Rapina in gioielleria a Seriate
La solidarietà e l’allarme dell’Ascom

Un altro episodio di cronaca riaccende l’attenzione sul problema sicurezza nelle attività commerciali. Il titolare della Casa dell’Orologio, nella centralissima via Italia a Seriate, è finito in ospedale dopo essere stato aggredito con calci e pugni da tre rapinatori che hanno assaltato il negozio martedì mattina appena dopo l’apertura e se ne sono andati svuotando la cassaforte. Esprimendo solidarietà all’imprenditore e ai suoi collaboratori, il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti ribadisce l’importanza del problema. «È un fatto gravissimo, anche perché avvenuto in pieno giorno e nel pieno centro di Seriate – ha sottolineato –. Siamo solidali con le persone coinvolte e nello stesso tempo ribadiamo la nostra di fiducia e piena collaborazione alle Forze dell’Ordine con le quali da tempo abbiamo consolidato un’azione di prevenzione».
Malvestiti rilancia così l’appello a difesa dei negozi presenti sul territorio: «È necessario agevolare e incentivare l’utilizzo dei sistemi di sicurezza passivi come le telecamere, accrescendo la prevenzione attraverso la collaborazione con le forze dell’ordine, perché i nostri negozi sono presidi sociali».
Collaborare con le istituzioni per favorire la sicurezza dei commercianti rappresenta uno degli obiettivi più importanti dell’Ascom. «La sicurezza è uno dei bisogni primari delle persone, soprattutto per coloro che, come gli esercenti, svolgono il loro lavoro sulla strada e sono più esposti agli attacchi della criminalità – spiega Malvestiti -. Il commerciante non teme la violenza solo per ragioni di ordine economico ma anche, e soprattutto, di carattere umano. Nel negozio, a seguito di rapina, possono subire violenza fisica e psicologica tanto lui quanto i suoi familiari, dipendenti e clienti, persone alle quali egli è strettamente legato affettivamente. E questo oggi è accaduto. Occorre ristabilire un clima di fiducia e di moderato ottimismo intorno all’esercizio delle attività commerciali e tutti gli strumenti sono validi se prevengono i reati e riducono i rischi della violenza».


Liste Ubi, raccolte le firme
ora scattano le procedure di verifica

Numeri alle fine confermati; quasi 900 per la lista istituzionale capeggiata da Andrea Moltrasio, 700 tondi per la compagine del professor Andrea Resti, "Ubi Banca Popolare!" e circa 700 per "Ubi Ci Siamo" di Giorgio Jannone. Giornata da “redde rationem” numerica quella di lunedì 25 marzo per la presentazione dei sottoscrittori delle tre liste in lizza per il rinnovo dei vertici Ubi, in programma il 20 aprile alla Fiera di Bergamo. Un quorum, quello delle 500 firme, ampiamente superato che ha rappresentato molto più di un atto formale. Come se, simbolicamente (ma non troppo) oltrepassare quel limite, le Colonne d’Ercole dell’azionariato a sostegno, fosse considerata già una “misurazione”, una cartina di tornasole delle forze in campo. Una specie di “primarie” dei soci della banca con una necessaria puntualizzazione: solo il 29 marzo la procedura di verifica delle firme (e dunque la loro validazione) si potrà dire conclusa. Da qui a venerdì dovrà essere infatti presentata la documentazione che attesti la titolarità delle azioni bloccate dal depositario ed il "tagliando” di ammissione all’assemblea. Senza questo corredo previsto dalle norme vigenti in tema societari, istituzional-bancario, infatti, le firme, seppur fatte in presenza di un notaio, non valgono nulla. Intanto la vicenda assume toni appassionanti tra interviste, assemblee varie e presenzialismi in vari ambiti.
Tuttavia, al consueto convegno annuale dei pensionati Bpb, al Seminarino di Bergamo, non si è visto il direttore generale Giuseppe Masnaga. Un’assenza “storica”, dal momento che nell’ annuale convention la presenza dei principali vertici della prima banca rete di Ubi è di rigore. In realtà Masnaga risultava in ferie. Periodo di vacanza che sembrerebbe essersi prolungato. Assenza tattica dopo i rumors di un suo coinvolgimento nella compagine guidata dal bocconiano Resti? Attivismo quello di Masnaga, che anche l’ex onorevole Jannone, dalle colonne del Corsera di Bergamo, cita neanche troppo velatamente. Una dichiarazione sua, quasi da calcio mercato: “Nonostante la sua (di Masnaga) vicinanza alla terza lista, mi piacerebbe averlo in squadra, se vincessi io”.
Donatella Tiraboschi


I Giovani Imprenditori in campo
per progettare
la “Bergamo del futuro”

La firma dell'accordo. Da sinistra Daniele Lo Sasso, Cristian Vitali, Marco Bellini e Luca Bonicelli 

