Un anno col fiato corto, il bilancio
e le ricette delle Associazioni di Categoria

Si chiude l’anno che ha messo a più dura prova e sotto stress le imprese di ogni settore. Le principali associazioni di categoria del territorio tracciano un primo bilancio di quest’ultimo scampolo del 2012 e dettano alcune linee per avvicinare l’uscita dalla crisi, all’indomani di una crisi di governo che non contribuisce certo a dare stabilità al Paese. In un momento in cui la tassazione è ai massimi livelli storici e non mancano nuovi sacrifici in termini di adempimenti e nuovi oneri, le associazioni che rappresentano le imprese invitano a reagire e a cogliere nuove possibilità di business tra le pieghe del sistema economico, puntando sull’innovazione e cercando nuovi spazi all’estero in un mercato interno ormai saturo.

Camera di Commercio
Malvestiti: «Aziende e consumatori sfiancati, serve una scossa»

Paolo Malvestiti, presidente  della Camera di Commercio, traccia un quadro pesante di un anno che ha messo a dura prova e sotto stress il tessuto imprenditoriale bergamasco: “Il bilancio è ancora più nero dello scorso anno e porterà alla chiusura di altre imprese del commercio e dell’artigianato. Le prospettive non sono delle migliori, anche se vi sono forti speranze nella ripresa che il presidente della Bce, Mario Draghi, ha annunciato per il 2013. Non aiutano la ripresa gli impegni finanziari, gli oneri e i tributi, l’ultimo gli aumenti Tares, al di sopra di ogni tollerabilità. Tutto si riversa su imprese già all’asfissia ed è bene che chi governa ne tenga conto e ponga fine ad un massacro intollerabile che ha portato all’erosione dei risparmi di una vita le imprese e ha affossato ai minimi storici i consumi, visto che gran parte delle tredicesime, in cui era riposta la speranza di un Natale meno magro, saranno destinate al pagamento dell’Imu e di altre tasse. Lo Stato deve affrontare la situazione perché  quanto sta succedendo è irrimediabile : c’è ormai poco da spremere da un tessuto imprenditoriale allo stremo”. In questo momento così difficile la Camera di Commercio ha rinnovato il proprio impegno nei confronti delle imprese, mantenendo intatte le risorse stanziate al sostegno e allo sviluppo del tessuto imprenditoriale  del nostro territorio. “Il bilancio presentato dalla Camera nei giorni scorsi è in rosso, ma è figlio, oltre che della crisi, della volontà di dimostrare concretamente il supporto alle imprese, senza penalizzare in alcun modo le risorse stanziate in un momento in cui il sostegno è fondamentale”. L’impegno della Camera è costante anche sul fronte del sostegno all’occupazione: “Il dialogo è aperto a tutte le associazioni con tutte le istituzioni e i sindacati. Sul caso Honegger recentemente abbiamo promosso un incontro in Camera per gettare le basi per un confronto che consenta di operare sul territorio mostrando vicinanza a chi ha perso il lavoro. In un momento in cui preoccupa la disoccupazione giovanile, la Camera supporta i giovani e gli aspiranti imprenditori attraverso Bergamo Sviluppo e l’Incubatore d’Impresa. L’intenzione è quella di trasferire le imprese nel polo tecnologico di Dalmine, dove  stiamo studiando soluzioni a supporto dell’imprenditoria sin dalla fase di start-up”. L’invito agli imprenditori è di raccogliere le forze e rimboccarsi le maniche: “Bisogna superare insieme ed unitariamente questa fase problematica, che ormai si trascina da tempo, per accelerare, facendo fronte comune, una ripresa che stiamo attendendo con grandi sacrifici ma anche grande aspettative”.

