Nel dibattito suscitato dalla bozza d’intesa Stato-Regioni e Provincie Autonome sulla razionalizzazione e l’efficientamento della spesa del Servizio sanitario del 2015, l’argomento più caldo è quello della responsabilità patrimoniale del medico in caso di prescrizione inappropriata.
Ecco il contributo dell’Ordine dei medici di Bergamo, in questo intervento
di Guido Marinoni*
Le recenti proposte presentate dalle Regioni sulla “razionalizzazione e l’efficientamento della spesa del SSN del 2015” prevedono che vengano definiti con decreto ministeriale i criteri per la prescrivibilità degli accertamenti diagnostici e dei ricoveri riabilitativi ad elevato rischio di inappropriatezza e, in caso di prescrizione inappropriata, il medico ne risponda con responsabilità patrimoniale. In poche parole, per alcune prestazioni di diagnostica e alcuni tipi di ricovero, il medico potrà procedere soltanto in situazioni definite per decreto, altrimenti pagherà di tasca propria.
Avviene già per i farmaci, ma l’impatto sul cittadino in questo caso sarà certamente più rilevante. Per i farmaci, infatti, il cittadino è comunque propenso ad affidarsi alle decisioni del medico e le indicazioni dei farmaci sono più specifiche e definite.
La diagnostica, invece, si colloca in un momento del percorso di cura caratterizzato dall’incertezza e, talvolta, dall’ansia e dalla paura, dal desiderio di voler sapere tutto e subito. Un taglio alla diagnostica ambulatoriale comporterà certamente un maggiore accesso al Pronto Soccorso.
Il medico, d’altra parte, si vedrà caricato di una responsabilità economica individuale pesantissima, dovendo rispondere di tasca propria e, in modo quasi schizofrenico stante gli ultimi orientamenti della giurisprudenza, dovrà pure rispondere civilmente e penalmente dei ritardi diagnostici. Una sorta di spinta ulteriore alla medicina difensiva.
Senza contare che, intanto che l’Antitrust sanziona la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per avere vietato, nel Codice Deontologico, la “pubblicità promozionale”, il medico verrebbe invece “punito” se non si oppone al delirio di un consumismo sanitario.
È vero che il consumismo sanitario imperante, la pressione dei gruppi di interesse e, talvolta, anche la disattenzione dei medici rischiano di portare il nostro Servizio Sanitario all’insostenibilità economica. E la soluzione proposta da movimenti come “slow medicine” e “Choosing Wisely” (scegliere saggiamente), infatti, è quella di privilegiare il rapporto medico paziente e l’alleanza terapeutica rispetto alla fiducia esclusiva nella tecnologia, non basta però un decreto a cambiare le aspettative e la mentalità dei cittadini e le modalità organizzative di un sistema sanitario complesso come il nostro che – vale sempre la pena di ricordarlo – è considerato tra i migliori al mondo in termini di costo /efficacia.
La proposta delle Regioni sembra perseguire, con l’intimidazione dei professionisti, la logica del risultato finanziario a breve termine, che può essere l’esatto contrario del risparmio auspicato, che invece potrebbe realizzarsi investendo sui medici e sugli altri operatori sanitari, con interventi di incentivazione meritocratica, anche in ambito di appropriatezza.
Cosa ne pensa la nostra Regione?