Fare sinergia e collaborare per sviluppare nuove progettualità da condividere con le istituzioni sui temi del lavoro, dell’impresa e del futuro della comunità, favorendo così lo sviluppo di politiche economiche e sociali per la Bergamo che verrà: è questa la mission che si è dato il Coordinamento Bergamo Giovani, varato nei giorni scorsi. Firmatari dell’iniziativa sono stati i presidenti in carica dei rispettivi Gruppi Giovani di quattro Associazioni bergamasche, ovvero Cristian Vitali (Ance), Luca Bonicelli (Ascom), Daniele Lo Sasso (Confartigianato) e Marco Bellini (Confindustria). Il Coordinamento è aperto all’adesione di tutti gli altri Gruppi Giovanili di Bergamo, già costituiti o che si costituiranno, che operano nel campo della rappresentanza d’impresa, delle libere professioni, dell’Università e del Terzo settore.
Il neonato Coordinamento non prevede in alcun modo la fusione tra le associazioni coinvolte, ma nasce con l’idea di promuovere e coordinare progetti condivisi, nel rispetto degli specifici scopi già perseguiti da ciascun Gruppo aderente, favorendone l’attuazione e la massima divulgazione e ponendosi come interlocutore unico su questioni di particolare rilevanza nei confronti dell’Amministrazione pubblica e delle istituzioni locali, sociali ed economiche. Il coordinamento punta anche ad attivare relazioni di natura internazionale finalizzate alla crescita e allo sviluppo di vere e proprie reti e a promuovere forme di economia nuove ed efficienti, finalizzate all’incremento del tasso occupazionale, alla valorizzazione dell’ambiente e del territorio.
“Ritengo che al giorno d'oggi i problemi che le nostre aziende e il nostro territorio devono affrontare siano molto più complessi rispetto a solo qualche anno fa. Diventa quindi necessario fare sinergia e lavorare in gruppo in modo da mettere in rete competenze diverse e complementari al fine di ottenere risultati condivisi che possano avere delle ricadute positive per tutto il territorio – ha dichiarato Marco Bellini, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo -. “Credo quindi nel tavolo di coordinamento giovanile come strumento per l'accrescimento delle nostre competenze imprenditoriali tramite la mutua contaminazione e per il rilancio del territorio condividendo obiettivi comuni a medio e lungo termine”. In fase di lancio è il progetto “Let’s International”, che punta a promuovere un’internazionalizzazione di ampio respiro, “economica – ha precisato Bellini – ma anche culturale, legata alla promozione di un turismo evoluto, alla cultura dell'accoglienza in senso più ampio, che favorisca anche il turismo dei cervelli, grazie anche ad un territorio attrattivo e alla propensione all’interscambio culturale”. Nell’ambito del progetto, che prenderà il via entro la primavera per una durata complessiva di circa dieci mesi, sono previsti momenti formativi sui temi della globalizzazione, dei flussi di manodopera, del turismo, dell’internazionalizzazione e approfondimenti sulle opportunità offerte da Expo 2015. L’obiettivo è poi quello di elaborare un’agenda di proposte da presentare alle istituzioni locali.  
“Il tavolo di coordinamento deve essere non solo stimolo per i giovani nel fare impresa ma anche e soprattutto "buon esempio" nel fare rete, fare squadra tra i vari imprenditori della stessa area e con colleghi di associazioni diverse –  afferma Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’ Ascom di Bergamo -. Noi giovani dovremmo essere strumento per avvicinare al mondo del lavoro gli studenti, indipendentemente dal percorso scolastico, per "educare" al lavoro rendendo lo stesso "lavoro come cultura del fare”. E’ assolutamente necessaria, inoltre, un'attenzione al turismo, che non deve essere improvvisato, perché altrimenti da risorsa rischia di diventare  un grosso autogol. Dobbiamo imparare e guardare oltre i nostri confini. Per noi imprenditori del terziario è assolutamente necessario uscire dai soliti schemi che ci "imprigionano", perché guardare cosa succede al di fuori di casa nostra è di stimolo e di esempio”.
“L’iniziativa è un avvenimento importante, poiché suggelliamo l'inizio di un percorso che ci vedrà uniti nella formazione e nella creazione di contesti stimolanti per i giovani. Fin da subito ci siamo domandanti che cosa potesse attirare i nostri giovani a stare insieme e a vivere il nostro mondo della rappresentanza imprenditoriale. I temi che ne sono usciti abbracciano le nostre aziende, fatte di persone che si mettono in costante confronto con il territorio e le istituzioni – ha dichiarato Daniele Lo Sasso, presidente del Gruppo Giovani degli Artigiani -. Guardiamo all'Europa e al mondo non come terre da scoprire ma come ospiti nelle nostre città in previsione di Expo 2015 e di altre importanti manifestazioni. Siamo riusciti a superare le diverse provenienze  associative, mettendoci dalla parte dei giovani al fine di stimolare sani confronti che sfocino in progetti pragmatici, misurabili e tangibili. Siamo molto interessati  ad esempio all'argomento della Smart city, e sono sicuro che i prossimi gruppi di lavoro saranno orientati a capire come Bergamo possa evolversi per  rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più esigente e dinamica. Mi ritengo soddisfatto poiché i giovani artigiani non sono più rinchiusi nelle proprie botteghe manuali, ma sono attori sociali che sanno mettere in condivisione le loro esperienza e idee.  Avevamo una necessità di fare sinergia, ci siamo allineati, abbiamo creato contesti e ora progettiamo il nostro presente per concretizzare un futuro sostenibile”.
“Sono molto soddisfatto dell’intesa raggiunta. Un risultato importante, il frutto di un’intensa attività di collaborazione e condivisione degli obiettivi, portata avanti dai nostri Gruppi in quest’ultimo anno. Viviamo un particolare momento congiunturale, dove manca una visione univoca e condivisa, dove la competizione non è più tra economie ma tra territori – ha dichiarato Cristian Vitali, presidente dei Giovani Ance Bergamo -. Unire le idee e gli sforzi e fare sistema è oggi più che mai necessario e strategico per lo sviluppo del nostro Territorio, attraverso la semplificazione, la valorizzazione delle attività e la promozione di forme di economia nuove ed evolute. E’ per questo che è necessario portare avanti nuovi modelli di dialogo e concertazione, ed in tal senso il coordinamento Bergamo Giovani ne è l’esempio.”