Ascom
Trigona: «Molti i comparti in difficoltà. È il momento di progettare nuove iniziative»

Il crollo dei consumi sta mettendo a dura prova commercio e servizi. “Il settore dell’abbigliamento e delle calzature sta risentendo pesantemente della crisi, con punte negative nella moda uomo – traccia un primo bilancio di fine 2012 Luigi Trigona, direttore dell’Ascom -. L’alimentare perde ma in modo meno clamoroso, anche se l’impatto sui piccoli negozi familiari, dati i margini bassi, è tutt’altro che indifferente. Molto critica anche la situazione delle concessionarie d’auto  che in questo momento coincide anche con la crisi industriale dell’automotive.  Sta vivendo un momento particolarmente duro anche il comparto immobiliare, che risente delle difficoltà che l’edilizia sta vivendo. Tengono invece hi-tech, comunicazione, telefonia e tecnologie informatiche, ormai irrinunciabili sia per l’azienda che per il privato”. Soffrono anche il franchising e i negozi affiliati alle grandi reti: “Se fino ad ora la rete distributiva di insegne e marchi commerciali ha fatto da attrattore, in questo momento il crollo dei consumi fa emergere tutte le criticità dei sistemi di affiliazione, con clausole-capestro nei confronti degli affiliati. E’ problematica in questo senso anche la situazione dei negozi alimentari affiliati alle grandi reti, che devono sottostare a condizioni contrattuali spesso penalizzanti”. Sarà un Natale all’insegna dell’austerity: “Le tredicesime andranno al pagamento dell’Imu e di altre tasse. I sacrifici cui sono chiamate famiglie e imprese non hanno precedenti, basti pensare alla scure della tassa sui rifiuti che triplica gli oneri da versare, l’ennesima gabella per il settore”. Il 2012 ha messo a dura prova la tenuta occupazionale dei comparti: “Negli  ultimi anni il settore distributivo ha assorbito personale dal manifatturiero rappresentando una nuova  chance e opportunità lavorativa  e di ricollocamento, oggi commercio e servizi non sono più in grado di reggere richieste. Cresce il ricorso alla cassa integrazione e la riorganizzazione riguarda sia i grandi gruppi che le piccole imprese”. Ascom ha deciso di stimolare l’innovazione e la ricerca di nuove soluzioni e nicchie di business lanciando la Bottega delle Idee, vera e propria novità del 2012: “Uno strumento di innovazione e progettazione di iniziative. La bottega delle idee  raccoglie tutte le novità che riguardano il terziario e invita a stimolare la creatività grazie al contributo e al pensiero di ogni imprenditore”. Nel passaggio generazionale o nelle nuove imprese non mancano spunti interessanti: “I giovani, neo-imprenditori che frequentano i nostri corsi o nuove generazioni imprenditoriali che non mancano di aggiornarsi sulle ultime tendenze, stanno mettendo in campo iniziative interessanti sia nella distribuzione che nei servizi. Il settore più vivace in questo senso è  quello dei pubblici esercizi, con la creazione di nuove formule di ristorazione, come i panifici integrati in un veri e propri locali che rispondono a diverse esigenze”. Il bilancio del turismo registra una sostanziale tenuta: “Si sta investendo per rendere più attrattivo  il territorio. La nostra cooperativa di garanzia Fogalco ha contribuito a scongiurare la chiusura della stazione sciistica di Colere e la speranza è, alla vigilia dell’inizio della stagione invernale, che torni in auge con la crisi e il caro carburante il turismo a kilometro zero. E che i bergamaschi tornino a scoprire le nostre montagne”.

Confindustria Bergamo
Viscardi: «Chi ha investito sull’ innovazione di prodotto sta vedendo i primi risultati»

