Si preannuncia un autunno caldo per i prezzi e gelido per i consumi

Acquisti più frequenti e scontrini-medi in calo. Per la prima volta in negativo anche la spesa per beni di prima necessità

Oscar Fusini

Sarà un autunno caldo per i prezzi e gelido per i consumi. L’inizio della stagione è caratterizzato da molteplici criticità, a partire dai segnali di recessione che accomunano i Paesi come l’Italia esposti dal punto di vista energetico. È questo in estrema sintesi il quadro tracciato dalla congiuntura dell’Ufficio Studi Confcommercio, che analizza la dinamica di breve periodo del Pil, della spesa reale delle famiglie e dei prezzi delle principali voci di consumo. A ottobre la crescita dei prezzi stimata sarà dell’1,5% su base mensile e del 9,8% su base annua. Il dato, seppur in parte sia attribuibile in larga misura all’incremento dei costi per l’energia,  è imputabile anche dalla crescita dei prezzi dell’alimentare e dei servizi in cui la componente energetica rappresenta la parte significativa dei costi di produzione. L’effetto sul PIL stimato è di una diminuzione dell’1%, comportando di fatto un’erosione dell’iniezione di risorse del PNRR.  A settembre l’indicatore dei consumi conferma la tendenza al rallentamento dell’economia, con una riduzione su base annua del 2,0%. Il calo rispetto allo stesso mese dell’anno prima è sintesi di un incremento della domanda dei servizi ( + 2,7%) e di una riduzione di quella dei beni (- 4,0%).

A preoccupare è soprattutto il calo registrato a settembre dei consumi alimentari – 4,9% su base annua, un dato mai registrato negli anni recenti  in cui l’acquisto di generi di prima necessità come il cibo ha sempre subito variazioni minime. Emergono anche le difficoltà del settore degli elettrodomestici con un calo a due cifre ( – 14,6%), che confida in una ripresa per Natale. A settembre, dopo il leggero recupero tra la primavera e l’inizio dell’estate, si registra una caduta ancora più pesante del 5,4%. Infine il  settore dell’automobile registra un – 6,2%. Anche il settore dell’arredamento, che ha vissuto anni positivi grazie ai bonus legati alle ristrutturazioni, frena pesantemente con un- 5 %.

A Bergamo

Il calo nell’acquisto dei beni è evidente anche nella nostra provincia. I negozi che vendono prodotti non alimentari registrano e dichiarano minori presenze e acquisti in calo. Grazie al bel tempo la gente passeggia e visita i negozi, ma pondera con estrema attenzione ogni spesa. Nella vendita dei negozi alimentari, macellai, fruttivendoli, salumieri e panettieri rilevano acquisti più frequenti e minori spese. Nella grande distribuzione si avverte la stessa tendenza: più passaggi e scontrino medio in diminuzione. Di contro, i discount alimentari  conquistano posizioni, registrando un aumento sensibile di presenze e vendite. I servizi vedono la spesa dei bergamaschi in crescita anche maggiore del dato nazionale, specialmente nei servizi turistici e per la ristorazione, in cui si stima un +10-15% rispetto allo scorso anno. Nell’ambito dell’esplosione della spesa nei servizi per l’aumento delle spese incomprimibili di energia, trasporti, mutui, spese scolastiche, si registra tuttavia  a livello nazionale una riduzione dei servizi della ristorazione con – 4,2%. Il dato lascia prevedere quindi anche nella nostra provincia una riduzione dei consumi fuori casa nei prossimi mesi, che ancora registrano buone presenze in linea con quelle dell’ottima stagione estiva, grazie anche ai turisti.

“La congiuntura Confcommercio rivela quanto già si avverte a prima vista e nell’aria- sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Il cliente medio sta precipitando in una fase di difficoltà nel sostenere anche gli acquisti essenziali.  Molte imprese non riescono a reggere con questa dinamica di costi e vendite. Per le imprese del terziario la mazzata sarà duplice tra l’aumento esorbitante dei costi di energia e gas e il calo del potere di acquisto delle famiglie.  Sono necessarie risposte urgenti dal Governo sul versante del contenimento dei prezzi energetici e sul sostegno alle imprese e alle famiglie. Per noi è prioritario evitare di innescare una spirale depressiva mantenendo il funzionamento di tutti i settori produttivi e quindi dei posti di lavoro, altrimenti il ricorso generalizzato agli ammortizzatori sociali affosserà ancora di più la nostra economia, danneggiando ulteriormente il terziario”.

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