«Inaccettabile che le imprese muoiano
per colpa di uno Stato che non paga»

Nella foto il presidente di Confcooperative Bergamo, Giuseppe Guerini

Lo sblocco dei 40 miliardi che lo Stato deve alle imprese, la burocrazia troppo macchinosa, la frammentazione del sistema produttivo locale: sono solo alcuni dei nervi scoperti di questo 2013 iniziato da pochi mesi e Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo, non usa giri di parola nel commentare il capitolo dello sblocco dei crediti alle imprese: «Il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione è uno dei punti da risolvere più urgentemente ma non sembra che le decisioni del governo tengano pienamente conto della gravità della questione: le imprese muoiono sotto il peso di un credito maturato da mesi, in alcuni casi da oltre un anno e il governo risponde con annunci di decreti e misure che non sono esecutivi da subito». «Pensavamo – prosegue Guerini – che la manifestazione dei sindaci dell’Anci dello scorso 21 marzo  a cui tutto il movimento cooperativo aveva espresso l’appoggio per richiedere una soluzione al problema del ritardo dei pagamenti mettesse l’acceleratore all’azione di Governo che deve rendersi conto che le richieste che arrivano da cooperative e imprese non sono un falso allarme, ma una richiesta di emergenza, senza se e senza ma. La cifra annunciata di 40 miliardi, pur avendo la sua importanza, rappresenta meno di un terzo della montagna dei debiti accumulati dalla PA e spalmata su due annualità, per quanto utile non è risolutiva, perché risponde a esigenze immediate con tempi che potrebbero essere più lunghi della capacità di tenuta delle imprese».
Tutta colpa degli enti pubblici?
«Assolutamente no. Il patto di stabilità dell’Unione Europea e quello degli enti locali devono essere rivisti: è necessario mettere in condizione gli enti locali di programmare i flussi finanziari ed escludere dal patto di stabilità interno le spese sostenute dai comuni per le politiche sociali che garantiscono i livelli essenziali di assistenza di cui all’art. 117 della Costituzione. Anche i Comuni virtuosi non possono pagare in tempo per non sforare i parametri del Patto. L’Ue sembra aver iniziato a prendere atto che bisogna mettere gli Stati in condizione di programmare i flussi finanziari e pagare i debiti alle imprese. Crediamo che il patto di stabilità debba essere intelligente, sostenibile, inclusivo. Ora occorre agire e agire presto».
Quali sono secondo lei i problemi principali per le imprese?
«Direi in primis l’eccessivo costo della burocrazia: il quadro normativo nazionale e regionale si presenta ancora molto complesso e l’entrata in vigore del Suap telematico, che avrebbe dovuto semplificare e consentire di “aprire un’impresa in un giorno”, in realtà si è rivelato una corsa ad ostacoli». Semplificare deve infatti consentire l’eliminazione di orpelli burocratici e adempimenti che richiedono passaggi ridondanti, abbreviare i tempi di attesa per avere risposte da parte delle Pubbliche amministrazioni, ridurre i costi e i vari diritti di segreteria: significa in sostanza rendere un procedimento amministrativo snello e facilmente fruibile a tutti i livelli». 
Il 2013 sarà l'anno della ripresa?  
«Ci sono segnali che fanno intravedere una timida ripresa che come sempre è trainata dalle imprese che esportano. Da questo punto di vista i dati di crescita dei prodotti e dei servizi dell'alta qualità del “made in Italy” sono esemplari e incoraggianti. La questione drammatica è che si rischia una ripresa "economica" senza però una ripresa del lavoro, sopratutto per l'Italia, dove sta esplodendo ulteriormente il dramma occupazionale».
Quali sono i nervi scoperti del sistema bergamasco? 
«Direi in prima istanza la frammentazione del sistema produttivo: per anni la nostra forza è stata l'imprenditoria diffusa ma serve un cambio di cultura e di strategia e agire di più nella direzione delle aggregazioni e del lavoro di rete per competere con l’estero perché abbiamo ancora un tessuto economico prevalentemente parcellizzato e legato ad un mercato interno. Un proverbio africano dice che “se vuoi arrivare primo corri da solo ma se vuoi andare lontano cammina in gruppo”: ecco perché insistiamo tanto sulla coesione territoriale e lo stiamo facendo nella rappresentanza con Imprese & Territorio: serve sempre più farlo nelle imprese, la collaborazione e la cooperazione sono il principale fattore competitivo. Ma serve anche un cambio culturale che va accompagnato».   
E i punti di forza?
«Grazie al lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto il dna bergamasco è fatto di laboriosità, sobrietà e un sistema istituzionale che è in gran parte affidabile grazie a realtà come la Banca Popolare  di Bergamo, il sistema delle Bcc e il Credito Bergamasco, l'aeroporto di Orio al Serio, l'Università, le grandi imprese che competono sui mercato globali, una Diocesi forte, autorevole, ricca di testimonianze di solidarietà. Un tessuto di impegno civico e sociale con associazioni di volontariato e cooperative sociali molto qualificato. Queste dotazioni di fondo sono la base su cui sono cresciute le imprese».
La sfida per essere competitivi? 
«La sfida principale è quella dello sviluppo competitivo: una strategia per “industrializzare” con azioni di sistema che sostengano la cooperazione tra imprese per promuovere una competitività di territorio. Il sistema della piccole e medie imprese non ha bisogno di modelli di sviluppo fondati sulla sola ricetta della crescita dimensionale ma deve essere accompagnato nella sua  crescita su assi strategici quali l’innovazione, l’ internazionalizzazione, la formazione e l’aggregazione, valorizzando il tessuto di impresa diffusa e cercando di qualificarlo. La nostra provincia è forse la più "densa" e competitiva "piattaforma" manifatturiera d'Europa. Questo patrimonio va difeso e qualificato». 
E sul rapporto banche-imprese?
«Nel programma di Imprese & Territorio il rapporto con il sistema del credito è uno dei punti focali: abbiamo avuto risposte positive per un lavoro da sviluppare insieme dalle principali realtà bancarie del territorio e dai Consorzi di garanzia fidi legati alle nostre associazioni. Siamo di fronte ad una pesante contrazione della disponibilità di denaro in circolazione e vi sono regole e meccanismi del credito che sono diventati eccessivamente astratti e rigidi, col rischio di "spersonalizzare" il rapporto tra banche e clienti. Il credito si basa essenzialmente su fiducia, rispetto, competenze: sono tre qualità che si maturano con tempi congrui e con impegno».  


Agenti di commercio, «La sfida è riportare
i giovani in questa professione»

La buona notizia è che la figura dell’agente di commercio continua ad essere ricercata dalle aziende mandanti e che il contatto personale e la possibilità di un servizio su misura non sono stati spazzati via da Internet che, in teoria, offrirebbe ai clienti la possibilità di trovare tutto ciò di cui hanno bisogno. La cattiva sono la crisi delle vendite, le difficoltà nel ricevere i pagamenti ed un generale appesantimento della gestione delle attività rispetto al passato. Se l’obiettivo di questi tempi è resistere, Massimo Bottaro, nuovo presidente del Gruppo degli Agenti e Rappresentanti di Commercio dell’Ascom, crede che rafforzare il confronto tra colleghi, promuovere informazione e formazione e raccordarsi con la Federazione nazionale e con le altre sigle sindacali sia la strada per migliorare le chance della categoria.
Classe 1967, da 23 anni agente plurimandatario nel settore termotecnico, da oltre 10 nel consiglio del Gruppo e dal 30 novembre 2012 nel consiglio nazionale della Fnarc Confcommercio, Bottaro riceve il testimone da Giuseppe Capurro, al vertice negli ultimi 15 anni. «Calano i volumi delle vendite ed i margini – rileva –, una doppia riduzione che erode significativamente le nostre provvigioni. Le eccezioni sono poche, per qualche settore in controtendenza o di nicchia o se si centra qualche bisogno del mercato. Per tutti però aumenta l’impegno perché, con l’introduzione da parte delle aziende di sistemi informatizzati, siamo coinvolti direttamente in parte della gestione e siamo chiamati a seguire tutti i passaggi fino all’incasso o al recupero del credito». Insomma, più lavoro e meno ricavi. E in più ci sono le spese, che non scendono. «Per il nostro settore sono soprattutto quelle legate all’auto – dice -, quelle per i software ma anche quelle della stampa, ora che i cataloghi sono forniti dalle aziende in formato digitale. E per chi ha anche un ufficio ci sono affitti e bollette. Siamo stati i primi a dotarci di smartphone e tablet, non per essere alla moda ma per guadagnare in efficienza e velocità ed è grazie a questi dispositivi che si può ora pensare se non altro ad organizzarsi con una struttura più leggera».
Le difficoltà della categoria sono evidenziate anche dal numero delle aziende, che in Bergamasca sono in calo costante, dai 2.690 nel 2008 a 2.556 nel 2012 per una flessione del 5%. «Il saldo è negativo – evidenzia Bottaro –, ma in queste cifre c’è, almeno secondo quanto ho potuto osservare, anche un elevato ricambio. Sono molte le attività che aprono e chiudono poco dopo, spesso si tratta di dipendenti ai quali l’azienda, di fronte alla crisi, propone di continuare a collaborare come agenti. Sono situazioni di ripiego e il più delle volte si abbandona dopo poco. I primi anni sono infatti i più difficili perché bisogna crearsi da zero la clientela, si fa tanta fatica e si raccoglie poco, mentre quando si ha raggiunto una certa esperienza e magari si è invecchiati insieme con i propri clienti sono loro che ti vengono a cercare». La contrazione delle attività non è però legata solo alla crisi. «Da tempo in Bergamasca mancano i giovani in questa professione – rileva il presidente -, non tanto per un problema di immagine, ma perché si sa che occorre lavorare molto ed i riscontri non sono immediati. Un ulteriore ostacolo è il fatto che ormai le aziende, per intercettare più bisogni, hanno ampliato la propria gamma di articoli e in pratica tutte hanno tutto. Si fa così più sfumata una delle prerogative dell’agente plurimandatario che è quella di comporre un proprio catalogo con mandati complementari di prodotti e le aziende che più possono rispondere alle esigenze della propria clientela».
Nonostante le difficoltà congiunturali e strutturali, Bottaro continua a ritenere attuale e strategico il ruolo dell’agente di commercio, un esperto al servizio delle aziende mandanti e dei clienti. «È un bel lavoro – afferma -, che va un po’ rivisto rispetto al passato perché sono cambiati gli scenari. Bisogna cercare di ottimizzare i costi e la selezione dei prodotti e centrare i clienti giusti». Un supporto importante viene dal fare gruppo. «Con il Consiglio direttivo – annuncia –, che conta alcuni volti nuovi, ci piacerebbe rinnovare l’interesse verso il confronto e la partecipazione, che in passato sono mancati forse perché le cose andavano bene e non se ne sentiva il bisogno. Vogliamo promuovere l’informazione e la formazione, funzionali anche a sostenere le nuove attività: dall’aggiornamento sui temi fiscali e contrattuali alle strategie su come vendere di più e meglio, passando per strumenti di carattere operativo come l’estensione a livello locale di convenzioni nazionali, che permettano di contenere le spese per i beni e i servizi incidono di più, il tutto rafforzando i rapporti con la Fnarc, ma anche con le altre sigle sindacali».

IL PROBLEMA
«Il problema è “starci dentro” – sintetizza Massimo Bottaro -, tra calo delle vendite e dei margini, che si ripercuotono in misura doppia sulle nostre provvigioni, e costi che si cerca in ogni modo di contenere, altrimenti non si guadagna»

IL PROGETTO
«Dare nuova vitalità al Gruppo, interpretando i bisogni della categoria e mettendo a disposizione alcune opportunità. La presenza nel Direttivo di alcuni nuovi consiglieri accanto a componenti storici punta è funzionale a questo obiettivo»

LA SFIDA
«Tornare a crescere nel numero, grazie all’ingresso di giovani, che assicurino il futuro di una professione che continua ad essere fondamentale nella filiera commerciale»


