e salute raggiungendo grandi risultati. Si conferma la vocazione del territorio all’internazionalizzazione, di cui Università e aeroporto sono stati i motori principali, ma anche la vocazione alla ricerca, all’innovazione e al sapere scientifico. Ci aspettiamo che questa iniziativa aiuti Bergamo ad essere una città di giovani”.
IL CORSO DI LAUREA
L’International Medical School (IMS) rappresenta una sfida di alto livello che l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università del Surrey, l’Università di Bergamo e l’ASST Papa Giovanni XXIII hanno raccolto. La mission condivisa dai quattro partner è concorrere alla formazione di una nuova figura professionale di alto profilo. Tale finalità ha consentito l’alchimia grazie alla quale esperienze didattiche diverse si sono integrate per proporre nuovi percorsi, nel pieno rispetto delle esigenze ordinamentali italiane e inglesi. Alla base la convinzione che il medico del futuro non debba acquisire solo solide capacità scientifiche e tecnologiche, ma debba sviluppare diverse sensibilità dimostrando attenzione al contesto sociale in cui i pazienti sono inseriti ed empatia nei confronti dei propri assistiti. La figura che IMS si prefigge di plasmare deve avere un approccio multidisciplinare e olistico, essere aperta a nuove esperienze terapeutiche, saper collaborare e lavorare in squadra, pur sviluppando un pensiero critico autonomo, deve dimostrare un’attitudine alla cura assistenziale verificandone la qualità, in un’ottica di costante miglioramento.
Dall’anno accademico 2017/18, ogni anno, circa 30 studenti internazionali, motivati all’eccellenza, saranno selezionati grazie a un test in lingua inglese. I prescelti avranno a disposizione 6 anni di didattica innovativa per sviluppare una propria autoconsapevolezza, condividendo idee e partecipando attivamente per individuare soluzioni ai problemi medici che saranno loro proposti durante le lezioni di pratica medico-diagnostica. Il PBL (Problem Based Learning), ossia l’apprendimento basato su problematiche di casi clinici reali, fornisce un nuovo sistema di insegnamento che è il leitmotiv didattico di questo corso di studi. Piccoli gruppi di studenti saranno in tal modo coinvolti, sollecitati e responsabilizzati al proprio processo di apprendimento.
Il contatto diretto con i pazienti e il tirocinio ospedaliero saranno inoltre strumento di apprendimento delle maggiori aree fisiopatologiche suddivise in 7 percorsi: cardiovascolare, onco-ematologico, locomotorio, digestivo, renale e urologico, ostetrico-ginecologico e pediatrico e delle neuroscienze. Durante il primo anno si gettano le basi scientifiche su cui costruire gli anni successivi e, oltre all’uso delle tecnologie dell’informatica e dell’ingegneria, si apprende l’atteggiamento critico necessario all’analisi dei dati, si approfondisce la lingua inglese o italiana, a secondo della nazionalità dello studente, e si affrontano temi relativi all’etica e alla legislazione medica, oltre che all’economia sanitaria. Attività di laboratorio affiancheranno le lezioni teoriche di chimica, biologia cellulare e molecolare, fisica medica, biochimica, anatomia, istologia, genetica e si svolgerà già un primo periodo di praticantato. Fin dal secondo anno l’approccio clinico e l’uso del laboratorio sono gli strumenti di studio dei processi fisiologici e fisiopatologici. Biostatistica, fisiologia umana, immunologia, microbiologia e virologia, patologia e medicina, farmacologia, scienze comportamentali e competenze di comunicazione, diagnostica 1, pratica clinica 1, salute e società sono alcuni dei corsi proposti, che affiancheranno lo studio di casi clinici (PBL). Non solo la pratica medica si avvarrà degli appositi manichini per lo studio della semeiotica, ma, il secondo semestre sarà caratterizzato da una ulteriore novità didattica: piccoli gruppi di studenti, affiancati da tutor studieranno i casi clinici di maggior rilevanza per i diversi apparati, presso strutture di medicina di gruppo in cui trovano sede alcuni ambulatori di medici di base.
Durante gli ultimi tre anni gli studenti affronteranno le “cliniche mediche” attraverso le figure chiave dei tutor didattici che li supporteranno e guideranno, suddivisi in piccoli gruppi di studio, nelle discussioni, nell’analisi e nelle risposte terapeutiche dei casi loro sottoposti. Appare evidente il salto qualitativo che si vuole imprimere alla didattica, complice il clima internazionale in cui un piccolo gruppo di studenti selezionati potrà essere formato, curando i vari dettagli degli aspetti scientifici, deontologici, umani e psicologici che sono alla base dell’esercizio della professione medica.