“È in atto uno spostamento verso il nero, continuo e costante, nel campo del lavoro privato di cura. Sempre più badanti “spariscono” dal censimento delle centrali di gestione del lavoro, andando a rinforzare l’esercito di clandestini, evasori fiscali a tutti gli effetti”. Onesto Recanati, responsabile nella segreteria della Fnp Cisl di Bergamo dell’area welfare, non usa giri di parole nell’analisi dei dati forniti dal servizio Colf&badanti della Cisl e di Apicolf Bergamo. “Una tendenza che prosegue dal 2012. Speriamo sinceramente che la nuova legge sulla cura familiare della Regione Lombardia, pur tra mille contraddizioni, possa porre un freno a questo andazzo, e porti professionalità e regole certe in questo settore sempre più importante nella nostra società e nella nostra economia”. In provincia di Bergamo ci sono 325.472 abitanti con un’età superiore ai 65 anni, più del 30% della popolazione totale. Di questi, si può facilmente stimare che quasi 60mila siano non autosufficienti. Se si aggiungono gli anziani che vivono soli o quelli che per motivi “passeggeri” hanno bisogno di sostegno, si può facilmente comprendere come il problema dell’assistenza sia uno degli aspetti più importanti nella discussione politica e sociale. La Regione Lombardia ha cercato di muovere alcuni passi, promulgando la legge 15, “Interventi a favore del lavoro di assistenza e cura degli assistenti familiari”, nella quale si possono ritrovare spunti cari alle sigle sindacali che da tempo si battono per una regolamentazione del lavoro di cura e per un intervento di sostegno alle famiglie. “Abbiamo salutato con interesse l’approvazione della legge – dice Recanati -, adesso vorremmo capire quali gambe verranno date alla stessa, dal momento che il provvedimento regionale è stato finanziato con 700mila euro, che ripartiti sul centinaio di ambiti territoriali della Lombardia equivarrebbero a 7mila euro a testa”. Eppure, le ambizioni della “15” sono notevoli, a partire da quella dell’emersione dal nero di un vero e proprio esercito di badanti, soprattutto straniere, che da qualche anno sostengono le famiglie nella cura degli anziani.
A Bergamo, risultano 11.000 badanti regolari, e se ne stimano almeno 20.000 “clandestine”. Negli archivi del servizio Colf & Badanti della Cisl figurano, nell’anno 2013, 1.615 contatti, scesi a 1.585 lo scorso anno. Tra i dati forniti da Apicolf, invece, la discesa del “lavoro regolare” è censita dal 2012. Erano 779 tre anni fa, 614 nel 2013 e 411 nel 2014. Tra gli altri obiettivi della Regione, creare corsi di formazione per le badanti; istituire un albo professionale delle assistenti familiari e aprire sportelli per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. “Tutto questo lavoro ricadrà inevitabilmente sugli ambiti e sui comuni – insiste Recanati -, e la Regione pensa di favorirli con 7mila euro ad ambito? Non crede che il lodevole impegno di far emergere il nero, si scontrerà con le esigenze delle famiglie che non riusciranno a sostenere una spesa “regolamentata e qualificata professionalmente”? Non inseguiamo certo le voglie di evadere il fisco ben presenti in questo settore (sia da parte delle famiglie, che delle badanti, che hanno ben imparato a sfruttare le pieghe delle assistenze sociali), ma è innegabile che senza incentivi fiscali o “in contante”, un lodevole obiettivo come questo finirà per scontrarsi con cinismi e interessi personali certamente meno nobili”. A tal proposito, dunque, va ricordato che i comuni lombardi servivano attraverso l’assistenza domiciliare socio – assistenziale l’1,8% degli anziani nel 2009, quota scesa all’1,4% nel 2012.
Tra le pieghe della legge regionale, la Fnp Cisl bergamasca, comunque, trova altre pecche. Prima fra tutte, l’anticipazione della “resa” del pubblico nel campo dell’assistenza domiciliare. “Suona preoccupante l’idea da parte della Regione di liberare le Asl, alla vigilia della nuova regolamentazione territoriale, di un’incombenza pesante come quella dell’Adi e del Sad, in pratica legittimando il privato ad arrangiarsi. Questa “pratica” si aggiunge alle liste d’attesa per le RSA che, nel 2014, vedevano Bergamo primeggiare in regione con oltre 7000 domande giacenti”.