Ubi, la terza lista incassa 
la firma di 700 sostenitori

Ubi, la terza lista incassa la firma di 700 sostenitori

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa

Dopo il valzer dei nomi e delle liste, è il turno dei numeri: 900 e 700 sarebbero i sottoscrittori di due delle compagini in lizza per il rinnovo dei vertici Ubi, nella grande assemblea del prossimo 20 aprile alla Fiera di Bergamo. Il termine per la presentazione delle firme autenticate scade lunedì 25 marzo, alle 17, e solo allora si saprà esattamente la conta, ma exit poll numerici attendibili parlano di una cifra vicino al migliaio per la lista istituzionale, capeggiata da Andrea Moltrasio e di 700 firme a sostegno di Ubi Banca Popolare! Se le previsioni fossero confermate, per la compagine guidata dal professor Resti, si tratterebbe di un interessante viatico, di un incoraggiante bagaglio assembleare in considerazione, oltretutto, della rapidità con cui questa terza lista ha serrato le fila sui 18 nomi che la compongono. Più tranquillamente ha potuto veleggiare la lista di Moltrasio, mentre c'è curiosità per la lista di Giorgio Jannone "Ubi Ci Siamo" che dichiara di aver superato sia il tetto delle 500 firme sia l'attestazione dello 0,5 per cento del capitale, cioè quattro milioni e cinquecentomila euro.
Una seconda e ulteriore scadenza burocratica è fissata per il 29 marzo, venerdì (santo), quando dovrà essere presentata, tra le altre, la documentazione che attesti la titolarità delle azioni bloccate dal depositario. Nelle settimane a seguire continueranno o cominceranno, a seconda dei casi, le "grandi manovre". Ubi Banca Popolare! dovrà rompere gli indugi e uscire dalla dimensione di oggetto misterioso che l'ha contraddistinta, con nomi, idee e programma, ivi compresi tutti gli endorsement più o meno "ghost" che la impalcano. La lista "istituzionale" di Moltrasio, con l'appoggio del Comitato Bergamo popolare, proseguirà il giro delle "parrocchie": il 4 aprile sarà a Treviglio, terza tappa sul territorio (parola che è il mantra delle banche) dopo Vertova e Bergamo. Tra i mille accorsi al Centro Congressi, lo scorso 21 aprile, oltre ad un discreto numero di dipendenti di Ubi (il look del bancario è riconoscibile lontano un km) anche gli stati generali di Cl e della Cdo orobica, quasi al gran completo. Il neopresidente dell'operosa compagnia, Alberto Capitanio, seduto in quinta fila, continua a ribadire "un'equidistanza" dagli schieramenti, ma l'impressione è stata piuttosto quella di una certa vicinanza delle truppe "celestine" a Moltrasio e soci. Parecchi anche i rappresentanti del Pdl a cominciare dall'assessore all' edilizia del Comune di Bergamo, Tommaso d'Aloja che, con la sua domanda sui punti di forza e di debolezza di Ubi, ha dato il via alla messa cantata. Anche i successivi quesiti "telecomandati" posti da alcuni imprenditori (gli stessi che fanno parte del comitato promotore della serata) all'establishment sul palco, hanno conferito all'incontro una dimensione surreale. L'altra metà del mondo bancario, e cioè i clienti (e non solo quelli di Ubi) é arrabbiato nero e se, dalla platea si fosse alzata la voce di qualche correntista cui é stato negato un fido di poche miglia di euro o quella di un imprenditore costretto a rientrare nei conti e a licenziare i dipendenti, o quello ancora di un azionista che in cinque anni, dopo aver investito la liquidazione in azioni Ubi, non ha più nemmeno gli occhi per piangere, il film della serata sarebbe sembrato meno soap e più reality, per non dire tragedy.
Donatella Tiraboschi

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa