7 imprese su 10 non trovano personale con competenze adeguate

7 imprese su 10 non trovano personale con competenze adeguate

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E tra i lavoratori,  prioritaria la qualità della vita, più importante della remunerazione

Enrico Betti

Resta ancora alto il numero di imprese in Bergamasca che sta cercando personale, nonostante il rallentamento dell’economia.  Tra i principali ostacoli nella ricerca, la scarsità di personale con le adeguate competenze, un vero e proprio problema rilevato dal 69% delle imprese. Centrale anche il tema della qualità della vita e la ricerca di un equilibrio tra tempo libero e lavoro: gli orari ritenuti pesanti  sono una difficoltà rilevata dal 29%. Sono queste alcune tra le principali evidenze rilevate dalla ricerca Ascom Confcommercio Bergamo- Format Research su “Personale e fabbisogni formativi”. L’Osservatorio rappresenta l’occasione per fotografare il tema nella sua evoluzione, mettendo a confronto il dato attuale con il biennio precedente. Emerge così come il problema della mancanza di competenze fosse tutto sommato non prioritario nell’immediata fase post pandemia, quando l’urgenza era quella di riorganizzare immediatamente il lavoro, quasi azzerato tra lockdown e restrizioni. Oggi invece la questione è centrale per le imprese e costituisce per il 69% il principale ostacolo nella ricerca del personale. Dal lato lavoratore restano alte le considerazioni legate alla qualità della vita e al benessere. Non è più o non è ormai solo un problema di denaro: gli orari pesanti e le mansioni ritenute poco attrattive costituiscono la prima e la terza motivazione per il rifiuto della proposta lavorativa. Le retribuzioni ritenute insufficienti (prioritarie per il 38,2% dei candidati nel 2022) sono importanti ma non così fondamentali: condizionano infatti il 22% delle scelte. “E’ un problema che sta condizionando pesantemente le nostre attività- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Se dopo il lockdown la mancanza di competenze adeguate non era così sentita, perchè era più urgente far ripartire le attività, ora l’assenza di profili adeguati rappresenta il principale ostacolo per 7 imprese su 10 che intendono ampliare il proprio organico. A cambiare è anche l’approccio al mondo del lavoro: oggi la qualità della vita e il benessere sono prioritari e arrivano a contare più della retribuzione. Bisogna focalizzarsi anche sul benessere dei lavoratori e sulla conciliazione tra tempo libero e lavoro”. A rendere  il mercato più selettivo è l’esigenza di incrementare la produttività del lavoro. “Per il 29% dei lavoratori gli orari di lavoro sono ritenuti pesanti- commenta Enrico Betti, responsabile Area Lavoro e Relazioni sindacali Ascom Confcommercio Bergamo- e da ciò emerge quanto sia prioritario tenere conto di tutti gli aspetti atti a favorire la conciliazione tra vita privata e professionale. Gli imprenditori sono disposti a pagare il personale più di quanto preveda il contratto collettivo. Un tempo ciò accadeva perchè si scatenava una sorta di competizione tra aziende, ora invece si cerca con una maggiore remunerazione di trovare il profilo adeguato”.

Personale e fabbisogni formativi

I dati della ricerca di questo autunno segnalano come le imprese che hanno effettuato ricerca del personale sono il 42,8% delle imprese del terziario orobico, in calo dello 0,3% rispetto allo scorso semestre, ad aprile 2023. Pur poco meno di una su due, quindi, sono ancora molte le imprese che necessitano di nuovo personale.  Il 58,2% segnala delle difficoltà nel reclutare personale, in crescita del 5,2% rispetto allo scorso semestre quando erano il 53,0%.  Le imprese che incontrano molte difficoltà sono cresciute dal 30,8% al 37,0% con + 6,2% dato di crescita più alto. Tra le motivazioni delle difficoltà dichiarate dalle imprese spicca la mancanza delle competenze richieste che arriva al 69,0%, al primo posto dal lato azienda.  Seguono: orari ritenuti pesanti (29%), retribuzione ritenuta insufficiente(22%) e mansioni di lavoro ritenute poco attrattive (18%). Non manca la concorrenza delle altre imprese del settore ( 17%).

Uno sguardo sul medio periodo dopo la pandemia

Dall’analisi dei dati relativi agli ultimi due anni (confrontando la  ricerca di ottobre di quest’anno  con gli stessi periodi del 2022 e  del 2021),emerge come la grande ricerca di personale è avvenuta soprattutto a partire dall’autunno 2021, post pandemia, quando le imprese si organizzavano per la ripresa dopo le restrizioni legate all’emergenza sanitaria. In quel momento a cercare nuovo personale era ben il 34,7% delle imprese. Un dato destinato a salire ulteriormente,  tanto che nell’autunno 2022 il numero delle imprese in cerca di personale era il 45%. La prima lieve battuta d’arresto arriva ora, al 42,8%, con i primi rallentamenti registrati in estate. Le imprese che hanno incontrato molta difficoltà nel reclutare sono salite dal 12,6% dell’autunno 2021 al 35% nell’autunno 2022, fino a crescere ulteriormente al 37%. Le imprese che incontravano abbastanza difficoltà sono scese dal 47,6% dell’ottobre 2021 al 21,0% dell’autunno 2022, dato in linea con il 21,2% attuale. Le imprese che incontravano poche difficoltà sono salite dal 39,8% nel 2021 al 44,0% nel 2022 al 41,8% nel 2023. Osservando le motivazioni addotte dalle imprese si nota come la mancanza di competenze dei candidati, che non era poi così allarmante nel 2021, si è trasformata nel vero problema per le imprese (nel 2021 era rilevata dal 26,9% delle imprese, nel 2022 dal 57,1%, nel 2023 dal 69%). Allo stesso modo, gli orari di incarico ritenuti pesanti, motivazione che portava il 24% dei candidati a rifiutare il posto, sono sempre più dirimenti per chi cerca lavoro, rappresentando il principale ostacolo nella ricerca di personale (29%). Le mansioni ritenute poco attrattive, al 32,0% nel 2021 sono scese al 14,3% del 2022 e risalite al 18,0% nel 2023.  La concorrenza delle imprese del settore, che rappresentava un problema per il 35% nella prima fase di riorganizzazione post pandemia nel 2021, è particolarmente sentita dal 17% delle imprese (dato in linea con l’autunno del 2022). La distanza dal luogo di lavoro e abitazione é un problema per il 7%  (dato sceso nell’ultimo anno, quando con i rincari energetici era per il 9,5% un ostacolo nell’assunzione di nuovo personale).

L’impatto sul business

L’impossibilità di impegnarsi nell’innovazione di servizio (30,9%) e una riduzione dei ricavi (24,4%) costituiscono gli effetti più gravi della difficoltà nel reclutare le figure ricercate (dati ottobre 2023, in base all’indagine effettuata tra il 58,2% di imprese che incontrano difficoltà nella ricerca del personale). Seguono:  il mancato ampliamento delle attività con nuove sedi (20,8%) e la rinuncia all’estensione dell’orario di apertura (13,8%).