Sport e Vision, la lezione di Costacurta: “Fatevi guidare dalla passione”

Sport e Vision, la lezione di Costacurta: “Fatevi guidare dalla passione”

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L’ex campione del Milan, 27 anni in rossonero, mercoledì 21 settembre ha dato lezione a manager e imprenditori nella sede di Ascom

È stato un grande maestro in campo, uno dei difensori italiani più forti, apprezzati e vincenti della storia del calcio, e ora se la cava più che bene anche nelle vesti di commentatore in tv, da quando è diventato uno dei volti più noti di Sky Sport. Ma Alessandro “Billy” Costacurta si fa apprezzare anche dietro la cattedra, dove, in dialogo col giornalista Sky Giovanni Bruno, mercoledì 21 settembre ha dato lezione a manager e imprenditori sul tema Sport e Vision: le medaglie più belle sono quelle che non si vedono, a cura del Centro di Formazione Management del Terziario, in collaborazione con Ascom e Manageritalia Lombardia.

“Un tempo era più facile restare per un lungo periodo in una stessa squadra, il Milan poi era una grande famiglia – ha spiegato l’ex calciatore -. Oggi parliamo di un calcio completamente diverso, nemmeno paragonabile a quello che ho vissuto io. Un tempo comandava la passione, oggi è molto più difficile trovarla con tutte le distrazioni che ha un calciatore”.

Costacurta è stato subito incalzato da Bruno con una domanda sul campionato: “Il mondiale di novembre ha creato una stagione anomala, stranissima: all’estero ci sono squadroni come Liverpool e Bayern Monaco che stanno faticando, sono lontani dalla forma migliore – ha risposto -. Il lungo stop per il mondiale segnerà il campionato stesso: secondo me tra un mese anche la situazione di classifica in Italia potrebbe essere molto diversa. Al mondiale vedo l’Inghilterra tra le favorite perché gran parte dei suoi giocatori, che solitamente arrivano alle grandi competizioni spremuti al termine della stagione, stavolta arriveranno al top della forma. Sono stato in Qatar un anno fa per vedere gli stadi, per conto della Uefa, e ho trovato un ambiente particolare, non bellissimo: non si respira calcio. Non so cosa aspettarmi”.

“Dove mi divertirei di più a giocare oggi? Direi il Milan, che ha caratteristiche tattiche simili a quelle che ho vissuto io: difesa alta, squadra vivace e aggressiva. Anche il Napoli gioca un calcio moderno che mi piace – ha spiegato Costacurta -. Pioli e Spalletti hanno un grande merito: stimolano i loro calciatori in modo unico, cosa che non vedo in altre squadre”. E lui, che ha avuto come maestri Ancelotti, Capello e Sacchi, riconosce il merito a Gasperini e alla sua filosofia di gioco: “Oggi il gasperinismo è una metodologia riconosciuta in tutta Europa: la sua impronta, il suo modo di giocare, hanno cambiato l’Atalanta, una squadra impossibile da non amare per quello che dimostra in campo e fuori”.

Sui duelli in campo l’ex rossonero non ha nessun dubbio nello scegliere quello peggiore da affrontare: “L’avversario che non mi faceva dormire la notte? Ronaldo, il brasiliano. Lo dicono tutti: Maldini, Nesta, Cannavaro. Per Ronaldo la partita non era un lavoro – ha sottolineato -, era un divertimento. In campo ci prendeva in giro quasi senza volerlo. Lui si isolava da tutte le tensioni: questo l’ha aiutato negli anni della sua esplosione ma l’ha danneggiato quando doveva essere davvero decisivo. Il giocatore più completo? Van Basten ha vinto tre palloni d’oro con una caviglia in disordine. Era forte, tecnico, veloce, agile. L’unico difetto era proprio quello dei guai fisici alla caviglia che l’hanno limitato tantissimo”.

“Io ho vissuto due Milan grandissimi: quello di Sacchi, in cui eravamo al 90% italiani e gran parte addirittura lombardi; e quello di Ancelotti, in cui in una rosa di 25 giocatori 15-16 erano italiani. Credo sia stato quello uno dei segreti di quei due gruppi così vincenti. In Italia oggi non abbiamo una grande cultura dello sport – ha attaccato Costacurta -, dobbiamo ancora lavorare parecchio: troppi giovani abbandonano l’attività agonistica perché non hanno voglia di faticare. Il mio consiglio? I giovani si facciano guidare dalla passione, hanno bisogno di quella per non abbandonare lo sport. Ma non è solo colpa loro perché mancano le strutture, siamo sempre stati indietro: ricordo che quando andavamo in Inghilterra a giocate all’inizio degli anni ‘90 restavamo meravigliati, era tutto favoloso. E dovevano ancora migliorarsi per ospitare gli Europei del 1996”.

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