Ubi, la terza lista incassa
la firma di 700 sostenitori

Dopo il valzer dei nomi e delle liste, è il turno dei numeri: 900 e 700 sarebbero i sottoscrittori di due delle compagini in lizza per il rinnovo dei vertici Ubi, nella grande assemblea del prossimo 20 aprile alla Fiera di Bergamo. Il termine per la presentazione delle firme autenticate scade lunedì 25 marzo, alle 17, e solo allora si saprà esattamente la conta, ma exit poll numerici attendibili parlano di una cifra vicino al migliaio per la lista istituzionale, capeggiata da Andrea Moltrasio e di 700 firme a sostegno di Ubi Banca Popolare! Se le previsioni fossero confermate, per la compagine guidata dal professor Resti, si tratterebbe di un interessante viatico, di un incoraggiante bagaglio assembleare in considerazione, oltretutto, della rapidità con cui questa terza lista ha serrato le fila sui 18 nomi che la compongono. Più tranquillamente ha potuto veleggiare la lista di Moltrasio, mentre c'è curiosità per la lista di Giorgio Jannone "Ubi Ci Siamo" che dichiara di aver superato sia il tetto delle 500 firme sia l'attestazione dello 0,5 per cento del capitale, cioè quattro milioni e cinquecentomila euro.
Una seconda e ulteriore scadenza burocratica è fissata per il 29 marzo, venerdì (santo), quando dovrà essere presentata, tra le altre, la documentazione che attesti la titolarità delle azioni bloccate dal depositario. Nelle settimane a seguire continueranno o cominceranno, a seconda dei casi, le "grandi manovre". Ubi Banca Popolare! dovrà rompere gli indugi e uscire dalla dimensione di oggetto misterioso che l'ha contraddistinta, con nomi, idee e programma, ivi compresi tutti gli endorsement più o meno "ghost" che la impalcano. La lista "istituzionale" di Moltrasio, con l'appoggio del Comitato Bergamo popolare, proseguirà il giro delle "parrocchie": il 4 aprile sarà a Treviglio, terza tappa sul territorio (parola che è il mantra delle banche) dopo Vertova e Bergamo. Tra i mille accorsi al Centro Congressi, lo scorso 21 aprile, oltre ad un discreto numero di dipendenti di Ubi (il look del bancario è riconoscibile lontano un km) anche gli stati generali di Cl e della Cdo orobica, quasi al gran completo. Il neopresidente dell'operosa compagnia, Alberto Capitanio, seduto in quinta fila, continua a ribadire "un'equidistanza" dagli schieramenti, ma l'impressione è stata piuttosto quella di una certa vicinanza delle truppe "celestine" a Moltrasio e soci. Parecchi anche i rappresentanti del Pdl a cominciare dall'assessore all' edilizia del Comune di Bergamo, Tommaso d'Aloja che, con la sua domanda sui punti di forza e di debolezza di Ubi, ha dato il via alla messa cantata. Anche i successivi quesiti "telecomandati" posti da alcuni imprenditori (gli stessi che fanno parte del comitato promotore della serata) all'establishment sul palco, hanno conferito all'incontro una dimensione surreale. L'altra metà del mondo bancario, e cioè i clienti (e non solo quelli di Ubi) é arrabbiato nero e se, dalla platea si fosse alzata la voce di qualche correntista cui é stato negato un fido di poche miglia di euro o quella di un imprenditore costretto a rientrare nei conti e a licenziare i dipendenti, o quello ancora di un azionista che in cinque anni, dopo aver investito la liquidazione in azioni Ubi, non ha più nemmeno gli occhi per piangere, il film della serata sarebbe sembrato meno soap e più reality, per non dire tragedy.
