La tabaccaia assalita: «Non vogliamo 
il Far West. Ma come ci difendiamo?»

La tabaccaia assalita: «Non vogliamo il Far West. Ma come ci difendiamo?»

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Egregio presidente Malvestiti
sono Simona Gualandris, titolare dell'Enjoy bar tabacchi a Nese e vivo nell'unico appartamento che si trova sopra il bar con il mio compagno e mia figlia di 9 anni. Ho lavorato 10 anni (dal 1997 al 2008) ad Oriocenter dove gestivo in affitto d'azienda la gelateria Mr. Manuel di Vavassori e, prima ancora, ho lavorato per 6 anni nella gelateria del Borsa, sempre di Vavassori, di fianco al suo negozio Pelletteria Luisa, il suo viso quindi mi è molto familiare e per questo motivo mi è venuta voglia di scriverle, dopo aver letto l'intervista fatta dal Corriere della Sera il cui articolo è stato pubblicato proprio sotto quello della spaccata avvenuta al mio bar. A gennaio 2008 ho avuto la brillante idea di acquistare un'attività mia perché l'affitto d'azienda non mi soddisfava più, e, senza nemmeno un euro in tasca, tra prestiti e cambiali ho miracolosamente acquistato questo bar con annessi tabacchi e ricevitorie lotto e superenalotto (ora sono anche punto Snai, giusto per attirare ancora di più i ladri). Inizio la mia giornata alle 6 del mattino con l'apertura del bar e la finisco alle 21, sette giorni su sette, nel mio piccolo do lavoro a quattro persone, ma sono cinque anni che sono sul filo del rasoio ed anche quest'anno – a novembre almeno le cambiali finiscono – ho la paura di non arrivare alla fine. Ogni sera quando salgo in casa, metto a letto mia figlia e attacco il mio antifurto, sempre con un certo timore della notte, considerando tutte le spaccate che stanno avvenendo, sempre più spesso negli ultimi anni. Sono sempre stata cosciente del fatto che se fossero venuti a rubare da me e fossero riusciti a portarmi via tra Gratta e vinci e sigarette si fa presto ad arrivare a 20 o 30mila euro, io non sarei più riuscita a rimettermi in piedi e a riaprire perché le banche mi avrebbero fatto saltare.
L'altra notte è successo! Alle 3 siamo stati sbalzati fuori dal letto da due botti. In un primo momento pensavamo fossero tuoni, l'antifurto è partito e subito è arrivato il panico, mia figlia che piangeva e chiedeva cosa stava succedendo, io che non capivo ancora se aspettarmeli su in casa… non riuscivo nemmeno a ricordare il numero d'emergenza, il 112. Poi vedo il mio compagno rientrare velocemente dal terrazzo, dove era uscito per vedere cosa stava succedendo, dicendoci "state dentro, state dentro sono entrati nel bar!". Va in camera, prende il fucile da caccia, torna sul terrazzo, e mentre io sto parlando coi carabinieri al telefono, sento che spara due o tre colpi distanti l’uno dall'altro. Io continuavo a non capire, finché poi, dopo aver fatto scappare i malviventi è rientrato dicendomi "ho fatto una cazzata, gli ho sparato nelle gambe e ne ho presi due". Io e mia figlia quando abbiamo realizzato che li aveva fatti scappare siamo tornate a respirare, mia figlia poi gli è saltata al collo dicendogli "Grazie Titti che ci hai salvate!".
Il mio compagno è la persona più pacifica del mondo e non pensa di vivere nel Far West. Il fatto è che quando ci si trova in certe situazioni è l'istinto che comanda, non c'è tempo di pensare, e se non ci fosse stato lui , io forse non avrei più riaperto la mia attività.
Ora comunque i due malviventi che sono fini in ospedale sono stati denunciati a piede libero perché il Pm ha rifiutato il loro arresto, Noi nel frattempo abbiamo già avuto minacce telefoniche… si perché noi non sappiamo chi sono loro, ma loro sanno bene chi siamo noi.
Allora mi chiedo: come possiamo noi non pensare di doverci difendere da soli?

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