Troppi stranieri delinquono, ecco perché sono spregevolmente indignato

reati_sicurezzaAnche ieri c’è stato un episodio di criminalità: stavolta un violento scippo ai danni di una ragazza. Ancora una volta, sia pure con tutte le cautele dettate dalle precise direttive in materia, i mezzi di comunicazione, alla fine, hanno dovuto aggiungere che il delinquente era uno straniero. E io dico basta: non basta agli stranieri, intendiamoci. Basta con questa commedia: con questa conventio ad celandum, in cui tutti fanno finta di nulla, perché il primo che dice che il re gira nudo per strada diventa il bersaglio per ogni tipo di reprimenda. Il re è nudo: qui non c’è giorno in cui non salti fuori che uno straniero, un clandestino, un richiedente asilo, un immigrato, chiamatelo un po’ come vi pare, che tanto avete capito tutti benissimo a cosa mi riferisco, ha commesso un reato. Di solito, si tratta di robetta, furti, scippi, piccole rapine, violenze private: il monopolio dei delitti più importanti ce l’abbiamo ancora noi italiani. E sono soddisfazioni anche quelle! Ma nelle marachelle da taccheggiatori, sui treni o sugli autobus, in quelle piccole violenzine quotidiane che, alla fine, ti lasciano la sensazione di vivere in un far west privo di sceriffi, il monopolio è del tutto straniero: poco cambia se si tratti di romeni o di rom, di marocchini o di ghanesi, sono stranieri. E hai voglia di far finta di niente, quando ce n’è uno al giorno, di questi edificanti episodi.

Eppure, tutti fischiettano con aria indifferente, tanto pesa è la cappa di piombo che aleggia sulle nostre teste: è talmente densa questa opprimente dittatura mediatica e politica, da impedirci perfino di accettare quello che ci dicono i nostri occhi e la nostra mente Ed è la solita storia che vado lamentando da anni: è la teoria che ammazza la realtà, quando la realtà smentisce la teoria clamorosamente. E, siccome la teoria dice che gli immigrati sono risorse, che sono quasi tutti buoni tranne uno o due che sono solo birichini e che vengono da una tradizione simpaticamente ladrona, noi dobbiamo fare finta che le ragazze si scippino da sole, che la violenza la facciano solo gli zii-orchi tra le mura domestiche, che i frontali ubriachi li abbiano nel palmarès soltanto i bergamaschi. Ma possibile che la gente abbia così paura del giudizio di questi arcicensori, autonominatisi custodi delle nostre coscienze? Bastano quattro comandina a costringerci a tapparci occhi, bocca ed orecchie, come le proverbiali tre scimmiette? Basta aprire i giornali: basta seguire le notizie online, ascoltare i telegiornali locali. Lo schema si ripete, ossessivamente: qualche straniero, stufo di bighellonare senza fare un tubo da mane a sera, spinto dalla noia e dalla vigoria dei trent’anni, si cerca qualche svago. E palpa un sedere di qua, violenta una ragazza di là, molesta una signora di su, allunga una mano di giù.

Voi cosa fareste, se foste qui da soli, senza niente da fare fino a sera, se aveste trent’anni e nessuna bergamasca vi si filasse di striscio? Oggiù, anche la carne richiama la sua parte! E queste sono imprese da disperati, non da veri delinquenti: i veri delinquenti sono quelli beccati tre, quattro, cinque volte a spacciare, a rubare, a ricettare, che rimangono qui, protetti da leggi mal concepite ed applicate anche peggio, tra il silenzio della stampa e l’approvazione di quei politicanti che, su queste risorse, hanno costruito la propria fortuna, tanto politica quanto, qualche volta, economica. Così, dico basta: leopardianamente basta. Se tutti quanti s’illudono, se la cantano e se la suonano e sono felici e contenti di tenersi in casa questi problemi, io, perlomeno, non farò parte del coro: io dico che questa teppaglia che commette ogni sorta di reato, tutti i giorni dell’anno, senza soluzione di continuità, a me fa schifo. E che non ce la voglio, a casa mia. E che chi sgarra, deve sloggiare: punto.

So benissimo che non cambierà niente, che non mi si filerà nessuno, che le sciurette della Bergamo bene scuoteranno il capino impermanentato pensando: il solito Cimmino, che individuo spregevole! Verissimo: sono un individuo spregevole. Però, non ho mai rubato cinque lire, mai palpato un sedere non consenziente, mai violato l’altrui proprietà: e questo mi dà il diritto di essere spregevolmente indignato. E una certa praticaccia in opera d’inchiostro mi dà la possibilità di scriverlo, che sono indignato e che voi tutti, ciechi, sordi e muti, avete semplicemente paura. Paura di non rientrare nel canone che qualcuno ha stabilito per voi: a prescindere dal vero. Dal maledetto vero. Così, dico basta: non per arginare il fenomeno, che non è arginabile, ma per non sentirmi anch’io colpevole del disastro, per un sussulto di dignità. E, quando domani, leggerete dell’ennesimo reato commesso da uno straniero, pensate a me, che rido di voi.