“I dati dell’ultimo trimestre evidenziano un calo della produzione industriale  del 5,8%, percentuale che scende di un punto abbondante nelle aziende più grandi, che segnano un -7%”. Gianluigi Viscardi,  presidente del comitato Piccola Industria e vicepresidente Confindustria Bergamo, tira le somme dell’ultimo scampolo di un anno difficile -. Di contro cresce la produzione delle imprese che operano nell’alta tecnologia e nei sistemi più innovativi ed avanzati, con un + 2,3%”. Il fatturato tiene: “Le aziende con 10-15 dipendenti registrano una crescita del fatturato nell’ultimo trimestre del 3%, mentre le imprese più grandi scontano un calo di business del 3%. I bilanci migliori sono nell’alta tecnologia che vede crescere il fatturato del 4%”. Sostanzialmente stabile il numero degli addetti: “La piccola industria  si attesta su un calo dello 0,3%, contro l’1% delle imprese più strutturate. In crescita l’alta tecnologia che impiega l’1,53% in più degli addetti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. I dati premiano gli investimenti e l’innovazione: “Il periodo è tra i più difficili, ma chi ha scelto di investire in tecnologia e innovazione di prodotto sta vedendo i primi risultati, dalla meccatronica al tessile ad alta tecnologia, alla robotica. Gli affari vanno meglio anche per chi ha puntato sui mercati esteri, in particolare sui paesi emergenti, dal Marocco alla Turchia, dal Brasile alla Russia all’India”. Le imprese devono reagire e affrontare  le difficoltà allargando i propri orizzonti: “In concerto con le altre associazioni di categoria e con istituzioni come la Camera di Commercio, attraverso Bergamo Sviluppo, abbiamo investito in un percorso di internazionalizzazione che non può che contribuire a rendere più attrattivo il nostro territorio e  tessuto imprenditoriale”.  I contratti di rete rappresentano una scommessa  tutta da cogliere per accelerare la ripresa: “La nostra associazione sta promuovendo  la nascita di nuove reti di impresa, network che, fino a qualche anno fa, sarebbero rimasti solo sulla carta. Oggi le imprese avvertono sempre più l’esigenza di fare fronte comune  e la crisi sta stimolando la voglia di fare squadra e di intraprendere strategie e visioni comuni”. A smorzare lo spirito necessario per superare gli ostacoli, che ogni impresa incontra in questo periodo lungo il suo cammino, la zavorra di tasse e burocrazia: “Ormai ogni imprenditore deve dedicare il 30 per cento del suo lavoro ad affari amministrativi, oneri aggiuntivi e cavilli burocratici, che non fanno che togliere energie e voglia di fare impresa”.  Ma l’industria  trasmette ancora l’entusiasmo di fondatori e  nuove generazioni e coltiva lo spirito d’impresa in erba, attraverso open day ed iniziative di promozione: “E’ importante orientare i ragazzi e avvicinarli al mondo lavorativo, indirizzandoli verso quelle professionalità che il nostro settore richiede, in particolare su professioni tecniche e altamente specializzate come nel settore meccanico. In occasione del Pmi Day 47 aziende bergamasche hanno aperto le porte a 2700 ragazzi della terza media – 80 mila i giovanissimi in visita in Italia – per trasmettere loro l’entusiasmo delle aziende e orientarli a costruire il loro lavoro di domani”.

Associazione Artigiani
Carrara: «Per uscire dall’impasse puntare anche sull’aggregazione fra imprese»

“In questo momento soffrono tutti i settori legati al mercato interno, mentre è decisamente più roseo il bilancio delle imprese che hanno puntato con decisione sull’export – sottolinea Angelo Carrara, presidente dell’Associazione Artigiani di Bergamo – . L’edilizia è un settore tutto da ripensare e la produzione su fornitura affida il suo destino all’industria, cui è legata inevitabilmente. Il clima di instabilità politica non aiuta di certo né lo sviluppo né il consolidamento del nostro tessuto imprenditoriale. La perdita di credibilità a livello internazionale in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo non può che creare ulteriore incertezza in uno scenario confuso e contraddittorio”. Per uscire dall’impasse, l’Associazione artigiani sta promuovendo l’aggregazione d’impresa con uno sportello dedicato ai contratti di rete: “La crisi sta facendo riscoprire l’importanza della condivisione di obiettivi e strategie tra imprese che fino ad oggi hanno visto nel vicino un concorrente e non un alleato.  Il contratto di rete offre una chance importante per il posizionamento sul mercato e l’aggregazione sta dando buoni risultati. Lo sportello Conf-Reti, attivato quest’anno, ha portato alla creazione di una rete di imprese di pulizia che grazie al network ha investito nello sviluppo di un sistema di pulizia con impiego di nanotecnologie per impianti fotovoltaici. In un settore in forte crisi come l’edilizia il filone della riqualificazione energetica sta aprendo nuove possibilità”.
Sul fronte dell’occupazione, in un contesto di grave disoccupazione, c’è un disperato bisogno di lavori artigianali che nessuno vuole più fare. “Mancano impiantisti, saldatori, installatori, falegnami ed altre figure professionali specializzate. La Riforma Fornero non aiuta e finora, nonostante le migliori intenzioni, sta frenando anziché incentivando le assunzioni. Ma c’è ancora spazio per i lavori artigianali e per manuali, che stanno riprendendo quota”. Per invitare i giovani a non fare i “choosy”, gli artigiani stanno potenziando il legame con le scuole del territorio e far capire ai giovani, ma soprattutto alle famiglie, che il lavoro manuale non è da snobbare. “La maggior parte degli imprenditori artigiani di seconda e terza generazione ha una laurea in tasca, che non può che rappresentare un valore aggiunto alla visione d’impresa o allo sviluppo di nuovi mercati. Troppi cercano un pezzo di carta che non fa che perdere il contatto con l’economia reale, che invece  ha bisogno, per il futuro del nostro Paese e del territorio, di salvaguardare il patrimonio di conoscenza e l’abilità artigianale e manuale”.

