Ecco il testo della lettera che il direttore ha inviato a L’Eco di Bergamo
La nuova costruzione di un nuovo discount a Boltiere, nell’ambito del territorio di Zingonia, ha portato al lancio della proposta delle associazioni dei commercianti, con Ascom Confcommercio Bergamo in prima fila, di una nuova, necessaria, regolamentazione sovracomunale per le medie strutture di vendita, così come avviene per le grandi. Impossibile assistere in silenzio a continui tagli di nastri di market e discount nel raggio di una manciata di chilometri, in un momento in cui i consumi sono in continuo calo e l’inflazione non arresta la sua crescita. Ecco che qui di seguito riportiamo il testo integrale della lettera inviata dal direttore Ascom Confcommercio Bergamo Oscar Fusini al direttore de L’Eco di Bergamo, Alberto Ceresoli. Uno spunto di riflessione di fronte alla rincorsa di aperture oltre che a Zingonia a Valbrembo e Torre Boldone. «La buona politica non dovrebbe fidarsi delle strade facili anche per rispondere ad obiettivi di breve termine, perché non ce ne sono. Dovrebbe invece trovare soluzioni nuove per dare risposte concrete a problemi complessi. Così come il buon amministratore non dovrebbe fare tout court quello che i suoi concittadini vogliono, ma quello che è realmente più utile per tutti. Premetto che la riflessione che Le propongo prescinde da ogni ragionamento di colore politico ed è generale. Quanto sta avvenendo nella nostra provincia ed in molti comuni bergamaschi riguardo alla gestione dell’apertura di nuovi supermercati è emblematica. Nell’area di Zingonia apre un nuovo supermercato, il tredicesimo nell’arco di pochi chilometri quadrati e a breve anche questa zona sarà trasformata nella “Babilonia” dell’offerta commerciale come è accaduto a Curno e Grumello del Monte; mentre nuovi insediamenti si stanno verificando a Valbrembo e Torre Boldone.
A fronte delle critiche, la risposta degli amministratori normalmente è: “non ci posso fare nulla” oppure “porta valore alla comunità” oppure ancora “crea nuovi posti di lavoro”. La verità è che il sindaco può fare molto per l’apertura o meno di un nuovo supermercato che, fino a prova contraria, porta valore solo a qualcuno, non sempre aumenta posti di lavoro e quelli che ci sono sono sempre più precari. Non c’è studio di impatto che avvalori, con un saldo positivo di addetti, la vecchia scusa di nuovi posti di lavoro per i cittadini. Singolare anche le dichiarazioni di alcuni amministratori, che sostengono di aver abbandonato la partecipazione ai Distretti del commercio perché inutili, quando sono lo strumento strategico attraverso i quali Regione Lombardia, Camere di Commercio e decine e decine di comuni cercano di far sopravvivere le rete dei negozi di vicinato.
In alcune interviste è stato chiesto ai cittadini se siano contenti dell’apertura di un nuovo supermercato, la maggioranza ha risposto positivamente “perché si amplia la possibilità di scelta”; alla domande riguardo le eventuali controindicazione la risposta è stata invece negativa, perché difficilmente eccepiscono il consumo di suolo, il maggior traffico ed il maggior inquinamento generato dal fatto che per fare la spesa sarà sempre più necessario utilizzare l’auto per uscire dal comune.
Insomma, sembrerebbe che i nuovi supermercati siano “l’uovo di Colombo” di una sana politica, dove vincono tutti e i cittadini sono contenti. Ma è realmente così? Ci sono vantaggi certi per i proprietari delle aree ed per i costruttori, che hanno un guadagno immediato; così come per i comuni che ottengono oneri e realizzano opere. Ma c’è anche chi ci perde. I commercianti nei centri storici per primi, che chiudono definitivamente e non riapriranno più. Ma forse non sono gli unici. Ci perde anche il comune, se non a breve almeno a medio termine: il recupero dell’area dimessa è un vantaggio temporaneo perché le difficoltà maggiori delle famiglie e la saturazione dell’offerta porteranno presto a chiusure eccellenti. A fronte di una nuova apertura oggi ci sarà la chiusura di un altro supermercato domani e di conseguenza facilmente la creazione di un immobile sfitto da rigenerare. Infine, ci perdono – e molto – i cittadini. Calano presidio e sicurezza nei centri storici e contestualmente il valore degli immobili dei cittadini. Insomma, la nostra qualità della vita sta precipitando e questo ha un valore ben superiore della disponibilità dell’ennesimo supermercato fuori dal paese».