Servizi e rappresentanza,
la nuova stagione di Confcooperative  

Nuovi servizi e rappresentanza su più livelli: sono questi gli orizzonti dentro cui si delinea la nuova stagione di proposte firmata Confcooperative che rilancia il ruolo dell’impresa cooperativa all’interno di una visione della struttura confederale più moderna nell’impianto e con un occhio di riguardo a Bruxelles. La politica dei servizi si conferma infatti una delle linee strategiche della politica organizzativa confederale di Confcooperative, riunitasi in questi giorni a Roma in occasione della conferenza organizzativa, momento importante per una riflessione, revisione e nuova programmazione a tutti i livelli per un approccio strategico al particolare momento socio-economico attuale. «La Conferenza organizzativa è un’opera aperta – ha ricordato Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo -. È un insieme di cantieri per un percorso, lungo quasi un anno e articolato, che ha unito responsabilità e partecipazione e ha consentito alla Conferenza di assumere alcune decisioni immediatamente operative».
Le grandi scelte politiche e organizzative strizzano così l’occhio a una nuova fase di servizi, sempre più legati agli studi, alla formazione, alla comunicazione e al riequilibrio delle aree territoriali di minore sviluppo. «L’idea è di arrivare alla costruzione di una rete strutturata dei Csa (Centro Servizi Aziendali) per rendere più accessibili alle cooperative i servizi ai diversi livelli organizzativi, per favorire la massima efficienza della loro produzione ed erogazione e sviluppare l'evoluzione dei servizi di fascia alta – spiega il direttore di Confcooperative Bergamo, Pieralberto Cangelli -. Questo esige l’elaborazione, da parte degli organi confederali, di un Piano nazionale delle politiche dei servizi improntato a logiche di sussidiarietà e attuato con la collaborazione di Unicaf ed Elabora del territorio, che valorizzi il patrimonio di esperienze e professionalità esistenti. L’Area Ricerca e Innovazione (Ateo) di Elabora e Unicaf dovrebbe di fatto diventare un unità operativa ufficiale di ricerca e innovazione sui servizi del sistema confederale».
Altro elemento di forza e peculiarità del movimento cooperativo italiano è la sua capacità di generare nuovi tipi di cooperativa. «Il prolungarsi della crisi fa ricadere sulla cooperazione maggiori responsabilità per la creazione di occupazione e di impresa – ricorda Cangelli -. Lo scouting di opportunità di promozione e di nuovi partner nella promozione cooperativa è una dimensione nuova e permanente e nell’ambito della struttura confederale verrà istituito un Ufficio dedicato allo sviluppo e alla promozione di nuova cooperazione che unirà il presidio legislativo, gli strumenti da offrire alle Unioni territoriali di promozione, comunicazione, supporto allo start up nei nuovi ambiti, quali ad esempio cooperative di comunità, cooperative di utenza, cooperative di professionisti, nuova cooperazione in campi settoriali come sanità, green economy, servizi pubblici, tempo libero e sport. Questo consentirà anche di elaborare una più incisiva proposta all’autoimprenditorialità cooperativa rivolta in particolare a giovani, donne e a nuove figure professionali emergenti».
Oltre ai servizi la Conferenza è stata il punto di partenza per un progetto di rinnovo organizzativo dell’articolazione confederale: «Si è pensato a una rivisitazione delle modalità organizzative delle Unioni, dei Centri Servizi e delle Federazioni sulla base di soglie minime di sostenibilità e sviluppo, da valutarsi con riguardo alle specificità territoriali, in termini di risorse effettive, di capacità ad assolvere il ruolo di rappresentanza e sostegno al servizio delle cooperative, di potenzialità cooperativa del bacino territoriale – ha spiegato il presidente Guerini -. Questo comporterà il rafforzamento delle Unioni regionali affinché siano adeguate e competenti nell’attività di rappresentanza verso le Regioni e affinché svolgano una funzione sussidiaria di cerniera e garanzia tra la Confederazione e le Unioni provinciali e interprovinciali». Ma non solo: «Occorre puntare al potenziamento dell’Ufficio confederale di Bruxelles per ampliarne le funzioni, per rivolgerlo anche al servizio delle Unioni Territoriali in termini di sviluppo della progettualità delle cooperative su bandi europei e della loro internazionalizzazione  – aggiunge Guerini -. Il rafforzamento della rappresentanza europea e dell’azione di tutela di Confcooperative e più in generale della cooperazione italiana passa comunque attraverso la creazione di un Ufficio di Bruxelles».
Europa e Lombardia come istituzioni decisive, quindi, perché «la rappresentanza deve mantenere una forte e instancabile tensione evolutiva – conclude il vicepresidente di Confcooperative Bergamo, Marco Ferri (nella foto)-. Anche noi, come tutte le organizzazioni, siamo in cerca di nuove forme di organizzazione, efficiente, flessibile e sostenibile. La lentezza e la contraddittorietà del riordino istituzionale, ovvero province si, province no, ci obbligano a procedere senza punti di riferimento certi. La nostra vocazione originaria al massimo di prossimità al territorio e alle comunità locali deve trovare l’equilibrio efficiente e sostenibile per il futuro, per la promozione, a partire dall’ancoraggio nelle aree metropolitane, che necessitano di un sostanziale cambio di passo nella promozione e aggregazione». Aggregazione che nel futuro dovrà contare anche sulla necessità di progettare e sviluppare politiche di rappresentanza e servizi alle famiglie dei soci, secondo una visione di un rafforzamento del rapporto di mutualità allargata tra i soci e la propria cooperativa e innalzare la qualità della partecipazione, della mutualità e della vita sociale nelle cooperative.

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