Imprese & Territorio
Guerini: «Gruppi di lavoro per sostenere la competitività del tessuto produttivo»

Si chiude un anno intenso per Imprese & Territorio, il Comitato unitario delle associazioni d’impresa che traccia un primo bilancio attraverso il quadro delineato dal presidente Giuseppe Guerini, alla guida anche di Confcooperative Bergamo: “E’ stato un anno importante, che ha visto il completamento nei termini stabiliti del riordino degli enti camerali e della creazione di un sistema di governance più partecipato. Negli ultimi sei mesi è stato siglato il nuovo patto associativo e sono stati creati dei gruppi di lavoro tematici per affrontare le questioni-chiave di sviluppo e consolidamento delle  80 mila imprese che il comitato rappresenta: credito e finanza, sindacato e politiche del lavoro e rapporti istituzionali”. Sono questi i temi caldi che Imprese & Territorio affronterà da qui ai prossimi mesi: “Il futuro dipende da quanto facciamo oggi e abbiamo fatto ieri, anche se stare sul mercato richiede oggi un impegno straordinario. E’ importante sostenere la competizione delle nostre imprese, attraverso logiche di sistema come il contratto di rete, perché la vera competizione futura sarà tra i sistemi territoriali. Migliorare l’accesso ai finanziamenti è una condizione necessaria per lo sviluppo, l’avvio o la riorganizzazione di ogni impresa. Sul fronte dell’occupazione il tavolo di lavoro oltre a promuovere relazioni sindacali e a valorizzare la bilateralità, intende rilanciare l’apprendistato e il contratto di produttività”.  In chiaro-scuro, anche per il mondo delle cooperative l’anno che si sta per chiudere: “Il 2012 è stato un anno complicato e per certi versi contraddittorio, con realtà che vivono una situazione drammatica e altre che invece non risentono se non in modo marginale della crisi. In questa fase dai confini incerti è fondamentale accompagnare le  imprese  a prepararsi alla ripresa e supportare nella riorganizzazione le realtà che più stanno soffrendo la crisi, in particolare le imprese legate al mondo dell’edilizia e dell’abitazione in generale”. Le cooperative stanno affrontando a testa alta la crisi: “I dati recenti sull’occupazione elaborato dal Censis rilevano una sostanziale tenuta dell’occupazione  nelle cooperative sociali, che fino al 2011 hanno addirittura incrementato del 2,5%  l’occupazione. Un dato positivo, anche se lontano da quel +17% di assunzioni rilevato dal 2007 al 2011”. Non mancano realtà che riescono ad inserirsi tra le pieghe sempre più ristrette del mercato: “In un settore contraddistinto dalla crisi come quello legato alla movimentazione merci, ci sono realtà, è il caso di una cooperativa specializzata nella movimentazione merci negli aeroporti, in grande espansione che stanno allargando i propri confini ben oltre quelli provinciali. Il settore più dinamico è rappresentato dalle cooperative socio-sanitarie, in un sistema come quello regionale in cui il sistema di accreditamento cresce. A soffrire, a causa delle risorse sempre più limitate dei comuni, le coop specializzate nel Welfare”.