Donatella Tiraboschi


Gelato e sapori bergamaschi,
vince il biscotto di San Pellegrino

nella foto: il vincitore, Marco Mangini, premiato da Giancarlo Timballo

Vince la Valle Brembana nella prima edizione del Concorso dedicato al gelato artigianale bergamasco, promosso dal Comitato Gelatieri di Ascom Bergamo nell’ambito delle iniziative organizzate per la Giornata Europea del Gelato Artigianale.
Il “biscotto di San Pellegrino” si è aggiudicato il primo e il secondo posto nel concorso dedicato ai prodotti specifici del territorio: latte, panna, frutta, verdura, vini, formaggi, dolci.
Il primo premio è stato assegnato a La gelateria di San Pellegrino Terme che ha realizzato un gusto dal titolo “Il biscotto San Pellegrino”. Giancarlo Timballo, presidente del Comitato Gelatieri di Fipe e Coppa del mondo di Gelateria, ha consegnato il premio – una coppa – al titolare Marco Mangini. Seconda classificata la Pasticceria Bigio sempre di San Pellegrino Terme con il “Biscotto Bigio”, che ha tra gli ingredienti oltre al biscotto tipico del comune della Valle Brembana anche mirtilli di Ornica 100% naturali e latte d’asina. Mentre il terzo posto è andato alla Gelateria Frigidarium di Bergamo che ha creato il gusto Sant’Alessandro con gli ingredienti del tipico dolce bergamasco “Polenta e Osei” (pasta di mandorle, crema alla vaniglia e variegato al cioccolato fondente 70%).
31 i concorrenti che hanno partecipato: 25 gelaterie e 6 studenti delle scuole alberghiere di San Pelegrino Treme e di Nembro. Tanti i gusti in gara, tutti frutto di sperimentazioni che hanno visto come ingredienti principali il Passito di Torre de’ Roveri, il Moscato di Scanzo, lo strachitunt, la polenta taragna, il Valcalepio, il melone di Calvenzano, la formaggella della Val di Scalve, il Branzi, il taleggio, la zucca, la birra e persino la Garibalda, la pagnotta creata dai panettieri bergamaschi.
A giudicare i concorrenti sono stati chiamati: Giancarlo Timballo, presidente Co.Gel-Fipe e Coppa del Mondo della Gelateria, Paolo Rota, chef del ristorante "da Vittorio" di Brusaporto, Pierpaolo Magni, docente membro dell'Accademia Italiana Maestri Pasticcieri, Beppo Tonon, maestro intagliatore e Campione 2006 della Coppa del Mondo della Gelateria e Elio Ghisalberti, critico enogastronomico; coordinati da Luciana Polliotti, giornalista e storica del gelato.
«Hanno vinto la sostanza e l’essenzialità – afferma Massimo Bosio, presidente del Comitato Gelatieri aderenti ad Ascom Bergamo –. Il concorso è uno strumento che permette di essere creativi ma chiede anche di essere concreti. È un modo per mettersi in gioco e far crescere la propria professionalità. Oggi si è sperimentato questo».
Le manifestazioni continuano domenica 24 marzo con 54 le gelaterie che distribuiranno coni al gusto “Fantasia d’Europa”, fior di latte variegato al cioccolato fondente con mandorle pralinate. Il prezzo di una coppetta di tale gelato sarà lo stesso in tutt’Europa: un euro.


Bandera assessore alla Sicurezza
“Coi risparmi si potenzia la polizia locale”

Dopo le dimissioni dell’assessore Cristian Invernizzi, eletto deputato, il sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, ha assegnato le deleghe alla Sicurezza e Protezione civile a Massimo Bandera (nella foto), leghista, attuale assessore all'Ambiente. La decisione è arrivata al termine dell’ incontro tra il primo cittadini, i segretari provinciali Pdl e Lega e i referenti dei gruppi di maggioranza del Consiglio e della Giunta comunale per discutere dell’assetto della Giunta.
“I fondi risparmiati per effetto della riduzione di un componente politico della Giunta – fanno sapere da palazzo Frizzoni –  verranno reinvestiti, unitamente ad un’ulteriore quota specifica di bilancio, in un significativo potenziamento sia di strutture che di personale della Polizia Locale”. In particolare si procederà in tempi stretti alla pubblicazione di un bando per l’assunzione di nuovi agenti da destinare ai nuclei dedicati alla sicurezza urbana nei quartieri, tenendo presente anche la possibilità di un incremento della vigilanza nella zona degli ex Ospedali Riuniti. Durante l’incontro è stata inoltre concordemente ribadita la stretta coesione tra le forze di maggioranza che ha contraddistinto questi primi quattro anni di mandato dell’Amministrazione Tentorio.


Confcommercio: “Imprenditori
sfiduciati e pessimisti”

Al Forum Confcommercio di Cernobbio, il 22 e 23 marzo, Confcommercio-Imprese per l'Italia, in collaborazione con Format Research, ha presentato i risultati di un'indagine sulle aspettative delle imprese per il 2013. Il sentimento prevalente sulla situazione economica del 2013 è sicuramente il pessimismo. Tra le principali emergenze da affrontare nell'immediato gli imprenditori indicano la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro, sulle famiglie, le politiche in favore dell'occupazione; per circa l'80% degli imprenditori l'emergenza economica si affronta facendo ripartire il credito alle imprese e i consumi; per l'80% delle imprese la strada per fronteggiare le emergenze del Paese passa necessariamente dal taglio dei costi della Pubblica Amministrazione e dei costi della politica; imprenditori divisi a metà tra ottimisti e pessimisti sulla capacità del nuovo Esecutivo, qualsiasi esso sia, di riuscire ad affrontare le priorità del Paese nei primi 100 giorni di governo.
Il clima di fiducia delle imprese
Le imprese non sono per nulla fiduciose sull'andamento dell'economia italiana nel 2013: il 42% ritiene che andrà peggio rispetto all'anno precedente, per il 52% andrà più o meno nello stesso modo, ossia "non bene", e soltanto il 6% pensa che in qualche modo la nostra economia migliorerà. Lo scarso clima di fiducia degli imprenditori riguarda sia la situazione della propria impresa che, ed è la prima volta che accade, la situazione economica della propria famiglia. Infatti, solo per il 12% degli imprenditori quest'anno l'andamento della propria impresa migliorerà rispetto al 2012. Il 60% ritiene, invece, che la propria impresa andrà come nel 2012 e circa il 28% che andrà peggio. Inoltre, un imprenditore su quattro afferma che la situazione economica della propria famiglia peggiorerà, per circa il 53% andrà come l'anno precedente e solo il 23% pensa che migliorerà.
Le priorità del Paese
Imprese, lavoro e famiglie sono le priorità del Paese da cui ripartire. Tra le principali emergenze a cui il nuovo Esecutivo dovrebbe dedicarsi in via prioritaria nei primi 100 giorni di governo gli imprenditori indicano il rilancio dello sviluppo economico del Paese. Ciò significa: riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro (per il 90,5% degli imprenditori), riduzione della pressione fiscale sulle famiglie (80,1%), politiche in favore dell'occupazione (72,1%). Per l'80% delle imprese la strada per fronteggiare le emergenze del Paese passa necessariamente dal taglio dei costi della Pubblica Amministrazione e dal taglio dei costi della politica (riduzione del numero dei parlamentari, abolizione dei rimborsi elettorali, abolizione delle province, riduzioni delle pensioni d'oro). Peraltro, oltre il 97% degli imprenditori pensa che la riduzione dei costi della macchina dello stato e della politica non solo è necessario, ma è anche possibile senza che ciò comporti necessariamente una riduzione dei servizi o comunque delle prestazioni ai cittadini.
L'emergenza economica e sociale
Fronteggiare l'emergenza economica per oltre l'80% degli imprenditori significa fare ripartire il credito alle imprese e per il 77% consiste nel fare ripartire i consumi. Circa il 70% delle imprese indica come priorità la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e la riduzione dell'Irap. Sei imprenditori su dieci sollecitano la necessità di una riduzione degli adempimenti burocratici a carico delle imprese. Per fronteggiare l'emergenza sociale e sostenere le famiglie, gli imprenditori indicano tra le priorità quella di evitare l'aumento dell'IVA (circa l'84%), la riduzione della pressione fiscale per le famiglie numerose (81%), l'abolizione dell'IMU sulla prima casa (78%), l'aumento delle pensioni più basse (68%), l'aiuto alle famiglie ad ottenere il credito per acquistare la prima casa (60%), il sostegno alla natalità (55%).