Coldiretti
Brivio: «Non è stata un’annata facile, ma c’è un vero e proprio ritorno alla terra»

Il presidente della Coldiretti Alberto Brivio commenta il bilancio stilato dall’ufficio tecnico-economico della Federazione in occasione della ricorrenza di San Martino che chiude tradizionalmente l’annata agraria. “Le prime analisi  indicano che non è stata certamente un’annata facile. Si sono fatti sentire gli effetti delle anomalie climatiche, soprattutto della siccità, il forte aumento dei costi energetici (+25%) e quindi di produzione (il costo dei cereali per l’alimentazione degli animali è lievitato del 40%) praticamente in tutti i settori, la scarsa remunerazione delle produzioni agricole e la contrazione dei consumi per effetto della recessione economica in cui si trova il nostro Paese. Anche le difficoltà di accesso al credito hanno imbrigliato  lo sviluppo di molte aziende”. Per i comparti tradizionali le difficoltà continuano ad essere numerose. Criticità si rilevano negli allevamenti dei bovini da carne e dei suini. Nel settore lattiero caseario la situazione è drammatica. La mancanza di un prezzo di riferimento, (l’ultimo accordo è scaduto alla fine di settembre) sta determinando grande incertezza nei produttori, che devono affrontare un forte aumento dei costi di produzione: “Il prezzo medio pagato agli allevatori dall’industria casearia italiana è stato di 38.75 centesimi di euro al litro, ben al di sotto dei costi di produzione alla stalla. Il paradosso è che per il latte “spot” estero al di fuori dei contratti di riferimento e di provenienza non certa si arrivano a sborsare da 42 a 47 centesimi al litro”. Sull’agricoltura bergamasca gravano i costi di applicazione di provvedimenti come la direttiva nitrati, le norme sul benessere animale e sulle emissioni in atmosfera, che stanno mettendo in ginocchio il reparto suinicolo e avicolo: “Sono settori in crescita ma che devono sostenere costi pesanti. Se gli allevamenti avicoli si sono in larga parte adeguati al benessere animale, le imprese suinicole devono sostenere costi ingenti: le stime parlano di mille euro a scrofa, cifra  che, moltiplicata per i 300 mila capi lombardi , richiede investimenti complessivi di 300 milioni di  euro”.  In crisi anche il florovivaismo, settore  di grande importanza per la Bergamasca “che risente del crollo dei consumi” e il settore orticolo gravato da maggior costi e da consumi stabili. Segnali incoraggianti arrivano dall’agricoltura multifunzionale, con andamenti positivi per  l’agriturismo e l’attività di vendita diretta. “Il mercato richiede nuovi servizi al consumatore, dalla fattoria didattica alla trasformazione dei prodotti, dall’agricampeggio all’adozione di alberi da frutto, che rappresentano la formula innovativa vincente del settore". C'è un vero e proprio ritorno alla terra: "La presenza di 89 nuove aziende agricole in più rispetto all’ultimo anno e l’aumento delle assunzioni testimoniano che la crescente attenzione alla qualità dell’alimentazione e un ruolo sempre più centrale del comparto agricolo ha favorito la nascita di nuove ed importanti opportunità occupazionali". Non mancano giovani laureati che si danno alla campagna e all'agricoltura montana: "C'è chi sceglie l'agricoltura perché si è visto sbarrare le altre strade dalla crisi e si trova impreparato di fronte a un lavoro di sacrificio. Nella maggior parte dei casi la scelta è convinta e i neo-imprenditori affrontano con grande preparazione l'avvio d'attività". Moltissime le imprese al femminile: "E' sempre più rilevante presenza di imprenditrici nel settore, che si distinguono per la capacità di permeare la propria esperienza imprenditoriale con creatività e innovazione. Il 23% dei titolari delle aziende agricole bergamasche è infatti rappresentato da donne. L’agricoltura “rosa” ha toni più intensi nelle zone montane, dove le titolari donne sono il 25 %". In vista dell'Expo, non manca una stilettata: "Si parla pochissimo del tema, che dovrebbe essere centrale. Gli occhi sono tutti puntati sulle infrastrutture e sugli appalti".

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