 “K-Idea Giovane”, Bergamo  premia l’innovazione degli under 30

Un nuovo progetto per scoprire, premiare e divulgare le idee e i progetti di innovazione dei giovani: questo l’obiettivo di K-Idea Giovane, l’iniziativa promossa dal Comune di Bergamo in collaborazione con Kilometro Rosso, con il supporto progettuale di Umanìa e il sostegno di Ubi-Banca Popolare di Bergamo. Il concorso, riservato a giovani nati tra il 1983 e il 1995, prende le mosse dall’iniziativa K-Idea, promossa a partire dal 2008 da Kilometro Rosso, ed è parte del progetto “BG-LOC: Bergamo Lab-Officine Creative”, voluto dal Comune di Bergamo e finanziato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù attraverso Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani).
“In palio – dichiara l’assessore Minuti, promotore del progetto BG-Loc – ci sono non solo tre borse di studio del valore di 2.500 euro l’una, ma anche la possibilità di divulgare presso un pubblico competente e possibili investitori le idee che saranno ritenute potenzialmente interessanti anche dal punto di vista imprenditoriale. In tempi di crisi questo progetto rappresenta una aiuto importante ai giovani per sviluppare start-up e creare lavoro”.
Mirano Sancin, direttore per lo sviluppo scientifico e l’innovazione di Kilometro Rosso, afferma “che K-Idea, lanciata da Kilometro Rosso fin dal 2008 come collettore di intuizioni, idee ed invenzioni, grazie al Comune di Bergamo apre ora una sezione dedicata esclusivamente al mondo giovanile per dare spazio e valorizzarne la creatività ed offrire nuove opportunità. Con questa iniziativa Kilometro Rosso consolida lo stretto rapporto di collaborazione con il Comune di Bergamo con il quale ha recentemente dato vita all’associazione Bergamo Smart City and Community e sostiene la candidatura della città quale Capitale Europea della Cultura 2019, a testimonianza che Kilometro Rosso rappresenta ormai una risorsa consolidata per la crescita del territorio e delle sua comunità”
Sono previste due categorie all’interno delle quali concorrere: da un lato le invenzioni di prodotti/processi/metodologie/servizi (come ad esempio modelli, prototipi, sistemi organizzativi …), dall’altro, secondo una tradizione che in Italia si sta rivelando all’avanguardia, la progettazione di sviluppo legata alle nuove tecnologie (come ad esempio programmi, applicazioni, software …). Per entrambe le categorie verranno privilegiate, nell’ordine, le proposte dedicate ai seguenti temi: “Bergamo Smart City”, Sostenibilità e risparmio energetico, Innovazione con ricaduta sociale/territoriale
All’interno di queste indicazioni di massima, il bando mantiene volutamente una struttura molto ampia e aperta, con l’obbiettivo di intercettare qualsiasi idea e spunto progettuale di interesse elaborato dai giovani anche al di fuori dei contesti accademici e di ricerca tradizionali.
Il termine ultimo per la presentazione delle idee è fissato entro il 10 maggio 2013, ma le idee potranno essere ufficialmente presentate a partire dal 14 aprile sul sito www.k-idea/giovane.eu. La presentazione dei progetti selezionati, a cura di una commissione scientifica, e la proclamazione dei vincitori avverranno all’interno di un evento pubblico che si terrà presso il Kilometro Rosso nei giorni 21/22 giugno.